discutendo con mio padre, si è toccato il tema dell'eguaglianza.
Mio padre, ex-operaio (oggi in pensione) di una nota industria tessile, ha posto questa domanda: perché esistono ricchi e poveri?
Nella mia famiglia si fanno anche discorsi profondi.
Ora, io rispondo dicendo (semplicemente) che l'eguaglianza non esiste.
Lo faccio citando un'opera di un personaggio storico a me caro, San Tommaso Moro (1478-1535).
San Tommaso Moro (in inglese Thomas More) scrisse un'opera intitolata "Libellus vere aureus, nec minus salutaris quam festivus de optimo rei publicae statu, deque nova insula Utopia", meglio conosciuto come "Utopia".
L'opera parla di un'isola in cui si vive secondo basi comunistiche, un'isola chiamata per l'appunto "Utopia".
Il titolo dell'opera è un neologismo coniato dallo stesso politico inglese vissuto al tempo di re Enrico VIII (1491-1547) e messo da questi al patibolo per la sua fedeltà "a Dio e al re ma prima di tutto a Dio", e presenta un'ambiguità di fondo: "Utopia", infatti, può essere intesa come la latinizzazione dal greco sia di Εὐτοπεία, frase composta dal prefisso greco ευ- che significa bene e τóπος (tópos), che significa luogo, seguito dal suffisso -εία (quindi ottimo luogo o luogo perfetto), sia di Οὐτοπεία, considerando la U iniziale come la contrazione del greco οὐ (non), e che cioè la parola utopia equivalga a non-luogo, a luogo inesistente o immaginario, una sorta di "luogo ideale".
Ora, io rispondo dicendo (semplicemente) che l'eguaglianza non esiste.
Lo faccio citando un'opera di un personaggio storico a me caro, San Tommaso Moro (1478-1535).
San Tommaso Moro (in inglese Thomas More) scrisse un'opera intitolata "Libellus vere aureus, nec minus salutaris quam festivus de optimo rei publicae statu, deque nova insula Utopia", meglio conosciuto come "Utopia".
L'opera parla di un'isola in cui si vive secondo basi comunistiche, un'isola chiamata per l'appunto "Utopia".
Il titolo dell'opera è un neologismo coniato dallo stesso politico inglese vissuto al tempo di re Enrico VIII (1491-1547) e messo da questi al patibolo per la sua fedeltà "a Dio e al re ma prima di tutto a Dio", e presenta un'ambiguità di fondo: "Utopia", infatti, può essere intesa come la latinizzazione dal greco sia di Εὐτοπεία, frase composta dal prefisso greco ευ- che significa bene e τóπος (tópos), che significa luogo, seguito dal suffisso -εία (quindi ottimo luogo o luogo perfetto), sia di Οὐτοπεία, considerando la U iniziale come la contrazione del greco οὐ (non), e che cioè la parola utopia equivalga a non-luogo, a luogo inesistente o immaginario, una sorta di "luogo ideale".
Tuttavia, è molto probabile che quest'ambiguità fosse nelle intenzioni di Moro, e che quindi il significato più corretto del neologismo sia la congiunzione delle due accezioni, ovvero "l'ottimo luogo o il luogo perfetto (non è) in alcun luogo", che è divenuto anche il significato moderno della parola utopia. Effettivamente, l'opera narra di un'isola ideale (l'ottimo luogo o il luogo perfetto), pur mettendone in risalto il fatto che esso non possa essere realizzato concretamente (nessun luogo).
Che il luogo non possa esistere nella realtà è dimostrato dai nomi:
- Itlodeo (raccontatore di bugie) per il protagonista;
- Ademo (senza popolo) per il governante di Utopia;
- Amauroto (città nascosta) per la capitale;
- Anidro (senz'acqua) per il fiume di Utopia.
Nell'opera, il politico inglese parlò della società dell'Inghilterra del secolo XV e delle sue contraddizioni.
Pensiamo all'aneddoto delle pecore che incendiano i prati su cui avrebbero potuto lavorare i contadini, i quali sono costretti ad essere disoccupati o a darsi al crimine.
Nella seconda parte San Tommaso del protagonista Raffaele Itlodeo che fece un viaggio nella fantastica isola di Utopia, un'isola il cui Stato fu fondato dal suo primo re, in cui non c'era la proprietà privata, non c'era commercio, non c'erano ricchi e poveri e in cui tutto il popolo era impegnato a lavorare la terra per sei ore al giorno.
In questa "società perfetta" vi erano anche piena tolleranza religiosa e libertà di parola, cose che nel periodo di San Tommaso Moro non furono molto praticate.
In questa "società perfetta" vi erano anche piena tolleranza religiosa e libertà di parola, cose che nel periodo di San Tommaso Moro non furono molto praticate.
Ora, questo "mondo perfetto" di Utopia non può esistere per un motivo molto semplice: le dinamiche umane.
Ogni uomo, infatti, è diverso dal suo prossimo.
Ogni uomo è altro rispetto al suo prossimo poiché ha una coscienza sua, sue ambizioni e sue capacità e nella sua vita compie un percorso che è diverso da quello compiuto dal suo prossimo.
Ogni uomo è figlio della sua storia e del suo pensiero.
Da qui vi è il fatto che l'idea di una società "perfetta" in cui i beni sono in comune, tutti la pensano allo stesso modo e in cui ci si vuole bene sempre sia umanamente irrealizzabile.
Per esempio, in una società reale c'è sempre un dissenso ed ogni persona deve avere la sua dignità.
Per esempio, in una società reale c'è sempre un dissenso ed ogni persona deve avere la sua dignità.
Lo stesso autore riconobbe ciò.
Ora, la riprova di ciò sta anche nel fatto che (per esempio) quelle ideologie novecentesche con cui si vollero proporre "mondi perfetti" fallirono miseramente.
Anzi, esse fallirono portando la gente nella miseria.
Pensiamo al nazismo, che visse con il mito di Thule e che in nome di quel mito portò il mondo alla guerra e fece morire tante persone innocenti.
Pensiamo al fascismo, che in nome del mito dell'Antica Roma (l'Utopia fascista) portò l'Italia alla dittatura e alla guerra.
Pensiamo al comunismo, che "in nome dell'eguaglianza", fece morire tanta gente innocente. Ove esso è ancora presente, fa morire ancora oggi tanta gente.
Anche nell'islamismo politico vi sono queste caratteristiche.
Anche nell'islamismo politico vi sono queste caratteristiche.
Letture come "Utopia" mi hanno fatto diventare quello che sono oggi, una persona che non crede nell'eguaglianza tra gli uomini perché fu il buon Dio stesso a farci tutti diversi tra noi.
E' anche grazie a San Tommaso Moro se oggi sono così.
Cordiali saluti.
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