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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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domenica 13 settembre 2015

Romagnoli mangiapreti, Marchigiani papalini

Cari amici ed amiche,

ora, vi voglio fare un piccolo sunto "politico-culturale" sulla Romagna e le Marche.

Queste due regioni (o meglio,  nel caso della Romagna si deve parlare di sub-regione) ebbero tanta storia in comune ma anche differenze colossali.
Cominciamo a parlare della Romagna.
La Romagna fa parte della regione Emilia-Romagna.
Essa è suddivisa in due sub-regioni, l'Emilia e la Romagna.
Nel senso comune,  con il termine Romagna si intende definire quella parte della succitata regione costituita dalle Province di Ravenna, Forlì e Rimini.
In realtà (come mostra la cartina presa dal sito "Tangabo") non è così.
La vera Romagna parte dalla Provincia di Bologna.
Tutta la parte ad est di Imola è già territorio romagnolo.
Per esempio, il Comune di Dozza fa parte della Romagna, come tutta la parte dell'Appennino bolognese che si trova ad est del valico della Futa.
Fanno parte della Romagna anche alcuni Comuni toscani; Marradi, Palazzuolo sul Senio e Firenzuola, tutti in Provincia di Firenze.
Questi Comuni sono quello che restano della Romagna toscana, un pezzo di Romagna che però dalla fine del XV secolo al 1923 (quando Benito Mussolini spostò il confine a sud) era amministrata dai Medici, coloro che divennero granduchi di Toscana.
Anche il Comune di Badia Tedalda (in Provincia di Arezzo) fa parte della Romagna.
Lo stesso discorso vale per la Repubblica di San Marino ed una larga parte della Provincia di Pesaro-Urbino, nelle Marche.
Ora, il termine "Romagna" deriva dal nome latino "Romania" ed indicava quel territorio che dal 568 AD fu diviso dall'Emilia a causa dell'invasione dei Longobardi.
Oggi, invece, indica un'area in cui si parla un unico dialetto, il romagnolo, che si distingue dall'emiliano per le influenze greco-bizantine.
Mentre l'Emilia venne invasa dai Longobardi, la "Romania", invece, fece parte di un territorio controllato dall'esarca bizantino.
Qui, forse, la cultura bizantina pesò più di quanto non si sarebbe potuto immaginare.
Per esempio, i rapporti tra Bizantini ed il Papato non fu sempre buono.
Pensiamo alle lotte iconoclastiche sotto l'imperatore bizantino Leone III Isaurico (675-741).
Questo influenzò i Romagnoli, che con l'intervento di Papa Stefano II (714/715-757) ed il re franco Pipino il Breve (714-768), si videro entrare nell'orbita dello Stato della Chiesa e vi rimasero per mille anni, fino al 1860, quando la Romagna fu unita al Regno d'Italia.
I Romagnoli non furono un popolo antireligioso (né tuttora lo sono) ma furono un popolo anticlericale (se non antipapale) proprio perché quel retaggio storico con i Bizantini.
Diverso fu il discorso per le vicine Marche.


In epoca romana, esse si chiamavano "Ager Gallicus".
Il nome "Marche" risale al Medio Evo.
Dal 568, anno in cui l'Italia fu invasa dai Longobardi, l'Ager Gallicus si divise in due.
Il nord (con la Provincia di Pesaro-Urbino) fu accorpato alla Romania di cui ho parlato prima.
Il resto, insieme alla parte nord dell'Abruzzo, con le Province di Macerata, Fermo, Ascoli Piceno e Teramo e Pescara, fecero parte della Marca Fermana, che confinava con il Ducato di Spoleto.
Nel 1210 (con l'opera di Papa Innocenzo II) questi territori venne riuniti nella Marca Anconetana, che corrispondeva più o meno alle attuali Marche.
Questo assetto fu confermato dal cardinale Egidio di Albornoz nel 1357.
Il nome della regione deriva da "mark" o "marka", una parola di origine germanica che indicava un confine.
Infatti, quella zona era il confine sud del Sacro Romano Impero.
A differenza della Romagna, nelle Marche non si sviluppò un atteggiamento anticlericale.
Anzi, le Marche furono papaline.
Tra il XI secolo ed il 1532, si creò una Repubblica di Ancona, una repubblica marinara legata ai Cavalieri templari, i quali erano obbedienti solo al Papa.
Inoltre, a Loreto, in Provincia di Ancona, vi è la Basilica della Santa Casa.In quella basilica vi è la casa della Vergine Maria.
Essa fu portata dai Cavalieri Templari.
Dopo la caduta di San Giovanni d'Acri (1291), i musulmani ebbero il dominio sulla Terra Santa ed i cavalieri ebbero l'ultima missione di portare in salvo la Santa Casa.
La casa venne smontata mattone per mattone e portata via da una certa rovina.
Venne portata prima a Tersatto (oggi Trsat) vicino a Fiume (nell'attuale Croazia) poi finì ad Ancona e successivamente venne portata a Loreto, ove ancora oggi si trova.
La leggenda dice che la Santa Casa fosse stata portata a Loreto tramite gli angeli.
La realtà dice che magari gli angeli poterono anche essere "coinvolti" ma per proteggere chi chi portò fisicamente la Santa Casa, ossia i Templari.
Nella Santa Casa furono trovate delle croci rosse di stoffa, con il placet di Papa Celestino V (tra il 1209 ed il 1215-1296).
Le prove furono delle croci rosse di stoffa che vennero rinvenute lì.
Forse, ancora oggi si vedono certe cose
Ancora oggi si vedono i Romagnoli "mangiapreti" (anche questo portò all'attecchimento dell'ideologia di sinistra in quelle terre) ed i Marchigiani "papalini".
Pensiamo anche agli strozzapreti, una celebre pasta romagnoli.
Basti pensare al fatto che nelle Marche la sinistra vinca perché è alleata con i democristiani e che città come Ascoli-Piceno sono di destra.
La storia fa il popolo.
Cordiali saluti.



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Ringrazio l'amico Morris Sonnino di questa immagine presa dalla pagina Facebook di Fratelli d'Italia.