Ringrazio l'amico e collaboratore Angelo Fazio di questo suo commento all'articolo del sito "Imola Oggi" che è intitolato "Diocesi di Mazara del Vallo: corso per conoscere l’islam":
"Il vescovo di Mazara del Vallo Mons. Giovanni Mogavero sostiene che dobbiamo aprirci al mondo islamico.
Ho conosciuto suo fratello: un diacono, una brava persona.
Però, gli ecclesiastici che dicono queste cose sono irresponsabili.
E’ anche a causa del loro atteggiamento che in giro per l’Occidente proliferano i centri islamici e le moschee che fanno proseliti all’Islam radicale.
Invece di valorizzare i musulmani in quanto persone, facciamo diventare gli imam persone potentissime; praticamente conferiamo loro un potere atomico!
Mi dissocio totalmente dal Monsignore e aggiungo che storicamente è quasi un ossimoro che a dire queste cose sia proprio il vescovo di Mazara. E adesso spiegherò il perché.
Bisognerebbe studiare più a fondo il problema della schiavitù nel mondo islamico, per rendersi conto che questa è una follia.
Per secoli, pirati musulmani hanno compiuto scorribande nel Mediterraneo, rapendo migliaia di persone e riducendole in stato di schiavitù.
Uomini che finivano a compiere lavori umilianti e donne negli harem.
I pirati islamici arrivarono anche a saccheggiare Roma, ed è per questo che vennero costruite le Mura Leonine.
Arrivavano fino alle isole britanniche e persino fino all’Islanda.
Inizialmente attaccavano le coste, ma le popolazioni costiere presero provvedimenti, creando dispositivi di sorveglianza tramite torrette.
Allora, i pirati islamici cambiarono strategia: cominciarono ad abbordare le navi-passeggieri e i mercantili, rapendo interi equipaggi.
In quel periodo, più di un milione di schiavi vennero liberati grazie all’eroismo (e spesso al sacrificio) dei Mercedari e dei Trinitari: i due ordini religiosi prettamente “redentoristi” della Chiesa Cattolica.
Nel XIX secolo la situazione era ancora insostenibile, perciò la Gran Bretagna decise di intervenire energicamente.
Una Squadra Navale della Marina Militare inglese, composta da 18 navi da guerra, comandata dall’Ammiraglio Lord Exmouth, con un’incursione andò a neutralizzare la base dei pirati ad Algeri. Era il 27 agosto del 1816.
A quei tempi, nel nord-Africa esistevano gli stati barbareschi: formalmente controllati dall’Impero Ottomano, ma di fatto autonomi.
Le Unità Navali della Royal Navy erano supportate in questa operazione da alcune navi olandesi.
Il bombardamento di Algeri durò alcune ore e purtroppo anche molti civili vennero coinvolti nei cannoneggiamenti.
Poi, il capo dei pirati si arrese e circa 3000 schiavi europei vennero liberati.
Il problema momentaneamente fu risolto, ma riprese con vigore circa 140 anni dopo.
Infatti, dopo la Seconda Guerra Mondiale, le motovedette libiche, tunisine e di altri paesi nord-africani andavano ad abbordare i pescherecci di Mazara del Vallo, facendo prigionieri gli equipaggi: proprio come accadeva nei secoli passati.
E qui entra nel discorso Mazara; perciò questo aneddoto mi aiuta a dire che non sono d’accordo con Mons. Mogavero.
Il governo italiano a quei tempi pagava dei grossi riscatti per liberare gli equipaggi dei pescherecci mazaresi finiti in ostaggio.
Poi il nostro paese risolse la situazione con appositi accordi con i governi; gli accordi prevedevano che persone nord-africane dovevano essere obbligatoriamente imbarcate nei pescherecci.
Oggi, la schiavitù è molto presente nel mondo islamico: basterebbe osservare Afghanistan, Somalia, Sudan, e chi più ne ha più ne metta.
L’esempio più doloroso è certamente la Mauritania, un paese dove la popolazione bianca-berbera (bidanes) schiavizza quella nera (gli harratine), sempre seguendo il dettato coranico".
Sembra quasi che il buon Angelo mi abbia letto nel pensiero.
Giusto oggi, volevo fare un articolo sui giannizzeri turchi, i soldati di fanteria dell'esercito dell'Impero Ottomano.
Infatti, dovete sapere che i giannizzeri turchi erano giovani cristiani presi a forza dalle loro famiglie.
Si trattava di ragazzini presi presi con l'istituto del "devişirne", ossia della "raccolta".
L'istituto del "devişirne" fu creato nel 1380 dal sultano ottomano Murad I (26 giugno 1326-15 giugno 1389) .
Esso consisteva nel prelevare con la forza i figli maschi più robusti dell'età compresa tra i 12 ed i 16 anni dalle famiglie cristiane, per indurli a convertirsi all'Islam ed educarli in quella religione in modo militaresco, rendendoli più fanatici degli altri islamici.
Questo istituto fu una sorta di "tassa" imposta alle famiglie cristiane greche, albanesi, romene, serbe e persino italiane, croate, ucraine e russe.
Anche questa fu una sorta di schiavitù islamista.
Già la dinastia araba degli Abbasidi (750-1258) faceva una cosa simile.
I Turchi Ottomani usarono questa cosa in modo quasi "industriale".
Formalmente, la conversione all'Islam non era forzata ma di fatto era indotta, per via dei numerosi vantaggi sociali che essa dava.
Infatti, un giannizzero convertito all'Islam poteva scalare i gradini della società e diventare Gran Visir.
Un esempio fu il gran visir Sokollu (1506-11 ottobre 1579).
Nato cristiano ortodosso, con il cognome di Sokolović, egli si fece musulmano ed assunse il nome di Sokollu Mehmet Pascià.
Nel 1565, egli divenne gran visir.
Non parliamo anche di certi schiavi.
Penso, per esempio, a Uluç Alì (1519-21 giugno 1587).
Egli fu un calabrese di Le Castella (frazione di Isola di Capo Rizzuto, in Provincia di Crotone) che fu rapito dai pirati turchi di Khayr al-Din Barbarossa (1478-1546).
Il nome da cristiano fu Giovanni Battista Galeni.
Egli fu messo al remo come schiavo.
Alcuni anni dopo, si convertì all'Islam.
Fece ciò perché fu schiaffeggiato da un marinaio napoletano convertito all'Islam.
Allora Giovanni Dionigi si fece islamico per poterlo uccidere.
Infatti, la legge islamica vietava (con la pena di morte) ad un non musulmano di uccidere un musulmano.
Assunse il nome di Uluç Alì e scalò i gradi della società ottomana, divenendo corsaro ed ammiraglio.
Combatté nella Battaglia di Lepanto (1570-1571).
Morì nel 1587, ricchissimo.
Si creò ad Istanbul (l'antica Costantinopoli) uno spazio denominato "Nuova Calabria", ove accolse molti calabresi che osteggiavano la politica della corona spagnola in patria.
Anche questo ci deve fare riflettere.
Dunque, certi ecclesiastici, come il vescovo di Mazara del Vallo, monsignor Giovanni Mogavero, farebbero bene ad informarsi meglio.
The Liberty Bell of Italy, una voce per chi difende la libertà...dalla politica alla cultura...come i nostri amici americani, i quali ebbero occasione di udire la celebre campana di Philadelphia nel 1776, quando fu letta la celeberrima Dichiarazione di Indipendenza. Questa è una voce per chi crede nei migliori valori della nostra cultura.
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Il peggio della politica continua ad essere presente
Ringrazio un caro amico di questa foto.
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