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lunedì 16 aprile 2012

CASO GUNTER GRASS, DUE PAROLE

Cari amici ed amiche.

Leggete questo articolo de "Il cannocchiale" che è intitolato "Su Günter Grass, l'antisemitismo e il paganesimo che ispirò il nazismo".
Esso recita:

"Molto si è detto e scritto - anche in questo giornale - a proposito della recente uscita anti-israeliana di Günter Grass, lo scrittore e poeta tedesco Premio Nobel per la letteratura nel 1999. Si tratta di una delle tante critiche alla politica dello Stato di Israele, oppure di una vera manifestazione di antisemitismo? Le opinioni al riguardo divergono. Se è corretta la prima ipotesi lo scandalo non sarebbe poi così grave, dal momento che Israele in molti ambienti gode di cattiva stampa. Una critica in più, anche se espressa da un intellettuale di fama mondiale, non cambia il quadro in modo significativo.
Nel caso invece fosse vera la seconda ipotesi, come ritengono le autorità israeliane che hanno subito dichiarato Grass "persona non gradita", il caso acquista ben altre dimensioni. Diciamo allora che i sospetti non sono del tutto ingiustificati. E' noto che Grass ha ammesso molto tardi, nel 2006, di essersi arruolato all'età di 17 anni nelle Waffen SS e di aver combattutto negli ultimi due anni del secondo conflitto mondiale in una divisione corazzata del corpo di élite dell'esercito nazista. Tralasciando le ovvie dichiarazioni di pentimento, è opportuno notare che l'indottrinamento cui le SS venivano sottoposte era realmente completo e tale da lasciare il segno per tutta la vita. Un segno magari inconscio e seppellito nel profondo della mente, ma sempre incline a riaffiorare in momenti particolari.
In realtà, come notò George L. Mosse nella sua celebre opera "Le origini culturali del Terzo Reich", il nazismo affonda le sua radici in una cultura popolare già fiorente in Germania nell'800. In tale cultura il "popolo" (Volk) rappresentava il veicolo di una forza vitale che s'irradiava dal cosmo. L'animo umano era in grado di porsi in rapporto con la natura, poiché anche questa era dotata di un'anima, e ogni individuo poteva istituire con la natura un'intima corrispondenza condivisa con tutto il suo "Volk". Quest'ultimo, però, non aveva dimensioni universali, essendo limitato a una particolare entità nazionale.
Ne consegue, pertanto, che a conferirgli il suo carattere e le sue potenzialità non erano "tutte" le manifestazioni naturali, bensì soltanto quelle regionali. La natura veniva definita in termini di paesaggio, cioé quei tratti dell'ambiente circostante peculiari e familiari ai membri di un popolo ed estranei a tutti gli altri. Non nell'ambito della città, ma nel paesaggio, nella campagna indigena, gli esseri umani erano destinati a fondersi e a radicarsi nella natura e nel "Volk". Ma non è tutto. Soltanto mediante questo processo, che aveva luogo nell'ambiente natio, ognuno era in grado di esprimere se stesso e di trovare la propria individualità.
Notiamo dunque l'identificazione di un popolo, e di un individuo in quanto parte di esso, con un ben preciso territorio. Ogni territorio, a sua volta, diventa un "unicum", dotato di una sua ben precisa anima. Il paesaggio, i fiumi, le montagne di un certo contesto territoriale danno forma all'anima dell'individuo e del popolo, in un inestricabile legame di terra e di sangue. Chi non ne fa parte, chi non è inserito sin dalla nascita in quel paesaggio, non può partecipare all'afflato che da esso emana. Il legame tra terra e sangue costituisce un legame indissolubile, cui gli estranei, gli "stranieri", non possono partecipare. Dal momento che l'elemento essenziale è il legame dell'animo umano con il suo ambiente naturale, con la "essenza" della natura, le verità fondamentali erano ritenute reperibili al di là delle apparenze. L'anima di un "Volk" è determinata dal paesaggio natio.
E gli ebrei? Anche donne e uomini ebrei nascono in un ben preciso contesto territoriale. Anch'essi crescono tra le stesse montagne e gli stessi fiumi. Anch'essi - verrebbe spontaneo pensare - partecipano allo spirito del luogo. Eppure no, secondo questo modo di vedere il mondo e di concepire i rapporti tra individuo e ambiente circostante, gli ebrei sono irrimediabilmente "diversi". Essi, da gente del deserto, sono superficiali, aridi, "secchi", incapaci di profondità e del tutto mancanti di creatività. Proprio a causa della nudità del paesaggio desertico, gli ebrei sarebbero quindi un popolo spiritualmente arido, in netta antitesi con i tedeschi i quali, figli delle cupe foreste ammantate di nebbie, sono invece profondi e misteriosi. Aspirano al sole e sono creature della luce.
Tutti sappiamo che si tratta di speculazioni teoriche senza fondamento. Tuttavia sono proprio queste speculazioni ad aver fornito il sostrato culturale della situazione che poi condusse all'Olocausto. Naturalmente l'antisemitismo ha radici assai più antiche. C'è per esempio l'accusa di stampo economico, usura e poi monopolizzazione delle risorse finanziarie. Ma i ghetti, perfino i pogrom nella Russia zarista e nell'Europa orientale, non sono paragonabili all'Olocausto.
Il fatto che Günter Grass, in una delle sue repliche, abbia poi equiparato Israele alla DDR (l'ex Germania comunista), paragonando per di più la Shoah al trattamento dei prigionieri di guerra tedeschi nell'Unione Sovietica, aumenta i sospetti di cui prima dicevo. Il nazismo è stato il più serio tentativo di reintrodurre il paganesimo in Europa. L'antisemitismo è senza dubbio una delle sue componenti principali, ma è errato ridurlo a questo. L'esaltazione di una natura divinizzata e dello "spirito dei luoghi" ha giocato un ruolo molto rilevante. Di qui la tendenza a vedere i non tedeschi come "altri" da eliminare.
Come escludere che il giovane Grass, quando vestiva la divisa delle SS, sia rimasto come tanti altri marchiato a fuoco da questo neopaganesimo che non attribuiva valore alcuno alla vita delle cosiddette razze inferiori? Il Male riaffiora spesso nei momenti più impensati.
".

