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martedì 24 aprile 2012

La strage dimenticata - Il 24 aprile 1915 iniziò il genocidio degli armeni. di Luca Mazzucco

Cari amici ed amiche.

Leggete la nota di Luca Mazzucco e messa su Facebook dal gruppo "Fermiamo la persecuzione dei cristiani nel mondo".
Ringrazio l'amico Angelo Fazio che l'ha portata alla mia attenzione.
Essa recita:

"GENOCIDIO DEGLI ARMENI

I – Introduzione

L'impero ottomano alla fine del XIX secolo, è uno stato in disfacimento, la corruzione serpeggia in ogni angolo dell'impero, che in breve tempo ha visto scomparire i suoi domini in Europa con la nascita, degli stati nazionali balcanici. I turchi, che si erano installati nell'Anatolia greco-armena di cultura millenaria, paventano la possibilità di rivendicazioni sulle coste dell'Asia Minore (Smirne e Costantinopoli) e soprattutto la nascita di una Nazione Armena.



II – La Strage Del 1894-1897



Quando Abdul Hamid sale al trono, nel 1886, l'impero ottomano conta grandi minoranze cristiane. I turchi e le popolazioni assimilate non riescono a raggiungere il 40% dell'intera popolazione anatolica. In Asia Minore le minoranze etniche sono costituite da greci, armeni ed assiri. Gli armeni sono concentrati nell'est dell'impero dove, già dall'indipendenza greca 1821, la Sublime Porta (sultanato) ha fatto insediare tutti i musulmani dei territori ottomani che via via venivano persi. Gli armeni non richiedono l'indipendenza ma solo uguaglianza e libertà culturale. Abdul Hamid viene duramente sconfitto dai russi. Le conseguenze per l'impero non sono gravi poiché il primo ministro inglese Disraeli, spinto dalla tradizionale politica filo turca del suo paese, fa sì che non si venga a formare uno stato armeno libero ma solo che vengano garantiti i diritti personali dei singoli. L'Inghilterra ottiene l'isola di Cipro. Il sultano, temendo una futura ingerenza europea nella questione armena e la ulteriore perdita di territori, dà inizio alle repressioni.

Intanto in Armenia si sviluppano partiti rivoluzionari clandestini ma Hamid, preoccupato dall'attivismo armeno ed anche dallo sviluppo economico che questo popolo sta vivendo, decide di mettere alla prova le titubanti potenze straniere punendo la popolazione armena con l'esecuzione di 200.000 armeni (300.000 secondo altre fonti) nel periodo compreso tra il 1895 ed il 1897 ad opera degli Hamidiés (battaglioni curdi appositamente costituiti dal sultano). Tutto questo avviene sotto gli occhi delle potenze europee che, come spesso faranno anche in futuro. La reazione armena consiste nell'intraprendere la guerriglia e nella creazione della Federazione Rivoluzionaria Armena, detta anche Dashnak (la quale ebbe buoni rapporti con i Giovani Turchi, fino poco prima del 1914), con basi nella vicina Armenia Russa e fortemente sostenuta dalle popolazioni locali. A causa delle persecuzioni si assiste ad una forte ondata emigratoria. E' l'inizio di una serie di massacri che durerà, in maniera più o meno forte, per trent'anni sotto tre regimi turchi diversi



III – Il Programma Dei Giovani Turchi



L’Armenia durante la Grande Guerra è contesa da tre forze: Le Potenze imperialiste: che vogliono preservare le loro zone d’influenza; i nazionalisti turchi: che mirano all’utopia del “panturchismo”o del Turanismo (ideologia che si basa sulla convinzione che, quando tutti i popoli di lingua turca saranno uniti in una stessa entità nazionale estesa dall'Asia Centrale al Mediterraneo, ritornerà l'età dell'oro in cui Turan, l'antenato dei Turchi, lottava contro Ario, l'antenato degli ariani, estendeva il suo dominio su tutta l'Asia.). Ruolo fondamentale è svolto dai Giovani Turchi. Dal 1904 al 1914 i G.T. dedicano ogni sforzo oltre a mantenere l’unità e l’esistenza del loro partito anche ad accrescere la loro influenza. La presa di coscienza politica e l’influenza di intellettuali provenienti soprattutto dalla Russia, portano a una mutazione ideologica: i dirigenti dell’ITTIHAD EV TERAKKI (partito dei giovani turchi )prendono come prospettiva una grande unificazione dei turchi. I G.T. avevo ripreso dal marxismo il concetto stesso di uguaglianza, ma concepita in guisa che per essere tutti uguali, tutti devono essere ottomani e per essere tutti ottomani bisogna essere tutti turchi e musulmani. Dalla constatazione dell'impossibilità del mantenimento e dell'espansione dei domini europei, essi rivolgono la loro attenzione ai turchi delle steppe dell'Asia centrale e mirano al ricongiungimento con essi per dare vita ad un entità panturca che possa andare dal Bosforo alla Cina. Gli ostacoli, che si frappongono a queste mire di formazione di un blocco turco, panturanico, sono costituiti da armeni e curdi: i G.T. però, pensano che poiché i curdi sono musulmani e non posseggono una forte cultura allora sono facilmente assimilabili. Gli armeni, oltre a essere cristiani malgrado le molte e spietate persecuzioni, posseggono anche una cultura millenaria, professano un’altra religione, hanno una loro lingua ed un loro alfabeto, non possono essere assimilati ed inoltre la loro presenza impedisce l'unificazione con gli altri turchi. Vanno quindi eliminati.



