Ieri. un articolo intitolato "Chi era veramente Gesù?" è stato commentato su Facebook.
Voglio focalizzare la mia attenzione (e spero anche la vostra) su due commenti.
Il primo è dell'amico Angelo Fazio e recita:
"Fermo restando, che lo scritto è degno di essere letto, (in quanto ci da la possibilità di confrontarci con opinioni eterodosse relative a Cristo e, quindi di prendere visione di idee che le persone di estrazione laica diffondono sulla vita del Divino Redentore, allo scopo di smontarne la sua sostanza divina, al fine di prendere delle contromisure verso esse), io credo che il suo autore ecceda molto nel sincretismo religioso inesistente fra la cultura pagana e quella cristiana e in un relativismo esasperato.E' vero che la cristianità è stata in grado di accorpare a sé usi e costumi che erano antecedenti alla Rivelazione (mi viene in mente il Cristianesimo celtico di San Patrizio, in Irlanda), tuttavia, tali tradizioni non sono state prese per buone in toto, bensì rilette sotto la luce della Redenzione.
I santi non-storici (San Giorgio che combatte contro il drago, per esempio), hanno comunque un significato teologale alto (indicare la lotta contro il drago, come quella contro il peccato). Dunque, non credo che si sia trattato di “furto” di tradizioni pagane, bensì di consolidamento, sotto una nuova e ben più dignitosa luce di ciò che l'uomo aveva partorito nei secoli addietro.
Non mi trova d'accordo l'autore dell'articolo, che sostiene di uno spostamento dall'enfasi sugli insegnamenti del Cristo, a quella della sua persona: ovvio che Cristo ha suscitato ammirazione, anche da persone non cristiane o, addirittura, atee, ma al centro del discorso su di Lui, vi sono indubbiamente, i suoi insegnamenti (mi viene in mente “Si chiamava Gesù”, la canzone di Fabrizio De Andrè).
L'accostamento di Cristo e Maria a personaggi più o meno leggendari della tradizione greca, sono della forzature notevoli e poco credibili: a mio parere, delle vere e proprie caricature.
Anche perché, se si è cattolici, si è anche coerenti con il fatto che, ciò che è narrato nei Vangeli (o, gli insegnamenti da Essi contenuti) non è teoria, bensì è suffragato da un'autorevole storicità, ma anche (sempre che siamo fedeli al Magistero Ecclesiale) da aspetti che hanno del sovrannaturale, come visioni di mistici o opere miracolose che vanno molto aldilà di semplici interpretazioni delle Scritture.
Le opere della Beata Anna Caterina Emmerich, per esempio, mostrano l'autenticità dei Vangeli canonici e, per chi ci crede (non solo alle rivelazioni della mistica tedesca, ma anche al fatto che questa donna è stata canonizzata), non è decoroso sottoporre a discernimento, vaglio o analisi critica, le rivelazioni del Divino Creatore. Chi ha letto la Emmerich (e non solo lei!) non può dubitare della Resurrezione o dell'Ascensione, o asserire che esse siano state costruite a scopo propagandistico, per diffondere il cristianesimo con garanzia di maggiore efficacia, in termini di proselitismo, fra chi non conosceva l'ebraismo ed era abituato alle pratiche devozionali pagane esistenti da non pochi secoli.
Vero che Cristo dà una grande importanza alle scelte soggette alla responsabilità dell'uomo, ma sostenere che il Signore neghi il ricorso alla Divinità del Padre Celeste, è piuttosto poco seria come analisi: la Sacra Scrittura è piena di riferimenti all'Altissimo e al suo intervenire nella storia dell'uomo.
Ciò sostanzia la ricca tradizione della Teologia della Storia (da sant'Agostino a san Bonaventura, ad altri), secondo cui, il dipanarsi degli eventi storici sia interpretabile nell'ottica della storia della Salvezza del genere umano.
L'idea che Cristo si fosse ritenuto solo un Maestro terreno e nulla più, è facilmente opponibile dall'asserzione “il mio Regno non è di questa terra”.
Sono, parzialmente, d'accordo sul fatto che Gesù non si fidava molto dell'ipocrisia di certe pratiche esteriori e, che guardava più all'interiorità degli individui, che di certo sostanziava la loro Fede in modo più autentico, riabilitando anche, chi deteneva un ruolo di modesta importanza, se non addirittura era malvisto e condannato dall'opinione pubblica della Palestina di quell'epoca. Il criterio principale è, (in Lui), l'amore verso il prossimo.
Io non sarei così radicale nell'interpretare il messaggio di Cristo, come lo è l'autore dell'articolo: la soggettività di un individuo, poteva portarlo ad essere una persona retta e degna di essere chiamata tale, anche in una veste altisonante. Giuseppe d'Arimatea era membro del Sinedrio, eppure i Vangeli non parlano affatto male di lui. Dunque, non affatto sono d'accordo, con l'autore dell'articolo, che bolla Cristo come “anticlericale”.
