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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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giovedì 19 aprile 2012

RICORDIAMO LA SHOAH

Cari amici ed amiche.

Leggete questo articolo del sito "Informazione Corretta" che è intitolato "Invitiamo i lettori a guardare il video sulla Home Page di IC o cliccando sul link sottostante":


"http://www.youtube.com/watch?v=FI5aV2h7Nkg&feature=player_embedded
Oggi in Israele è Yom haShoà, il giorno della Shoà. Il paese si ferma, anche fisicamente quando dappertutto suona la sirena d'allarme che segna il momento del lutto collettivo. Le famiglie ricordano i loro congiunti scomparsi, tutto Israele, che in fondo è anche fisicamente in buona parte una grande famiglia in cui tutti si sentono alla lontana parenti di tutti gli altri, fa lo stesso. La data è variabile nel calendario occidentale, perché è sistemata strategicamente in quello ebraico, a metà strada fra Pesach, l'antichissima festa che ricorda la liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù egiziana e ancora più fondamentalmente la sua stessa costituzione come nazione, è Yom Hazmaut, il giorno dell'indipendenza, che celebra la fondazione del moderno stato di Israele, preceduto a sua volta da Iom Hazicharon, il giorno del ricordo, in cui si commemorano i caduti in guerra e per terrorismo del giovane stato. Quest'anno le ricorrenze saranno il 24 e 25 aprile. Si tratta di una collocazione che deve far pensare, è stata decisa per questo. La Shoà fa parte della terribile serie storiche delle persecuzioni antisemite, di cui quella del faraone è stata il prototipo. Lo stato di Israele non è certo il risultato né il compenso per il genocidio nazifascista; ma è il solo bastione che ne impedisce la ripetizione. Per questo la furia degli antisemiti si rivolge oggi contro di esso.

Quando in Israele si celebra Yom haShoà, ad Auschwitz, da diciott'anni, si svolge la “marcia dei vivi”, la rievocazione del genocidio nel luogo in cui esso fu più atrocemente di massa e industrialmente organizzato. Ma una rievocazione che non vuol essere semplicemente lutto, ma in qualche modo anche il suo contrario, una celebrazione della vita, della sua vittoria contro la morte. Negli ultimi giorni del nazismo, quando le fabbriche dello sterminio non erano più in grado di funzionare perché prive di combustibile e di trasporti, le SS obbligarono i detenuti di molti lager a partire in terribili e insensate “marce della morte”, percorsi forzati di decine di chilometri al giorno per detenuti seminudi e macilenti, con lo scopo preciso di ucciderli tutti. E' per contrasto con quest'ultima tortura, che la manifestazione si chiama “marcia dei vivi”. Vive il popolo ebraico, am Israel hai, come si dice in ebraico, vivono perciò anche le vittime del nazismo, le cui sofferenze sono imperdonabili e incancellabili, ma possono essere inserite oggi nella vita storica del loro popolo e trovarvi se non un senso, una solidarietà collettiva. Vive Israele, che impegna le sue forze e il suo ingegno a evitare che il lavoro dei volonterosi carnefici europei sia portato avanti dai loro continuatori islamici. Vive la memoria dei sei milioni che sono stati trucidati. Vive la speranza di un mondo in cui spariranno i pretesti per i genocidi e per tutte le attività che li preparano e li giustificano (le delegittimazioni, le demonizzazioni, i boicottaggi, l'esaltazione dei boia). Vivono ancora alcuni testimoni, alcuni ex deportati, i loro discendenti, ad ammonirci sugli esiti dell'antisemitismo. Vive il popolo ebraico, am Israel hai, alla faccia di chi l'ha voluto e lo vuole ancora eliminare. Ha preso il suo destino nelle sue mani ed è ben deciso a difenderlo.
http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90
".

Io sono vicino a tutti gli amici di Israele, agli amici ebrei e a tutti coloro che soffrirono a causa della Shoah, come i disabili.
I regimi come nazismo, comunismo e tutti i totalitarismi furono (e, ove essi sono ancora presenti) la negazione di Dio.
Tutto ciò che nega Dio porta la morte.
Il nazismo portò la morte.
Fece morire più di 6.000.000.000 di persone, tra ebrei, politici, zingari, omosessuali, disabili, asociali, preti ed altri.
Un crimine del genere non dovrà più ripetersi.
Eppure, proprio gli ebrei e questa tristissima vicenda ci hanno insegnato e, ancora oggi, ci insegnano molto.
Ci hanno insegnato (e ci insegnano) a non avere paura di portare avanti ciò in cui si crede e che si debbono rispettare le idee degli altri, anche quando esse non sono condivise
Forse, io credo che da questo grande male si debba fare nascere un bene più grande.
Dobbiamo renderci conto del fatto che siamo uomini e del fatto che nessuno sia onnipotente.
Quando l'uomo dimentica ciò, il male prevale.
Cordiali saluti e shalom.





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Ringrazio l'amico Morris Sonnino di questo screemshot de "Il Corriere della Sera".