IV – Cause Immediate Del Genocidio



L’accordo firmato l’8 febbraio 1914, tra Russia e Turchia, aveva creato due province armene in Anatolia. L’una riuniva i distretti amministrativi di Trebisonda, Sivas ed Erzurum, l’altra quelli di Van Bitlis, Harput e Diyarbakir. Ogni provincia doveva essere sotto l’autorità civile di un ispettore generale straniero incaricato di sorvegliare l’esecuzione delle riforme. I titolari incaricati non occuparono mai i loro incarichi. Quest’accordo sembrava segnare l’inizio di un’alleanza fra Russia e Turchia. In maggio l’Ittihad controllava per la prima volta il governo: capo del ministero Said Halim, con Talaad agli Interni, Enver alla Guerra, Cemal alla marina. Le passioni anti-armene, rianimate dall’accordo russo-turco sulle riforme, si esasperarono con lo scoppio della Prima guerra mondiale. Benché un patto segreto fosse stato firmato il 2 agosto fra l’ambasciatore tedesco Wangenheim e Said Halim, il governo ottomano non fu affatto frettoloso di convalidarlo. Dopo le numerose pressioni da parte della Germania, la Turchia si schiera con le Potenze centrali e allinea sulla frontiera russa 200.000 soldati regolari. Questo esercizio si trova in un Paese abitato da armeni e la loro presenza è sempre più percepita dai turchi come una sfida. Tre avvenimenti, di diversa natura, contribuiscono a rafforzare questa da parte degli unionisti.

1. Congresso di Erzurum.

L’VIII congresso del partito dashnak o FRA (Federazione Rivoluzionaria Armena) è convocato a Erzurum mentre la guerra incombe per decidere come comportarsi in seguito allo spiegamento di forze da parte dei turchi. Questi ultimi facendo giungere una loro delegazione, propongono che, in caso di guerra con la Russia, la FRA provochi una rivolta degli armeni di Russia per facilitare la penetrazione dell’esercito turco in Transcaucasia, la Turchia prometteva come ricompensa la formazione di uno stato autonomo che comprendeva l’Armenia russa e distretti di Erzurum, Van e Bitlis. I tre responsabili armeni (Vramian, Rostom e Aknuni) rigettano questa proposta e sottolineano la neutralità del loro partito ma garantiscono la lealtà degli armeni nel caso in cui il conflitto raggiungesse la Turchia (difatti quando i cittadini ottomani vengono mobilitati, molti armeni confluirono nell’esercito).

2. Volontari armeni in Russia.

Con l’entrata in guerra della Russia, molti armeni vennero arruolati come cittadini russi e spediti sul fronte europeo. In previsione di un conflitto con la Turchia, il vicerè del Caucaso suggerisce all’Ufficio nazionale armeno di Tiflis di creare corpi di volontari analoghi a quelli che avevano aiutato i russi durante le guerre precedenti contro la Turchia. Tiflis diventa allora il centro di una violenta sommossa anti-turca e, benché l’Ittihad sfrutterà la formazione di questi corpi per perseguitare gli armeni di Turchia, i volontari affluiscono formando quattro gruppi di circa 1000 uomini ciascuno col compito di guidare le truppe russe tra le montagne armene.

