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venerdì 13 giugno 2014

La Rocchetta Mattei, il frutto dell'eccentricità o una costruzione iniziatica?

Cari amici ed amiche,

nella zona dell'Appennino Bolognese, nel Comune di Grizzana Morandi (in località di Ponte), vi è un edificio molto singolare.
Questo edificio è la Rocchetta Mattei.
Avevo scritto di essa tre anni fa, in un articolo sul vecchio blog "Italia e Mondo", articolo che è stato salvato su questo e che è intitolato "La Rocchetta Mattei, il simbolo di un'era".
La Rocchetta Mattei fu costruita dal conte Cesare Mattei (1809-1896) nel 1850.
Cesare Mattei fu un medico autodidatta, letterato e politico.
Fondò anche la medicina elettromeopatica.
Ad un certo punto, il Mattei comprò a Grizzana Morandi un pezzo di terra che si trovava su un'altura di 470 metri sul livello del mare.
Qui vi erano le rovine di un fortilizio medioevale.
Su queste rovine, egli fece sorgere la sua dimora, la Rocchetta Mattei.
Egli divenne molto noto per quello che fece.
Sembra che egli vi abbia ospitato il re di Baviera Ludovico III von Wittelsbach (1845-1921) e lo zar Alessandro II Romanov (1818-1881).
Per dovere di cronaca, re Ludovico III di Baviera era cugino del più famoso re Ludovico II (1845-1886), quello che fece costruire i fiabeschi castelli di Neuschwanstein e di Hohenschwangau.
Cesare Mattei fu citato anche da Fedor Dostoevskij nel suo libro intitolato "I fratelli Karamazov" (libro che ho avuto il piacere di leggere e posso dire che quell'assassino di Smerdjakov mi ha fatto ribrezzo), questo modo:

"Ma che filosofia e filosofia, quando tutta la parte destra del corpo mi si è paralizzata e io non faccio che gemere e lamentarmi. Ho tentato tutti i rimedi della medicina: sanno fare la diagnosi in maniera eccellente, conoscono la tua malattia come il palmo delle loro mani, ma non sono capaci di curare. Mi è capitato di incontrare un piccolo studente entusiasta: "Se morirete", diceva, "in compenso sarete perfettamente al corrente della malattia per la quale morirete!" E poi, ancora, quel loro modo di spedirti da uno specialista all'altro, come a dire: noi facciamo soltanto la diagnosi, ma se andrete dallo specialista tal dei tali quello vi curerà. Ti dico che non si trovano più, più, i dottori di un tempo che ti curavano da tutte le malattie, adesso ci sono soltanto gli specialisti che si fanno pubblicità a tutto spiano sui giornali. Se ti fa male il naso, vatti a curare a Parigi: lì, dicono, c'è uno specialista europeo che cura il naso. Vai a Parigi, quello ti esamina il naso e ti dice: "Posso curarvi soltanto la narice destra, perché non curo le narici sinistre, non è la mia specialità, ma dopo la mia cura andate a Vienna, lì c'è lo specialista adatto che riuscirà a guarirvi la narice sinistra". Che fai allora? Io sono ricorso ai rimedi popolari, un dottore tedesco mi ha consigliato di cospargermi di miele e sale durante il bagno a vapore. Io ci sono andato solo per farmi un bagno di vapore in più: mi sono impiastricciato tutto e senza alcun beneficio. Disperato, ho scritto al conte Mattei a Milano, che mi ha mandato un libro e delle gocce, che Dio lo benedica.".

Questa citazione da parte di Dostoevskij potrebbe confermare la tesi della visita del
Ora, la cosa curiosa di questo edificio fu (e tuttora è) lo stile.
Lo stile della rocchetta fonde il Medio Evo europeo e quello moresco, con cupole a bulbo di cipolla.
In essa vi sono sculture di gnomi e di animali leggendari, come l'ippogrifo, una creatura mitologica che è un ibrido tra un grifone ed un cavallo.
A questo punto ci sarebbe da chiedersi se questa rocchetta sia stata frutto dell'eccentricità del Mattei o se invece la costruzione di quest'opera possa essere stata dettata da qualcos'altro.
Ebbene, voglio ricordarvi che Cesare Mattei era anche un massone.
Per i massoni, l'Oriente è qualcosa di importante.
Per esempio,  quando un massone muore i suoi "fratelli" dicono: "E' andato all'Oriente eterno".
Forse, per questo la rocchetta ha tanti particolari orientaleggianti.
L'ippogrifo può significare quel "perfezionamento mentale e spirituale di cui parla la massoneria.
Esso fu citato da Ludovico Ariosto (1474-1533) ne "L'Orlando furioso", nell'episodio in cui Astolfo andò sulla Luna a recuperare il senno del suo amico Orlando.
Questa è la Rocchetta Mattei, un mistero tra eccentricità ed esoterismo.
Cordiali saluti.






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Ringrazio l'amico Morris Sonnino di questo screenshot del Corriere della Sera.