Cari amici ed amiche.
Su Facebook, l'amico Andrea Casiere mi ha fatto avere questo testo di Alexis de Tocqueville:
" Fra le tenebre dell’avvenire tre verità si possono già scorgere limpidamente. La prima, che tutti gli uomini dei nostri tempi sono trascinati da una forza sconosciuta che si può sperare di regolare o di rallentare, ma non di vincere, e che a volte li spinge dolcemente, a volte li precipita, verso la distruzione dell’aristocrazia; la seconda, che, fra tutte le società del mondo, quelle che stenteranno sempre più delle altre a sfuggire un governo assoluto saranno proprio le società in cui l’aristocrazia non è più e non può più esistere; la terza, infine, che in nessun luogo il dispotismo produrrà effetti tanto dannosi quanto in tali società; perché più di ogni altro sistema di governo favorisce lo sviluppo di tutti i vizi ai quali queste società sono particolarmente soggette e le spinge da quel lato verso il quale, seguendo una naturale inclinazione, tendevano già.
Gli uomini, non più uniti da vincoli di casta, di classe, di corporazione, di famiglia, sono già troppo inclini a preoccuparsi solo dei loro interessi particolari, portati sempre a non considerare che se stessi e a chiudersi in un angusto individualismo in cui ogni virtù pubblica è soffocata. Il dispotismo, invece di lottare contro questa tendenza, la rende irresistibile perché toglie ai cittadini ogni passione comune, ogni mutuo bisogno, ogni necessità di capirsi, ogni occasione di agire insieme; li mura, per così dire, nella vita privata. Essi tendevano già ad appartarsi, esso li isola; erano già freddi gli uni per gli altri, esso li gela del tutto.
In queste società, dove nulla è stabile, ciascuno è continuamente assillato dal timore di scendere e dalla smania di salire; e poiché il denaro, come è divenuto il segno principale che classifica e distingue gli uomini così ha anche acquistato una mobilità straordinaria passando da una mano all’altra continuamente, trasformando la condizione degli individui, abbassando o elevando le famiglie, non v’è quasi nessuno che non sia costretto ad uno sforzo disperato e continuo per conservarlo o per acquistarlo. Il desiderio di arricchirsi ad ogni costo, la passione degli affari, l’avidità di guadagno, la ricerca del benessere e dei godimenti materiali sono pertanto, in questa società le passioni più comuni. Si diffondono facilmente in tutte le classi, penetrano fino a quelle che erano state fino allora più estranee ad esse, e arriveranno ben presto a indebolire e degradare la nazione intera se niente le fermerà. Ora, il dispotismo, per la sua essenza medesima, le diffonde e le favorisce. Queste passioni debilitanti lo aiutano; distolgono e occupano l’immaginazione degli uomini lontano dalla cosa pubblica e li fanno tremare alla sola idea delle rivoluzioni.
Soltanto il dispotismo può fornire loro l’ombra e il segreto che danno agio alla cupidigia di assicurarsi guadagni disonesti sfidando il disonore. Senza di esso, sarebbero state forti; con esso, dominano.
Solo la libertà, al contrario, può combattere in questo genere di società i loro vizi naturali e trattenerli sul pendio per cui scivolano. Essa sola, infatti, può trarre i cittadini dall’isolamento nel quale la stessa indipendenza della loro situazione li fa vivere, per costringerli a riaccostarsi fra loro, e li scalda e li unisce ogni giorno con la necessità di capirsi, di persuadersi e favorirsi scambievolmente nella pratica degli affari comuni. Essa solo è capace di strapparli al culto del denaro, ai piccoli pettegolezzi giornalieri dei loro interessi per far loro scorgere e sentire ogni istante la patria al disopra di loro e al loro fianco. Essa sola sostituisce di tanto in tanto all’amore del benessere passioni più energiche e più alte, offre all’ambizione scopi superiori all’acquisto delle ricchezze e crea la luce che permette di vedere e giudicare i vizi e le virtù degli uomini.
Le società democratiche che non sono libere possono essere ricche, raffinate, ornate, magnifiche, anche potenti grazie al peso della loro massa omogenea; vi si possono incontrare virtù private, buoni padri di famiglia, onesti commercianti e proprietari stimabilissimi; vi si vedranno anche dei buoni cristiani, perché la loro patria non è di questo mondo e la loro religione si gloria di crearli anche in mezzo ai costumi più corrotti e sotto i peggiori governi: l’impero romano, nell’estrema decadenza, ne era pieno; ma in tali società non si vedranno mai, oso dirlo, grandi cittadini e men che meno un grande popolo, e io non temo di affermare che il livello comune dei cuori e degli spiriti si abbasserà sempre finché eguaglianza e dispotismo vi saranno uniti.".
Leggendo il libro di Plinio Correa de Oliveira "Rivoluzione e Controrivoluzione" , ho fatto alcune riflessioni.
Il processo che portò alla Rivoluzione francese non fu improvviso.
Esso maturò secoli prima, con il declino del Papato e dell'Impero nel XIV secolo, il Rinascimento, la Riforma protestante, i regalismi, l'Illuminismo e la Rivoluzione francese.