3. La Disfatta di Sarikamis.

Al momento della dichiarazione di guerra, i russi attraversano la frontiera e si scontrano con la violenta resistenza turca. Enver, nominato generalissimo si reca ad Erzurum, nel quartier generale della terza armata e prepara le truppe. I turchi attaccano il 22 dicembre e riescono a isolare Sarikamis. Il comandante in capo russo ordina una ritirata generale ma le truppe si rifiutano di obbedire all’ordine e in gennaio ci fu il contrattacco, a causa della leggerezza commessa dal generalissimo Enver di non premunirsi contro il rigido inverno dell’altopiano armeno, l’esercito turco cade: 90.000 morti 12.000 prigionieri. Ciò che resta dell’armata ritorna verso i distretti orientali, tallonata dalle truppe russe che penetrano profondamente nelle provincie di Erzurum e minacciano Van. Nelle provincie armene, divenute teatro di guerra, la ritirata turca fu accompagnata da massacri di armeni.

Gli armeni furono designati come i principali responsabili della disfatta turca. Alla fine di gennaio i soldati e le guardie armene sono privati delle loro armi, riuniti in gruppetti, dai 50 ai 100 uomini, in battaglioni da lavoro e impiegati nella costruzione di strade o costretti a pesanti turni di facchinaggio. Questi gruppi sono progressivamente giustiziati in luoghi isolati. Allo stesso tempo i funzionari armeni sono congedati.







V – Deportazione Degli Armeni



Nel marzo 1915 la pressione della flotta anglo-francese nei Dardanelli si allenta, questa tregua è sfruttata dall’Ittihad per far scattare l’operazione di deportazione degli armeni. La dichiarazione della Guerra Santa (Djihad) alla fine di novembre, il caos causato dalla ritirata dell’armata turca, l’eliminazione dei soldati armeni, danno in pasto ad una popolazione musulmana sovraeccitata i civili armeni. Non si assiste a massacri ma all’esecuzione di un piano in cui le fasi si succedono rigorosamente. La deportazione ha inizio a Zeythun, nei primi giorni d’aprile. Le case vengono vuotate degli abitanti e i convogli sono diretti verso Konya e Deir-es-Zor. L’ordine di deportazione è esteso ai villaggi di montagna dell’Amano e del Tauro. La deportazione, quindi, inizia in aprile in una regione lontana dal fronte.

Il pretesto per generalizzarla e ufficializzarla è fornito dalla resistenza degli armeni di Van. Cevded, cacciato dalla Persia, dove aveva fatto massacrare gli abitanti cristiani, torna a Van all’inizio di aprile e devasta i villaggi armeni sul suo cammino facendo anche assassinare due capi Dashnak: Vramian e Ishchan e accerchia il quartiere armeno. Gli armeni di Van organizzano un’autodifesa. Nel frattempo l’armata russa, guidata dagli armeni, infligge una grave sconfitta ai turchi prendendo Van il 18 maggio. Gli armeni di Van fuggono così dallo sterminio. Sabato 24 aprile 1915, una vasta razzia porta al’arresto di intellettuali e notabili armeni. Per tentare di giustificare questi arresti, il comitato Unione e Progresso, adduce un vasto complotto armeno e costruisce pure un falso processo, che termina con l’impiccagione di attivisti che si trovano in carcere da più di un anno. Il 24 aprile è la data che inaugura ufficialmente la deportazione ed usata come data commemorativa dell’olocausto. Lo stesso giorno il governo ordina di deportare gli armeni dai dipartimenti amministrativi orientali. Dal momento che il dipartimento di Van è in corso di occupazione da parte dei russi, il provvedimento si applica solo ai sei dipartimenti di Trebisonda, Erzurum, Bitlis, Diyarbekir, Harput e Sivas. Viene messa in atto una complessa burocrazia, gli uomini di fiducia del partito ricevono da Costantinopoli le direttive , le trasmettono sul posto a chi di competenza dando loro un potere discrezionale.



Dentro ogni città, in ogni borgo, alla data prestabilita, l’ordine di deportazione è annunciato o affisso. Le famiglie dispongono di qualche ora o di due o tre giorni per raccogliere alcuni effetti personali; i beni vengono sequestrati, distrutti o venduti all’asta a prezzi risibili. Preliminarmente i notabili, i membri dei partiti armeni e gli uomini giovani sono arrestati, costretti a firmare false confessioni e poi discretamente liquidati a piccoli gruppi in luoghi deserti. Sono dunque convogli di donne, vecchi e bambini che prendono la strada della deportazione. Nei villaggi la è spesso totale: i beni rubati, le famiglie massacrate, le case incendiate. Sulle rive del Mar Nero e lungo il Tigri, vicino a Diyarbekir, imbarcazioni cariche di vittime vengono colate a picco. Dal maggio al giugno del 1915, le province armene sono devastate da soldati e guardie turche, le bande di cete e dell’OS e la popolazione messa in subbuglio dalla proclamazione del Djihad. La caccia all’armeno è aperta. Ognuno può, in tutta impunità, rubare, saccheggiare, bruciare, torturare, mutilare, assassinare. Il solo crimine punibile consiste nel proteggere o nascondere un armeno.



