accussì jittatu ca fu...
ca 'n Florentia si fici guerra...
fora purtatu cum palora 'n arti...
d'Alighieri mastru Danti...
sanza cchhiù casa natia...
accussì in Ravenna murìu...
cum lu pinzeru a l'alma pia.
Italiano:
Con tutti i Bianchi in terra...
così gettato che fu...
che in Firenze si fece guerra...
fuori portato con parola in arte...
d'Alighieri mastro Dante...
senza più casa natia...
così in Ravenna morì...
col pensier all'anima pia.
Questa mia poesia (scritta in maccheronico-siciliano ed in italiano) parla dell'esilio di Dante Alighieri (tra il 21 maggio ed il 21 giugno 1265-notte tra il 13 ed il 14 settembre 1321).
Dante Alighieri morì esule a Ravenna.
Ora, egli fu esiliato da Firenze il 10 marzo 1302.
Questo è il testo della condanna:
Il testo si trova nell'archivio di Stato di Firenze.
Ora, l'esilio di Dante fu causato da una guerra interna a Firenze.
La guerra fu tra i Guelfi Neri e quelli Bianchi.
Infatti, i Guelfi fiorentini furano divisi in Neri e Bianchi.
I primi furano indefessi sostenitori del Papa mentre i secondi furano più aperti ad un dialogo con i Ghibellini.
Ora, Dante fu un guelfo bianco e non vide di buon occhio Papa Bonifacio VIII (Benedetto Caetani, 1230-11 ottobre 1303).
Questi, infatti, parteggiò per i Guelfi Neri.
Nel 1301, il conte Carlo di Valois (12 marzo 1250-16 dicembre 1325) attaccò Firenze, che era sotto il governo dei Guelfi Bianchi.
Il 9 novembre di quell'anno, l'esercito del conte Carlo impose al governo il podestà Cante Gabrielli da Gubbio (1260-1335), il quale faceva parte dei Guelfi Neri.
Dunque, i Bianchi furono condannati.
Dante fu costretto all'esilio.
Prima, andò a Forlì e in Lunigiana, poi andò nel Casentino.
Tra il 1313 ed i 1318, egli soggiornò a Verona, per poi trasferirsi a Ravenna, ove morì.
Insomma, per le sue idee, Dante non poté più tornare in patria.
In fondo, anche oggi, ci sono certi atteggiamenti.
In certe realtà, avere idee diverse rispetto a quelle di coloro che sono al potere può costare molto caro.
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