Cari amici ed amiche,
condivido con voi questa nota che l'amico Vito Schepisi ha condiviso con me su Facebook, la quale è intitolata "La Macchina del fango":
"Mi era sfuggito l’editoriale su Il Giornale del 14 dicembre scorso di Alessandro Sallusti. Questi si soffermava su quella famosa casa di Montecarlo che ha trascinato l’ex leader del MSI e di AN Gianfranco Fini nell'oblio. Ho letto tra le righe scritte da Sallusti, uomo certamente poco incline ai toni politicamente corretti, il suo sfogo contro la "macchina del fango", quella vera che per difendere un qualsiasi interesse privato o politico non si fa mai scrupoli di travolgere chi si trova di mezzo. Gianfranco Fini nel 2010 da Presidente della Camera e da numero due del Pdl è stato la punta di diamante dell’ordito che maturava in alcuni ambienti italiani ed europei per far cadere il Premier in carica Silvio Berlusconi. Si sono avute numerose testimonianze in proposito, ed in mancanza di una magistratura al di sopra delle parti e capace di svolgere in autonoma il proprio mestiere, si spera che almeno la storia faccia chiarezza sull’opacità e sui risvolti illeciti di alcuni comportamenti. “Gianfranco Fini - scrive Sallusti - allora presidente della Camera, teleguidato da Giorgio Napolitano, stava organizzando e guidando il primo blitz per fare cadere il governo di Silvio Berlusconi.” Nel bel mezzo dell’azione di logoramento del Presidente del Consiglio in carica, per caso, come sostiene Sallusti, arriva l’informazione su quella casa di Montecarlo in uso al cognato del Presidente della Camera. Le prime indagini giornalistiche portarono così ad accertare che quell’appartamento, lasciato in eredità al MSI “per una giusta causa” dalla nobildonna Anna Maria Colleoni, fosse stato venduto (sottocosto) ad una società offshore (costituita nell’isola caraibica di Santa Lucia) che faceva capo allo stesso cognato di Gianfranco Fini. I fatti venuti alla luce in questi giorni rivelano intrecci ancora più inquietanti. Ci sono stati arresti e pesanti risvolti penali: basti pensare che tra i reati si fa strada l’associazione a delinquere e, in relazione all’approvazione di provvedimenti che agevolavano la diffusione del gioco d’azzardo in Italia, anche la corruzione. Un contesto che può definirsi di stampo mafioso. Il rischio che la notizia del coinvolgimento della terza carica dello Stato, in un’operazione dai contorni poco chiari, offuscasse e sgretolasse l’autorevolezza di chi si stava impegnando a far cadere Silvio Berlusconi, a quel tempo indusse i media e la politica italiana, magistratura compresa, a denigrare chi faceva emergere i fatti (per i quali solo ora Fini - che non può più nascondere nulla, né ha più il potere di ostacolare o sviare le indagini - si autodefinisce un “coglione”), anziché i responsabili di quella che poi si è rilevata una grossa operazione in cui si profilano i reati di associazione a delinquere, di corruzione, di riciclaggio e di evasione fiscale. Il Giornale diretto da Feltri e Sallusti al tempo dei fatti era diventato “la macchina del fango” perché le sue inchieste - che svelavano la parte emergente di un intrigo con risvolti criminali - diventava un ostacolo a quella vera “macchina del fango” montata da chi voleva liberarsi di un leader politico, Berlusconi, che vinceva le elezioni a discapito della cricca dei poteri forti e della burocrazia affaristico-politico-finanziaria europea e che aveva nel suo programma l’idea di liberare l’Italia dalla cuspide parassitaria che l’imbrigliava. E’ così comprensibile lo sfogo di un giornalista come Sallusti che all’epoca dei fatti aveva svolto il suo mestiere con onestà, anche a costo di rendersi antipatico e di privarsi della stima e del saluto di una classe dirigente (politici, media, istituzioni) incline ai modi del “politicamente corretto” ed in realtà complice dello sfacelo e della svolta autoritaria del nostro Paese. “Non pretendiamo scuse che da certi uomini non arriveranno mai – scrive Alessandro Sallusti - ma adesso zitti tutti e rispetto. La «macchina del fango» siete stati tutti voi”.
Vito Schepisi".
Condivido il senso delle parole di Vito.
L'ex-leader del Movimento Sociale Italiano e di Alleanza Nazionale ed ex-presidente della Camera dei Deputati Gianfranco Fini si è prestato ad un gioco che ha portato alla caduta di un Governo eletto democratico, per portare l'Italia a questa "democrazia monca", ad un inesorabile impoverimento e all'irrilevanza a livello internazionale.
Fini si è fatto "usare" per questo gioco perché credeva di raggranellare qualche successo per sé (magari la leadership del centrodestra) e invece oggi è ridotto ad essere un "politico messo in pensione forzatamente".
Quella politica in cui lui voleva fare carriera l'ha messo alla porta come un ospite indesiderato.
Fini non ha più il credito di nessuno.
Per noi, però, questa è una magra consolazione poiché nell'Italia di oggi vi è un grande sfacelo.
Cordiali saluti.
The Liberty Bell of Italy, una voce per chi difende la libertà...dalla politica alla cultura...come i nostri amici americani, i quali ebbero occasione di udire la celebre campana di Philadelphia nel 1776, quando fu letta la celeberrima Dichiarazione di Indipendenza. Questa è una voce per chi crede nei migliori valori della nostra cultura.
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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino
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Il peggio della politica continua ad essere presente
Ringrazio un caro amico di questa foto.
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