Dinanzi a questa follia, l’operazione non può essere mantenuta segreta. Avvertite dai missionari e dai consoli tedeschi o neutrali, le nazioni dell’Intesa intimano al governo turco, fin dal 24 maggio, di porre fine a questi massacri e ne rendono personalmente responsabili i membri del governo e gli esecutori, anche il Papa Benedetto XV interviene a tal proposito ma ormai i turchi avevano proclamato la guerra santa. Questo ha l’effetto di costringere la Turchia a togliere a ufficializzare con alcuni decreti, qualche giorno più tardi, l’ordine di deportazione, prendendo a pretesto la collaborazione degli armeni con il nemico, il sabotaggio e le azioni terroristiche, accuse che non saranno mai dimostrate.

Dei 1.200.000 armeni che abitavano i distretti orientali, solo300.000 hanno il potuto raggiungere il Caucaso con il favore dell’occupazione russa.



VI – Consumazione Del Genocidio



Alla fine del luglio 1915 , il governo passa alla seconda fase del programma: l’evacuazione degli armeni d’Anatolia e di Cilicia, ovvero le zone più lontane dal fronte, dove la presenza degli armeni non poteva essere considerata come un pericolo per l’esercito turco. E’ li che la deportazione cessa di essere uno sterminio travestito per divenire un vero trasferimento di popolazione. Le sono trasportate in treno, a loro spese. Dal momento che il traforo dei tunnel dell’Amano e del Turano non è ancora terminato, i deportati devono percorrere a piedi le regioni montuose. La congestione del passaggio è tale, che campi improvvisati sono disposti lungo la linea ferroviaria. Dentro ciascuno di essi si ammucchiano dai 20.000 ai 70.000 deportati, denutriti, colpiti dal tifo e dalla dissenteria. In Siria vengono costruiti veri e propri campi di concentramento, lungo l’Eufrate, invece, gli armeni sono ammassati all’aperto, quasi senza vestiti, nutriti a malapena. La deportazione è portata a termine negli ultimi mesi del 1915. dal marzo all’agosto del 1916 vengono inviati ordini da Costantinopoli affinché siano liquidati gli ultimi sopravvissuti che si trovano nei campi lungo la ferrovia dell’Eufrate. Pochi sono i sopravvissuti armeni: oltre a quelli che hanno trovato riparo in russia, molti sono stati salvati da missioni americane, dal nunzio apostolico e da stessi funzionari turchi. in totale, tenuto conto dei rifugiati in Russia, vengono risparmiati dal genocidio 600.000 armeni, alla fine del 1916, su una popolazione che secondo le statistiche era stimata, nel 1914, tra 1.800.000 e 2.100.000 unità.





Fonte principale:

“Storia Degli Armeni” a cura di Gèrard Dèdèyan 2002

Altre fonti:

http://freeweb.dnet.it/liberi/genoc_armeno/genoc_arm.htm. "










Fondamentalmente, tra i Turchi, che nel 1915 fecero questo genocidio armeno,  ed i Tedeschi,  che durante il nazismo fecero la Shoah,  non ci fu nessuna differenza.
Il termine "genocidio" significa "eliminare un determinato gruppo di per la sua lingua, la sua etnia, la sua religione o le sue idee".
Quello che successe in Armenia non fu altro che un genocidio.
I Turchi volevano eliminare fisicamente gli Armeni, il più antico popolo cristiano.
L'Impero Ottomano di allora era in crisi e stava nascendo la nuova Repubblica Turca.
Quest'ultima, aveva fondamentalmente due caratteristiche, la laicità (che comunque fu esteriore) ed il nazionalismo (che invece fu forte e palese).
Gli Armeni, profondamente cristiani e fieri della propria identità, cozzavano con quell'idea di Stato.
Da qui nacquero quegli orrori.
La negazione di questi orrori porta solo odio e non riconciliazione.
Cordiali saluti.

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Ringrazio un caro amico di questa foto.