"“Se dissenti sull’immigrazione e l’Islam, esci dal campo delle persone rispettabili con cui è possibile dialogare". L'articolo del giorno è del sociologo francese Philippe d'Iribarne su Le Figaro. “Non c’è un vero dibattito. Celebrano l’apertura incondizionata alla ricchezza del mondo e ritengono che qualsiasi riluttanza nei suoi confronti possa essere solo un segno di xenofobia e razzismo. Vedono l’Islam come una grande religione che deve essere trattata come tale e ritengono che ogni sfiducia nei suoi confronti sia il risultato di impulsi islamofobi”. Chi si oppone a questa visione, “suscita soltanto vergogna e indignazione” ed è accusato di "lusingare gli impulsi populisti". Nelle cosiddette società aperte e democratiche, il corridoio per il dissenso sui temi che contano si sta restringendo sempre di più. È la dittatura soffice del pensiero unico. Ma ci si può sempre occupare di politica, la biada del giornalismo".
Concordo con queste parole.
Quanto mi sta accadendo su Facebook è la dimostrazione di ciò.
Allora, secondo un certo pensiero, islamofilo e pro-immigrazione senza regole, io sarei una persona "non rispettabile"?
Bene, vuole dire che io sono ben lieto di non essere "rispettabile".
Il "politicamente corretto" va contro ciò che è una vera informazione.
Infatti, l'informazione non deve dare messaggi positivi per una certa parte ma deve tutelare il cittadino dagli abusi.
Ringrazio l'amico e socio Morris Sonnino di codesta citazione di Martin Buber:
''La vera battaglia non è tra Ovest ed Est, ovvero, tra capitalismo e comunismo, ma fra educazione e propaganda ''.
L'informazione "politicamente corretta" è (di fatto) propaganda.
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