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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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giovedì 26 giugno 2014

L'importanza di Monte Sant'Angelo

Cari amici ed amiche,

torno a parlare di Monte Sant'Angelo.
Ne avevo parlato anche nel 2010, sul mio vecchio blog "Italia e Mondo".
L'articolo è stato salvato su questo blog.
Monte Sant'Angelo è legato al santuario di San Michele.
Questo santuario è il più importante luogo di culto dedicato a San Michele e testimonia bel quindici secoli di storia e di fede.
Il luogo di culto è legato a San Michele, che apparve in una grotta del Monte Gargano per quattro volte.
Questa è la storia agiografica:

"Le quattro apparizioni



L'episodio del toro e la prima apparizione dell'Arcangelo

Così narra un'operetta agiografica, datata tra il V e l'VIII secolo, il Liber de apparitione Sancti Michaelis in Monte Gargano (Apparitio):

"Vi era in questa città un uomo molto ricco di nome Gargano che, a seguito delle sue vicende, diede il nome al monte. Mentre i suoi armenti pascolavano qua e là per i fianchi di scosceso monte, avvenne che un toro, che disprezzava la vicinanza degli altri animali ed era solito andarsene da solo, al ritorno dal gregge, non era tornato nella stalla. Il padrone, riunito un gran numero di servi, cercandolo in tutti i luoghi meno accessibili, lo trova, infine, sulla sommità del monte, dinanzi ad una grotta. Mosso dall'ira perché il toro pascolava da solo, prese l'arco, cercò di colpirlo con una freccia avvelenata. Questa ritorta dal soffio del vento, colpì lo stesso che l'aveva lanciata".

Turbato dall'evento, egli si recò dal vescovo che, dopo aver ascoltato il racconto della straordinaria avventura, ordinò tre giorni di preghiere e digiuno. Allo scadere del terzo giorno, al vescovo Maiorano apparve l'Arcangelo Michele che così gli parlò: "Hai fatto bene a chiedere a Dio ciò che era nascosto agli uomini. Un miracolo ha colpito l'uomo con la sua stessa freccia, affinché fosse chiaro che tutto ciò avviene per mia volontà Io sono l'Arcangelo Michele e sto sempre alla presenza di Dio. La caverna è a me sacra. E poiché ho deciso di proteggere sulla terra questo luogo ed i suoi abitanti, ho voluto attestare in tal modo di essere di questo luogo e di tutto ciò che avviene patrono e custode. Là dove si spalanca la roccia possono essere perdonati i peccati degli uomini. Quel che sarà qui chiesto nella preghiera sarà esaudito. Va', perciò, sulla montagna e dedica la grotta al culto cristiano".

Ma, poiché quella montagna misteriosa e quasi inaccessibile era stata luogo di culti pagani, il vescovo esitò prima di decidersi ad obbedire alle parole dell'Arcangelo.



La Battaglia e la seconda apparizione

La seconda apparizione di San Michele, detta "della Vittoria", viene tradizionalmente datata nell'anno 492. Gli studiosi, tuttavia, riferiscono l'episodio alla battaglia tra Bizantini e Longobardi del 662 - 663: i greci attaccarono il Santuario garganico, in difesa del quale accorse Grimoaldo I, duca di Benevento.

" [...] Ed ecco che la stessa notte, che precedeva il giorno della battaglia, apparve in visione al vescovo (Lorenzo Maiorano) san Michele, dice che le preghiere sono state esaudite, promette di essere presente e ammonisce di dare battaglia ai nemici all'ora quarta del giorno». (Apparitio)

La battaglia, accompagnata da terremoti, folgori e saette, si concluse con il successo di Grimoaldo. La vittoria riportata fu descritta come voluta proprio da San Michele: essa sarebbe avvenuta l'8 maggio, divenuto in seguito il dies festus dell'Angelo sul Gargano. Inoltre, sancì ufficialmente il legame tra il culto dell'Angelo e il popolo longobardo.



La Dedicazione e la terza apparizione

La terza apparizione viene denominata anche "episodio della Dedicazione". "Intanto i Sipontini rimanevano in dubbio su cosa fare del luogo e se si dovesse entrare nella chiesa e consacrarla». (Apparitio)

Tuttavia, nell'anno 493, dopo la vittoria, il vescovo Maiorano decise di obbedire al Celeste Protettore e di consacrare al culto la Spelonca in segno di riconoscenza, confortato anche dal parere positivo espresso da papa Gelasio I.

"Ma la notte, l'angelo del Signore, Michele, apparve al vescovo di Siponto in visione e disse: "Non è compito vostro consacrare la Basilica da me costruita. Io che l'ho fondata, io stesso l'ho consacrata. Ma voi entrate e frequentate pure questo luogo, posto sotto la mia protezione"". (Apparitio)

Allora il vescovo Lorenzo, insieme ad altri sette vescovi pugliesi, in processione con il popolo ed il clero Sipontino, si avviò verso il luogo sacro. Durante il cammino si verificò un prodigio: alcune aquile, con le loro ali spiegate, ripararono i vescovi dai raggi del sole. Giunti alla Grotta, vi trovarono eretto un rozzo altare, coperto di un pallio vermiglio e sormontato da una Croce. Inoltre, come racconta la leggenda, nella roccia trovarono impressa l'orma del piede di San Michele.

