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lunedì 19 giugno 2017

Altro che libertà di stampa!

Il caso Facci dimostra che la nostra libertà di stampa è davvero ridotta.

Un articolo del blog "The Italian Tory" ne parla.
Dell'articolo, riporto questo stralcio:

"Colpisce che, nel 2017, difendere la libertà sia ancora un atto punibile, eppure è quello che l’Ordine dei Giornalisti ci ha mostrato andando contro Filippo Facci di Libero, colpevole di aver duramente criticato l’Islam nei suoi articoli. Questa, purtroppo, è la fotografia di un paese in cui la sinistra tendenza a voler “garantire la libertà di tutti” si è trasformata in una ghigliottina illiberale, per cui non si possono avere opinioni avverse ad altri senza essere considerati pericolosi. L’Italia è quel paese in cui le minoranze Lgbt sono passate dal chiedere diritti all’imporre insegnamenti di genere nelle scuole, in cui l’aiuto e la solidarietà nei confronti di chi arriva sono stati svuotati dal loro senso e trasformati in un obbligo, quel paese in cui un giornalista che spende due parole sulla libertà andando contro la peggiore ideologia oggi esistente deve subire attacchi da chi la libertà non la conosce. Sinistra e Destra, l’ho sempre pensato, hanno due approcci diversi nell’andare verso la libertà, da una parte la sinistra pensa di poterla “imporre” finendo quindi per ucciderla, dall’altra la Destra si limita a non rompere le scatole, perché forte di una tradizione che sa bene che la libertà è una cosa individuale che ognuno deve poter ottenere, non una lotta continua di masse contro altre masse come i progressisti vogliono far credere. Facci è stato vittima di questo, di una idea tutta socialista che per garantire libertà di stampa ci sia bisogno di un Ordine che invece imbavaglia e censura, un Ordine che non esiste negli altri paesi liberi occidentali e che forse è uno di quei motivi per cui siamo così indietro nelle classifiche sulla libertà di stampa. Non pretendo di entrare nel merito, non c’è bisogno di dire ancora che la pseudo religione attaccata dal giornalista di Libero è una grossa minaccia di una ideologia che non ha saputo trovare un indirizzo spirituale (perché a differenza di ebraismo e cristianesimo le mancavano le basi) e si è quindi militarizzata, ma finché non capiremo che tutelare la libertà imponendo “ordini e corporazioni” che la controllino è il modo più sicuro e veloce per ammazzarla, finché non ci renderemo conto che la libertà di un giornalista di parlare male di una categoria non vuol significare la morte della categoria stessa, ci sarà ben poco da fare. Vogliamo parlare poi di diritti? Qui in Italia sembra che ci si sia dimenticati il “diritto muoversi”nelle città, con centri urbani bloccati a causa di scioperi nel settore pubblico, che hanno mostrato a tutti come non siamo capaci di lasciar marcire chi non offre servizi e di premiare le alternative.".

Io aggiungo che questa situazione si è creata negli anni, con un vecchio piano di Antonio Gramsci.
Gramsci teorizzava che qui in Italia non si sarebbe potuta fare la rivoluzione nel modo in cui si fece in Russia nel nel 1918.
Infatti, qui in Italia vi erano una borghesia forte ed una Chiesa cattolica che a differenza di quella ortodossa russa era sganciata dallo Stato ma ben radicata nella popolazione.
Questo avrebbe impedito ad una rivoluzione di tipo di sovietico di affermarsi qui in Italia.
Quindi, secondo Gramsci, i comunisti avrebbero dovuto occupare i gangli vitali (detti casematte) della società.
Dopo il fascismo e la II Guerra Mondiale, si commise l'errore di presentare il Partito Comunista Italiano tra i liberatori e di fare dei compromessi con esso.
Così, i sindacati (che secondo Lenin erano le cinghie di trasmissione del Partito Comunista) hanno occupato le fabbriche ed i comunisti hanno occupato istituzioni (come la magistratura), scuole, università ed associazioni.
Inoltre, si è sviluppato anche un sistema cooperativistico con tanti vantaggi a livello fiscale.
Si sono creati ordini e corporazioni, che di certo non sono migliori di quelli che operarono durante fascismo.
Ci si mette anche la burocrazia.
Per aprire un'azienda, bisogna apporre un mare di firme.
Inoltre, i sindacati fanno scioperi a loro piacimento, anche per cose che nulla hanno a che fare con le questioni aziendali.
Il caso Facci dimostra che noi siamo una società ingessata e bloccata da ciò e dall'idea del "politicamente corretto" che tutto ciò rappresenta.


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