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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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mercoledì 25 aprile 2012

La proclamazione della verità. Dal trattato «Contro le eresie» di sant’Ireneo, vescovo

Cari amici ed amiche.

Su Facebook, l'amico Giovanni Covino (SEFT)  ha messo questo nota presa da un testo di Sant'Ireneo:

"La Chiesa, sparsa in tutto il mondo, fino agli ultimi confini della terra, ricevette dagli apostoli e dai loro discepoli la fede nell’unico Dio, Padre onnipotente, che fece il cielo, la terra e il mare e tutto ciò che in essi è contenuto (cfr. At 4, 24). La Chiesa accolse la fede nell’unico Gesù Cristo, Figlio di Dio, incarnatosi per la nostra salvezza. Credette nello Spirito Santo che per mezzo dei profeti manifestò il disegno divino di salvezza: e cioè la venuta di Cristo, nostro Signore, la sua nascita dalla Vergine, la sua passione e la risurrezione dai morti, la sua ascensione corporea al cielo e la sua venuta finale con la gloria del Padre. Allora verrà per «ricapitolare tutte le cose» (Ef 1, 10) e risuscitare ogni uomo, perché dinanzi a Gesù Cristo, nostro Signore e Dio e Salvatore e Re secondo il beneplacito del Padre invisibile, «ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua lo proclami» (Fil 2, 10) ed egli pronunzi su tutti il suo giudizio insindacabile.Avendo ricevuto, come dissi, tale messaggio e tale fede, la Chiesa li custodisce con estrema cura, tutta compatta come abitasse in un’unica casa, benché ovunque disseminata. Vi aderisce unanimemente quasi avesse una sola anima e un solo cuore. Li proclama, li insegna e li trasmette all’unisono, come possedesse un’unica bocca. Benché infatti nel mondo diverse siano le lingue, unica e identica è la forza della tradizione. Per cui le chiese fondate in Germania non credono o trasmettono una dottrina diversa da quelle che si trovano in Spagna o nelle terre dei Celti o in Oriente o in Egitto o in Libia o al centro del mondo. Come il sole, creatura di Dio, è unico in tutto l’universo, così la predicazione della verità brilla ovunque e illumina tutti gli uomini che vogliono giungere alla conoscenza della verità. E così tra coloro che presiedono le chiese nessuno annunzia una dottrina diversa da questa, perché nessuno è al di sopra del suo maestro.Si tratti di un grande oratore o di un misero parlatore, tutti insegnano la medesima verità. Nessuno sminuisce il contenuto della tradizione. Unica e identica è la fede. Perciò né il facondo può arricchirla, né il balbuziente impoverirla.".

Con l'espansione del Cristianesimo, che abbandonò l'ambiente giudaico e divenne una religione autonoma, ci fu una sua inculturazione da parte delle popolazioni con ci esso venne a contatto.
Questo comportò anche dei rischi?
Sì, ciò comportò anche dei problemi e questi problemi furono le eresie.
Nacquero delle eresie, come (ad esempio) i nicolaiti, il marcionismo, l'arianesimo, l'adozionismo, il paulicianesimo o i tondrachiani.
Il marcionismo fu ripreso anche dai nazisti, per distruggere il Cristianesimo e la Chiesa.
Queste eresie non furono tali per i riti.
I riti possono essere diversi 
Queste eresie furono tali perché intaccarono tutti gli aspetti più profondi della dottrina, mettendo in discussione i dogmi fondamentali, come la divinità di Gesù Cristo, il fatto che egli fosse morto e risorto, il suo essere stato ebreo o altri aspetti sensibili della fede.
Ancora oggi ci sono delle eresie e sono rappresentate da quelle idee che, ad esempio, tendono a fare apparire Gesù come un personaggio politico, svilendone, ad esempio, la sua divinità e quindi il suo essere al di sopra della politica.
Queste sono eresie molto sottili perché si annidano anche entro le mura della Chiesa, purtroppo.
Allora, noi fedeli dovremmo cercare di conoscere meglio ciò in cui noi crediamo.
Cordiali saluti.

PS. Oggi è la ricorrenza di San Marco e l'amico Giovanni Covino mi ha lasciato anche il ritratto agiografico di questo grande apostolo:



Ebreo di origine, nacque probabilmente fuori della Palestina, da famiglia benestante. San Pietro, che lo chiama «figlio mio», lo ebbe certamente con sè nei viaggi missionari in Oriente e a Roma, dove avrebbe scritto il Vangelo. Oltre alla familiarità con san Pietro, Marco può vantare una lunga comunità di vita con l'apostolo Paolo, che incontrò nel 44, quando Paolo e Barnaba portarono a Gerusalemme la colletta della comunità di Antiochia. Al ritorno, Barnaba portò con sè il giovane nipote Marco, che più tardi si troverà al fianco di san Paolo a Roma. Nel 66 san Paolo ci dà l'ultima informazione su Marco, scrivendo dalla prigione romana a Timoteo: «Porta con te Marco. Posso bene aver bisogno dei suoi servizi». L'evangelista probabilmente morì nel 68.

Martirologio Romano: Festa di san Marco, Evangelista, che a Gerusalemme dapprima accompagnò san Paolo nel suo apostolato, poi seguì i passi di san Pietro, che lo chiamò figlio; si tramanda che a Roma abbia raccolto nel Vangelo da lui scritto le catechesi dell’Apostolo e che abbia fondato la Chiesa di Alessandria.



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Ringrazio un caro amico di questa foto.