Il santo Vescovo Maiorano vi offrì con immensa gioia il primo Divin Sacramento. Era il 29 settembre. La Grotta stessa, come unico luogo non consacrato da mani d'uomo, ha ricevuto nei secoli il titolo di "Celeste Basilica".



La quarta apparizione

Era l’anno 1656 ed in tutta l’Italia meridionale infi eriva una terribile pestilenza. L’Arcivescovo Alfonso Puccinelli, non trovando alcun ostacolo umano da contrapporre all’avanzata dell’epidemia, si rivolse all’Arcangelo Michele con preghiere e digiuni. Il Pastore pensò addirittura di forzare la volontà divina lasciando nelle mani della statua di San Michele una supplica scritta a nome di tutta la Città. Ed ecco, sul far dell’alba del 22 Settembre, mentre pregava in una stanza del palazzo vescovile di Monte Sant’Angelo, sentì come un terremoto e poi San Michele gli apparve in uno splendore abbagliante e gli ordinò di benedire i sassi della sua grotta scolpendo su di essi il segno della croce e le lettere M.A. (Michele Arcangelo). Chiunque avesse devotamente tenuto con sé quelle pietre sarebbe stato immune dalla peste. Il vescovo fece come gli era stato detto. Ben presto non solo la Città fu liberata dalla peste, secondo la promessa dell’Arcangelo, ma tutti coloro che tali pietre richiedevano, dovunque si trovassero.

A perpetuo ricordo del prodigio e per eterna gratitudine, l’Arcivescovo fece innalzare un monumento a S. Michele nella piazza della Città, dove ancora oggi si trova, di fronte al balcone di quella stanza nella quale si vuole che avvenne l’apparizione, con la seguente iscrizione in latino: Al Principe degli Angeli Vincitore della Peste Patrono e Custode monumento di eterna gratitudine Alfonso Puccinelli 1656.
".

Questo santuario, secondo la leggenda agiografico, fu consacrato direttamente da San Michele.
Ora, questo santuario è importante non solo per la tradizione che esso racchiude ma anche per il fatto che esso si trovi a ridosso della Via Francisca (o Francigena) una via che univa (e che tuttora unisce) l'Inghilterra a Roma e Roma Gerusalemme.
Infatti, i pellegrini che partivano dall'Inghilterra e dal resto dell'Europa arrivavano a Bari (che era già luogo di pellegrinaggio, per via della presenza di San Nicola di Myra) e da lì si imbarcavano per Gerusalemme ed i luoghi santi.
Idealmente, Sembra che San Michele abbia creato una sua via per la Città Santa.
Basti pensare alla disposizione dei luoghi ad egli dedicati, come Monte Sant'Angelo, la Sacra di San Michele (in Val di Susa), Mont Saint Michel (in Francia), Mount Saint Michael ed Helston (in Inghilterra) e Skelling Michael (in Irlanda).
Andando verso la direzione opposta, sud-est, vi è in Grecia il monastero di San Michele a Panormitis, nell'Isola di Symis.
Inoltre, Monte Sant'Angelo è legato anche a Costantinopoli.
I Normanni chiamavano Costantinopoli "Michaelgard", sia perché molti imperatori bizantini si chiamavano Michele e sia per la devozione a San Michele.
Nell'Impero Romano d'Oriente la devozione a San Michele era davvero forte.
Addirittura, a Costantinopoli, San Michele era considerato l'archistratega dell'esercito celeste che proteggeva i Bizantini e Patrono delle sorgenti curative.
Questa "Linea sacra" è oggi anche una "Linea ecumenica" essa unisce gli anglicani ed i metodisti in Inghilterra, gli ortodossi della Grecia e dell'Oriente e noi cattolici.
In fondo, il termine "diavolo" deriva dal greco e significa "diaballein", ossia "colui che divide".
San Michele (il cui nome significa "colui che è come Dio") combatte colui che divide, anche la divisione stessa tra cristiani.
Anche il fatto che San Pio di Pietrelcina abbia il santuario vicino a Monte Sant'Angelo, sul Monte Gargano,  la dice lunga.
Gli esorcisti riportano che durante gli esorcismi gli indemoniati inveiscono contro San Pio da Pietrelcina, un santo che ha tolto molte persone dalle grinfie del demonio, che per l'appunto parla attraverso le persone possedute.
San Pio combatté contro il demonio.
Quindi, quando andate a San Giovanni Rotondo, fate anche una visitina a Monte Sant'Angelo.
Non vi farebbe male.
Cordiali saluti.







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Ringrazio l'amico Morris Sonnino di questo screemshot de "Il Corriere della Sera".