Come ho già detto tante volte, l'antisemitismo è mascherato da "critica verso la politica israeliana".
In realtà, continuo a porre la solita domanda:

Se a fare quello che fecero i fondatori dello Stato di Israele fosse stato un popolo non di religione ebraica, ci sarebbe stata la stessa reazione?

Io penso che non ci sarebbe stata la stessa reazione.
Israele è un Paese democratico e pacifico, una Paese in cui anche chi non è ebreo può stare in pace, come in tutte gli altri Paesi.
Purtroppo, c'è chi si straccia le vesti e magari si mette a piangere quando vede le immagini degli ebrei rinchiusi ad Auschwitz mentre si arrabbia ed inveisce contro l'ebreo che difende la propria casa.
Se questa non è ipocrisia, io sono il re d'Inghilterra.
Gunter Grass ha non ha fatto un'uscita contro la politica israeliana ma contro lo Stato di Israele e contro gli ebrei.
Equiparare Israele all'Iran o alla DDR (l'ex Germania dell'Est, comunista) è gravissimo.
Israele è uno Stato che rispetta tutti.
L'Iran non fa questo, come non lo faceva la DDR.
E poi, definire gli ebrei come aridi spiritualmente è vergognoso.
Gli ebrei non sono spiritualmente aridi, tenendo conto del fatto che furono loro a conoscere per primi quel Dio che oggi conosciamo anche noi.
Anzi, essi codificarono la Bibbia durante il periodo di Nabucodonosor (605-562 BC) proprio per ricchezza spirituale e per amore della propria fede e della propria identità.
Forse, loro avrebbero qualcosa da insegnare a questa nostra Europa scristianizzata ed arida spiritualmente, un'Europa simile a quella in cui si formarono il comunismo ed il nazismo.
Cordiali saluti.


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