Nel XIV secolo ci fu sia declino del Papato, a causa della Cattività avignonese (1309-1377) e dello Scisma d'Occidente (1377-1417), che quello dell'Impero, con la "Bolla d'Oro" del 1356.
Ora, pur nel loro rapporto conflittuale, Papato ed Impero non poterono prescindere l'uno dall'altro.
Infatti, senza l'imperatore, il Papa non poteva esercitare il suo magistero.
Senza il Papa, l'imperatore non aveva alcun potere.
Con il loro declino e l'affermazione delle monarchie nazionali (Francia, Inghilterra e Spagna) ci fu uno sconvolgimento della condizione geopolitica dell'Europa e dell'assetto religioso.
I re puntavano a controllare i loro Stati e frammentarono di fatto l'Europa che fu tenuta insieme dalla cristianità.
Anche la Chiesa ebbe dei problemi.
Infatti, i re puntarono a controllare le Chiese nei loro Paesi mentre il Papa non ebbe più la forza di tenere sotto controllo il tutto, tanto fu che nel 1459 egli non riuscì a fare la crociata per scacciare i Turchi da Costantinopoli, dopo che questi sei anni prima ebbero conquistato la città.
Una minore forza della Chiesa fece sì che si diffondessero le idee rinascimentali.
Alcune di queste avevano ancora uno stampo cristiano.
Altre, invece, puntarono a scardinare la logica cristiana sostituendola con una neopagana.
Fu il caso , ad esempio, dello studioso bizantino Giorgio Gemisto Pletone (1355-1452).
Questi, ad esempio, propose di "superare" il monoteismo della fede abramitica con il ritorno all'ellenismo.
Egli scrisse questa "preghiera" ad Apollo:
"Apollo re,
tu che regoli e governi tutte le cose nella loro identità,
tu che unifichi tutti gli esseri,
tu che armonizzi questo vasto universo così vario e molteplice,
o Sole, Signore del nostro cielo,
sii a noi propizio.".
Da qui allo stravolgimento causato dalla Riforma protestante il passo fu breve.
Iniziò, infatti, a generarsi una sorta di "anarchia cristiana", l'idea di "Cristo sì, Chiesa no".
Questa anarchia si concretò nel 1517, quando Martin Luther affisse le 95 tesi sulla chiesa del castello di Wittemberg.
I re ed i principi trovarono il pretesto per controllare le Chiese locali ed i loro beni e molti di loro adottarono il protestantesimo.
Nacquero gli assolutismi.
Il Papa fu preso in mezzo.
Infatti, egli dovette sempre più sottostare alle logiche politiche dei re rimasti cattolici, per non perdere la loro obbedienza.
Nacquero i regalismi.
Il neopaganesimo e la distruzione dell'assetto ecclesiastico e politico generarono l'idea che si potesse fare a meno anche di Cristo, l'"idea di Dio sì, Cristo no".
Il Dio cristiano si eclissò dietro la denominazione di "Essere Supremo" o di "Grande Architetto dell'Universo".
Nacque il deismo del secolo XIX che fu il pilastro frondante dell'Illuminismo.
Esso partì dall'Inghilterra, ove nel 1649 venne compiuto il primo regicidio rivoluzionario (il martirio di San Carlo I Stuart), con le idee di filosofi come John Locke, John Toland ed Anthony Collins.
Questi proposero un Cristianesimo trasformato in una religione naturale.
Queste idee si diffusero in Europa e si trasformarono nel deismo seguito da Voltaire (1674-1778), le cui teorie furono caustiche verso il Cristianesimo e la Chiesa cattolica.
Questo fu l'ultimo passo verso il baratro della Rivoluzione francese del 1789.
Qui ci fu uno sconvolgimento che portò alla morte del re e alla sostituzione della Chiesa con lo Stato.
All'inizio, la rivoluzione si mostrò tollerante verso la Chiesa ma quando questa iniziò a resistere, ecco che ci fu la persecuzione.
Quello che accadde nella Rivoluzione francese aprì la strada verso le due concezioni che funestarono il XX secolo, l'"idea del Dio che non esiste" e quella del "Dio che è morto".
Secondo queste due concezioni, l'uomo non aveva bisogno di Dio e diventava, a sua volta, la divinità di sé stesso.
Da queste due idee nacquero i mostri come il comunismo ed il nazismo.
Cordiali saluti.
The Liberty Bell of Italy, una voce per chi difende la libertà...dalla politica alla cultura...come i nostri amici americani, i quali ebbero occasione di udire la celebre campana di Philadelphia nel 1776, quando fu letta la celeberrima Dichiarazione di Indipendenza. Questa è una voce per chi crede nei migliori valori della nostra cultura.
Il mio libro
Il mio libro
Il mio libro
Il mio libro
Il mio libro
Il mio libro
Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino
Il mio libro
Il mio libro
Il mio libro
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Translate
Il peggio della politica continua ad essere presente
Ringrazio un caro amico di questa foto.
Nessun commento:
Posta un commento