Sono d'accordo con Antonio: Cristo ruppe il muro fra gli ebrei e le persone di altra estrazione e rese universale il messaggio di Redenzione.
Da questo punto di vista, Cristo fu, senza dubbio, un "rivoluzionario", ma il termine è da prendere per oro colato fino ad un certo punto, solo nei suoi aspetti positivi (come la fratellanza, il perdono e l'amore) e comunque con il dovuto discernimento.
Se, dopo aver stabilito che Cristo fu un rivoluzionario, non facciamo le dovute precisazioni sul vocabolo, il rischio notevole e che la parola si inflazioni, si banalizzi e può addivenire ad uso e consumo di losche menti: mi viene in mente la “teologia della liberazione” sud-americana del secolo scorso, che avvicinava marxismo e cattolicesimo in una goffa ibridazione, proprio perché Cristo, in quanto “rivoluzionario”, veniva accostato ad un guerrigliero terzomondista.
Un cattolico dotato di criterio non può che ritenere assurda questo accostamento: Il Divino Redentore, rispettava le autorità terrene e non mirava a destrutturarle.
Per quanto riguarda la linea di continuità con l'Ebraismo, credo che non ci siano dubbi: la venuta di Cristo sulla terra consolida la storia del popolo d'Israele, oltre che aprire nuovi orizzonti di Salvezza all'umanità intera (la nuova Israele, è l'intero genere umano, dice la “teologia della sostituzione”).
Le due cose, a mio parere, non sono in contrasto.
Egli è il risultato delle profezie vetero-testamentarie, che si sono dipanate come tanti “rombi concentrici” (per dirla con le parole di un pensatore cattolico del XX secolo), fino ad arrivare alla grotta di Betlemme che diede inizio all'era cristiana. Il cattolico deve avere il massimo rispetto verso il Popolo Ebraico e la sua grandezza, che ha fatto al mondo intero un dono ineguagliabile.
Il Salvatore appartiene alla stirpe ebraica e questo fa divenire semiti (spiritualmente parlando), anche coloro che seguono e mettono in pratica i suoi insegnamenti. Tuttavia, questo non deve far venire meno (dal punto di vista cattolico) il ruolo Salvifico e Universale di Santa Madre Chiesa: poiché, mai bisogna dimenticarsi che Ella è la Sua Sposa, e il Romano Pontefice, che ne è a capo, è il suo Vicario.
Ella fu fondata sull'Apostolo Pietro, e, secondo la promessa fatta da Cristo a Codesto Apostolo, "le porte degli inferi non prevarranno su di Essa".
Per un cattolico, queste parole sono fondanti della sua Fede, da prendere, dunque, estremamente sul serio e, dunque, da non banalizzare, né relativizzare.
Grazie per avermi interpellato, spero di essere stato all'altezza dell'interessante discussione. Un caro saluto.
Buona settimana,
Angelo".
Il secondo è stato scritto da Ben Golem e recita:
"Proporrei, gentile Sig. Antonio, di darci in seguito del tu se Lei è d'accordo, trovo che sia più facile conversare usando un tono meno formale, più confidenziale ed amichevole, questo non ha nulla a che fare con l'educazione ed il rispetto reciproco che, noto con piacere, non mancano a Lei come nemmeno al Sig. Angelo ed alla cara amica Anna. Anzi, questo scambio di opinioni è piacevolissimo. Passo dunque al tu, (anzi, lo usavo già, spero di non averti offeso).
Concordo sul fatto che il Cristianesimo si modellò nei secoli, ed è proprio sulla base di questa considerazione che affermo che quello che oggi conosciamo con il nome di Cristianesimo, nelle sue più svariate forme (e che molti considerano autenticamente Cristianesimo) è in realtà molto distante dal messaggio originale del Rabbi Ebreo Yeoshua Ben Yosef. Per questo sostengo che è snaturato e paganizzante, fondato su tradizioni posteriori e spurie, che è divenuto una "re-ligione" (ri-legare, legame secondo Lattanzio ed Agostino d'Ippona) dogmatica, sradicata dalla cultura e dalla tradizione in cui è nato ed a cui appartiene, che erano poi quelle di Yeoshua. Sostengo, per farla breve, che il Cristianesimo dovrebbe essere ricondotto alle sue origini secondo il motto umanista "ad fontem" o, se si preferisce, "riformato". La riforma protestante ha tentato di depurare il Cristianesimo dagli influssi ad esso estranei ma vi è riuscita solo in parte, la riforma non è compiuta, cito un antico motto riformatore "Ecclesia reformata semper reformanda". Si tratta comunque sempre di opinioni personali, chi non la pensa così non si senta offeso. Non è il caso di affrontare qui il discorso di Ariani e Nestoriani, concordo Antonio. D'accordo anche sul fatto che lo stile dell'articolo sembra essere quello di Corrado Augias. Sull'intervento di Angelo (mi permetto anche con te di usare il tu, nel caso correggimi), è evidente che la tua posizione riflette quella della Chiesa Cattolica Apostolica Romana. La posizione è ovviamente più che leggittima, ci mancherebbe altro e la rispetto, ma come certamente avrai capito è agli antipodi rispetto alla mia e non posso condividerla, se non forse su pochissimi punti. Logicamente la cosa è reciproca e non mi aspetto che tu condivida il mio pensiero. Come ho detto precedentemente non intendo mettere in piedi una polemica che risulterebbe sterile ed inconcludente. Metto da parte dunque la tentazione di confutare punto per punto le tue affermazioni, perchè entreremmo in un discorso interminabile ed impegnativo ma, soprattutto proprio per rispetto delle idee tue e di coloro che le condividono, so per esperienza che polemiche di questo tipo finiscono per lasciare gli animi inquieti. Ringraziando tutti per la piacevole conversazione, io qui mi fermerei. Pace ragazzi e... buona serata a tutti!".
