il Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana, monsignor Nunzio Galantino, ha detto:
"La legge arriva fino a un certo punto, ma il discorso morale è un altro".
Con il dovuto rispetto, al monsignore (le cui parole sono riportate sul quotidiano "Avvenire") io risponderei dicendo che noi siamo cattolici e non puritani.
Ergo, che il peccato debba essere condannato è lapalissiano.
Il peccato deve fare schifo.
Ci mancherebbe altro che i peccati non fossero da condannare.
Però, ammesso che il presidente Berlusconi abbia fatto o meno le cose di cui è stato accusato, ricordo che tra peccato e reato c'è una netta distinzione.
Se si dovessero mandare in galera i peccatori, ben pochi resterebbero liberi.
Finirei in galera pure io.
Questo pensiero espresso dal monsignor Galantino sembra più da calvinista che da cattolico.
Va condannato il peccato e non il peccatore, ammesso che il presidente Berlusconi abbia fatto ciò di cui è accusato.
Il peccatore va perdonato.
Il Sangue di Cristo lava il peccato.
Monsignor Galantino ricordi ciò.
La storia parla anche di uomini di chiesa che si macchiarono di peccati simili a quelli di cui il presidente Berlusconi è accusato.
Volete che citi come esempio Papa Alessandro VI, padre di Giovanni, Cesare e Lucrezia Borgia?
Chi è senza peccato scagli la prima pietra.
Cordiali saluti.
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