È una forma di saluto nata a Venezia, che affonda le sue radici nel concetto di schiavitù.
Nel VII secolo d.C. i Bizantini cominciarono le loro razzie nel territorio coincidente con l’attuale Macedonia abitato da Sclaveni (gli Slavi venuti a contatto con l’impero). Vi furono ingenti deportazioni, e il nome Sclavo assunse lentamente il significato di “schiavo”. Da una forma veneziana di ossequio del tipo “s’cia(v)o suo” (“sono schiavo suo”, cioè “sono ai suoi ordini”), abbreviato semplicemente in “s’cia(v)o”, nasce il nostro “ciao”, da cui è ormai sparita ogni forma di servilismo e si usa come saluto amichevole e assai confidenziale, incontrando o lasciando qualcuno.
Nel VII secolo d.C. i Bizantini cominciarono le loro razzie nel territorio coincidente con l’attuale Macedonia abitato da Sclaveni (gli Slavi venuti a contatto con l’impero). Vi furono ingenti deportazioni, e il nome Sclavo assunse lentamente il significato di “schiavo”. Da una forma veneziana di ossequio del tipo “s’cia(v)o suo” (“sono schiavo suo”, cioè “sono ai suoi ordini”), abbreviato semplicemente in “s’cia(v)o”, nasce il nostro “ciao”, da cui è ormai sparita ogni forma di servilismo e si usa come saluto amichevole e assai confidenziale, incontrando o lasciando qualcuno.
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