Ora, faccio una riflessione partendo dal mio articolo pubblicato sul numero 26 de "La Civetta", il quale è intitolato "Natale".
Riporto questo stralcio dell'articolo:
"La presenza della tradizione ellenistico-romana e giudaico cristiana si vede ovunque. Si vede nell'arte e nella cultura.
Si vede nell'arte, con le opere più famose, e si vede nella cultura, come nel caso delle manifestazioni della religiosità popolare (specie nel Sud) o nella letteratura. La "Divina Commedia" di Dante Alighieri è un esempio. Negare tutto ciò significa negare noi stessi. Ora, impedire di fare la recita di Natale nelle scuole è un esempio di negazione di noi stessi. Non è solo impedire di fare una manifestazione ma è anche togliere un simbolo della nostra cultura e della nostra storia. Già bisogna tenere conto del fatto che per molti (al giorno d'oggi) il Natale sia un giorno lavorativo come tutti gli altri. Se poi noi ne togliessimo anche i simboli sarebbe l'inizio della fine della nostra cultura, se non della nostra civiltà".
Un evento come quello che c'è stato ieri rappresenta la nostra civiltà perché è un simbolo della nostra cultura.
Ora, mi spaventa l'atteggiamento di certi movimenti che agiscono in odio verso i simboli della cultura di un popolo.
In realtà, quel biancospino non era quello originale, il quale fu abbattuto dalle truppe di Oliver Cromwell durante la guerra civile del XVII secolo.
Mi spaventano questi gruppi, come spaventano coloro che vorrebbero abolire le feste, per "non offendere chi non è cristiano" e con la scusa del fatto che la gente cerchi lavoro e pur di lavorare sia disposta a fare qualunque cosa.
Ricordo che il Vecchio Testamento (Torah) della nostra Bibbia parla delle sofferenze subite dal popolo di Israele.
I suoi nemici cercarono di distruggerlo togliendogli le feste e gli usi.
Dunque,stiamo bene attenti.
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