Invito tutti a leggere l'articolo del blog "The Italian Tory" che è intitolato "Cultura di libertà: ecco perché gli inglesi hanno scelto la Brexit".
Dell'articolo, riporto questo stralcio:
"La Brexit è il fenomeno che più ha sconvolto l’opinione pubblica benpensante negli ultimi tempi. Un fatto che nessuno si aspettava, o meglio, di cui nessuno voleva ammettere la scomoda possibilità. Eppure un fatto analizzato nel modo sbagliato e con eccessiva sufficienza dall’establishment europeo, che ha tacciato per becero populismo quello che è invece un fenomeno storico e culturale che con il populismo non ha niente a che fare. L’anglosfera ha una cultura ultra-occidentale e identitaria che guarda al mondo che l’Europa ha voluto abbandonare, per questo non siamo in grado di comprendere quello che accade oltremanica. Gli inglesi, non dimentichiamolo, erano euroscettici ancora prima che nascesse l’Europa. Nessuno dimentica Margaret Thatcher che inveiva contro il superstato europeo, ed è proprio da qui che nasce l’avversione degli inglesi verso il sistema Europa. Nel 1979 iniziò la carriera al governo della Lady di Ferro, che vinse per tre volte di fila le elezioni per la sua capacità di concretizzare in azione di governo il desiderio di libertà del popolo inglese. La rivoluzione liberista di Margaret Thatcher ringiovanì incredibilmente l’economia inglese, permettendo al Paese di farsi gli anticorpi per superare una crisi incredibile e per mantenere una economia forte anche nella crisi che siamo vivendo. Una rivoluzione liberista e conservatrice che non era altro che l’adempimento dei valori della cultura inglese, una cultura fortemente identitaria e sovranista ma aperta al mondo, conscia della propria forza, tanto che nemmeno i governi laburisti stravolsero le riforme thatcheriane. Proprio per questa identità liberale e patriottica gli inglesi hanno scelto di abbandonare l’Unione Europea, il popolo britannico non ha digerito che una burocrazia lontana imponesse loro spesa pubblica per mantenere una commissione che, da oltremanica, dettasse legge sugli scambi e sull’immigrazione.".
Ora, faccio un po' come il mio amico e collaboratore Angelo Fazio, nel ricordare alcune cose.
L'Inghilterra è sempre stata un po' ostile e diffidente verso ciò che riguarda la politica del continente europeo.
Per esempio, la prima vera costituzione fu firmata a Runnymede nel 1215 e fu la Magna Charta Libertatum.
Essa garantiva le libertà dei nobili e della Chiesa e limitava i poteri del re.
Inoltre, pensiamo al caso della regina Anna Bolena (seconda moglie di re Enrico VIII Tudor, 1501/1507-1536) che era vista male dagli Inglesi sia per la sua posizione religiosa protestante sia per le sue idee politiche troppo "europee" e (in particolare) troppo francofile.
Inoltre, la politica europea è figlia della Rivoluzione francese.
La politica inglese, invece, si formò con un processo lungo, che fu a volte cruento (come quanto accadde nel XVII secolo, con il martirio di re Carlo I Stuart) e a volte pacifico.
La politica inglese prevede due schieramenti definiti: quello conservatore (di cui io mi reputo essere un simpatizzante, anche perché è più vicino anche ai miei valori cattolici e alla mia visione del mondo) e quello progressista.
Questo garantisce ampiamente la democrazia.
La democrazia, infatti, si fonda sull'alternanza.
La politica europea, invece, si è piegata ad una sorta di "tecno-socialismo", un socialismo senza un partito ma formato solo da tecnocrati in cui la politica, intesa come l'insieme dei cittadini, non conta nulla.
Anche la stessa lingua inglese ha una certa "democraticità".
Il pronome "you" indica sia la seconda persona singolare, "tu", sia quella plurale, "voi".
Il "voi" viene usato anche per le persone di riguardo.
La regina Elisabetta viene chiamata "Your Majesty".
Il fatto che il pronome "you" venga usato anche per una regina dà l'idea di una certa "democraticità".
Nelle lingue come il francese, lo spagnolo, il tedesco ed anche l'italiano
Questi sono fatti.
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