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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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sabato 3 giugno 2017

Immigrati, la cittadinanza non basta

Cari amici ed amiche,

sul quotidiano "Il Secolo d'Italia", vi è un articolo in cui sono riportate le parole del senatore Maurizio Gasparri (Forza Italia) che critica lo ius soli.
Trovo che queste critiche siano più che legittime e fondate.
Ora, per integrare gli immigrati non basta dare loro la cittadinanza italiana ma bisogna che essi vengano qui regolarmente e non in clandestinità, stiano qui in Italia da almeno dieci anni, abbiano un lavoro e rispettino e riconoscano senza se e senza ma tutte le nostre leggi, la nostra cultura ed i nostri valori.
Se rispettano queste condizioni, possono avere la cittadinanza italiana.
In caso contrario, non deve essere data a loro la cittadinanza italiana.
Vorrei ricordare che gli attentati in Francia, in Belgio e nel Regno Unito sono stati compiuti da cittadini francesi, belgi e britannici.
Dunque, piantiamola con questo buonismo.
Cordiali saluti.

3 commenti:

  1. Sono contrario allo Ius soli nel modo più assoluto. Occorre però una modifica della cittadinanza, perché la legge attuale è contorta e ingiusta. Ad esempio credo che una persona che nasca e viva in italia abbia diritto alla cittadinanza una volta finita la scuola dell'obbligo. Oggi è vergognoso infatti che ragazzi in tutto e per tutto italiani non abbiano la cittadinanza perfino dopo la maggiore età. Ma i dieci anni da lei indicati credo siano pochi: io sono per i venti anni. Naturalmente la condizione è che non si siano commessi reati gravi. Al contempo però non credo sia giusto porre la condizione dell'entrata regolare, perché in pratica nessuno entra da regolare. E così si riproporrebbe l'ingiustizia di avere persone in tutto e per tutto italiane a cui è negata la cittadinanza. Non vanno bene gli automatismi, la cittadinanza è questione di sostanza. Ad esempio, puoi anche essere entrato da regolare, ma dopo dieci anni non ti sei integrato e non sai una parola di italiano (qui la cittadinanza non va bene). Invece puoi essere entrato da irregolare e diventare poi perfettamente integrato: a questo punto dopo venti anni la cittadinanza può andar bene.
    Certo che la faccenda è molto complicata e va pensata bene. Ma due cose sono certe: la legge attuale va cambiata perché sbagliata e lo Ius soli sarebbe ancor peggio. La cittadinanza significa essere italiani e non avere un pezzo di carta tra le mani.

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  2. Cioè no agli automatismi e sì alla sostanza. Così anche per i reati bisogna discernere: se fai un reato grave scordati la cittadinanza; ma un reato lieve legato alla condizione di clandestino (si pensi a chi appena entrato è stato condannato per aver venduto borse taroccate) non dovrebbe esser preso in considerazione se dopo quella persona ha passato venti anni in Italia e si è perfettamente integrato in società. Altrimenti finiremmo per dare la cittadinanza a un non italiano e la negheremmo a chi in sostanza lo è solo per 'colpe' commesse in gioventù.
    Ma ripeto: lo Ius soli è pura follia. Immagini un tizio che è solo nato in Italia ma che poi va via con la famiglia? Che italiano sarebbe? Bene invece la cittadinanza ai figli degli emigranti, esempio quelli sudamericani. Lì c'è il sangue ed esso va preso in considerazione.

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  3. In realtà, vi è un paradosso.
    I figli degli italiani all'estero rischiano di perdere la cittadinanza e sono sempre meno assistiti.
    Mentre accade ciò, qui in Italia ci si affanna a favorire gli immigrati.
    Per gli immigrati non basta la cittadinanza. Essi debbono riconoscere la nostra cultura, le nostre leggi ed i nostri valori.
    La cittadinanza deve essere data a condizioni stringenti.

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Il peggio della politica continua ad essere presente

Ringrazio un caro amico di questa foto.