Per dovere di cronaca, Ben Golem si era rivolto anche a me, poiché anch'io ero intervenuto.
Io penso che su Gesù Cristo vadano fatte delle considerazione.
Che a livello storico Gesù Cristo sia stato ebreo è fuori discussione.
L'essere ebreo di Gesù Cristo si nota anche nei Vangeli.
Leggete questo brano del Vangelo secondo Marco (capitolo 7, versetti 24-30) che recita:
"[24] Partito di là, andò nella regione di Tiro e di Sidone. Ed entrato in una casa, voleva che nessuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto.
[25] Subito una donna che aveva la sua figlioletta posseduta da uno spirito immondo, appena lo seppe, andò e si gettò ai suoi piedi.
[26] Ora, quella donna che lo pregava di scacciare il demonio dalla figlia era greca, di origine siro-fenicia.
[27] Ed egli le disse: "Lascia prima che si sfamino i figli; non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini".
[28] Ma essa replicò: "Sì, Signore, ma anche i cagnolini sotto la tavola mangiano delle briciole dei figli".
[29] Allora le disse: "Per questa tua parola và, il demonio è uscito da tua figlia". [30] Tornata a casa, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n'era andato. ".
In questo brano, ad esempio, si nota l'essere ebreo di Gesù.
Basti pensare solo al fatto che egli abbia citato il cane, un animale ritenuto impuro nella tradizione ebraica, per indicare i popoli pagani di cui faceva parte la donna sirofenicia che gli ha chiesto di liberare la figlia indemoniata.
Tuttavia, il suo messaggio fu per tutti , ebrei e non ebrei.
Ora, il Cristianesimo nacque in un ambito ebraico.
Ebrei furono i primi apostoli ed i primi cristiani.
Essi frequentavano il Tempio di Gerusalemme e si distinguevano dagli altri ebrei per fatto che si facessero battezzare e che celebrassero l'Eucaristia. Quindi, ci fu già un carattere iniziatico che distingueva i cristiani dagli altri ebrei.
Addirittura, proprio per il carattere iniziatico del Cristianesimo, alcuni massoni sono arrivati a sostenere che Gesù Cristo ed i primi cristiani fossero stati massoni.
Tuttavia, proprio per il suo carattere universale, esso dovette rendersi comprensibile a tutti.
Il problema fu posto con la nascita della Chiesa di Antiochia (tra il 47 ed il 55 AD), la prima comunità cristiana formata da convertiti non di origine ebraica.
E così, a partire dal 50 AD (anno del Concilio di Gerusalemme) il Cristianesimo mutò nella forma.
Ad esempio, adottò il greco (che era un po' come l'inglese nei giorni nostri) come lingua liturgica.
Questo comportò la nascita di molte correnti e di dottrine differenti.
Cito, il marcionismo, una corrente religiosa che sorse nel II secolo AD, che fu fondata dal vescovo Marcione di Sinope e che in toto la tradizione ebraica e l'Antico Testamento, l'arianesimo, una dottrina (fondata da un presibitero di Alessandria di nome Ario) che sorse nel III secolo AD e che definì Gesù "figlio adottivo" di Dio, primogenito tra le creature ma non divino, il monofisismo, una dottrina fondata dal patriarca di Costantinopoli Eutiche (che visse nel V secolo AD) che diceva (e che tuttora, secondo alcune Chiese, dice) che la natura umana di Gesù sia assorbita da quella divina, o il nestorianesimo, una dottrina propugnata dal patriarca di Costantinopoli Nestorio (381-451) che sostenne che Maria era la Christotokos (Madre di Cristo) e non Theotokos (Madre di Dio) e che la sua maternità fosse solo sulla natura umana di Cristo.
Queste sono solo alcune teorie.
Il cristianesimo dovette mantenere la sua unità e per questo fece i concili, diventando così una religione per tutti.
Tutto ciò, però, non snaturò Gesù Cristo né il cuore della dottrina cristiana.
Cordiali saluti.
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