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giovedì 16 maggio 2019

L'Islam che annulla la persona

Sul numero 27 de "La Civetta", la rivista dell'Associazione Culturale "Pensiero e Tradizione" di Mantova, con cui collaboro, ho trovato un articolo di Flores Tovo che è intitolato "Islam e nichilismo".

Ne riporto questo stralcio, che reputo interessante e che commenterò:

"Alcuni grandi storici, come Dimitri Merezovskij e Max Gallo, ci raccontano che Napoleone Bonaparte, dopo la vittoria sui Mamelucchi sul campo Embabah, presso le Piramidi, entrasse trionfante pochi giorni dopo nella città del Cairo, il 24 luglio 1798, pensando che la via delle Indie fosse ormai aperta.
Inaspettatamente, il 17 agosto gli giunse la tremenda notizia della distruzione della flotta francese da parte dell'ammiraglio Nelson nella rada di Abukir presso Alessandria.
Non potendo più partire dall'Egitto, Napoleone allora progettò di arrivare alle Indie via terra, pensando di allestire, sotto la direzione degli ufficiali francesi, un grande esercito islamico. Ma per fare ciò  ritenne che lui stesso doveva dimostrare di essere fedele a Maometto. Per questo egli trascorse molti giorni a parlare di teologia coi bey del Cairo (principi vassalli dell'Impero Ottomano), cercando di convincerli che voleva farsi islamico, poiché era parere che Dio fosse uno e che la Trinità fosse una sciocchezza. Ma soprattutto amava dire che la Rivoluzione francese era l'Islam, in quanto essa incarnava la comunità intera della Francia, come l'Islam rappresentava tutta la comunità dei credenti dell'Impero Ottomano.
Napoleone ottenne l'appellativo di "sultano di fuoco" ma non fu comunque creduto come secondo inviato del Profeta. Poi, come si sa, dopo avere fallito un tentativo militare in Siria, abbandonò l'impresa, riuscendo a tornare in patria e fare quello che fece.
Ho riportato questo breve aneddoto, perché Napoleone (da genio politico qual era), colse chiaramente l'essenza della religione islamica, pur senza tanti studi e senza conoscere per davvero alcuna teologia, islamica o cristiana che fosse (di cui in realtà non gliene importava niente). Egli capì che codesta religione era profondamente comunitaria".

Com'è noto, io non sono favorevole all'Islam.
Non sono favorevole all'Islam, come cristiano e come conservatore-liberale.
Ora, è vero che l'Islam è una religione che mette al centro la comunità.
La mette al centro a tal punto che la persona è annullata.
Da cristiano e da conservatore-liberale,  io non sono favorevole a questo concetto perché i miei valori e la mia coscienza mi impongono di credere che al centro debba esserci la .persona e non la comunità.
Infatti, una comunità è fatta da persone, le quali, con i talenti che ognuna di esse ha, contribuiscono alla crescita della medesima.
Quindi, la persona è ciò che tiene in vita la comunità.
Senza la persona non può esserci la comunità.
Nell'Islam, la persona è annullata per la comunità.
Anzi, la persona è annichilita per la comunità.
Questa idea mi fa rabbrividire.e mi dà un'idea distorta anche di Dio.
Ora, a noi cristiani è insegnato che Dio ci lascia liberi perché liberi ci creò.
Avete mai letto la parabola del figliol prodigo?
Dio è onnipotente ma ci lascia liberi anche di sbagliare.
Nel contempo, egli è anche misericordioso.
Dio è questo perché per noi (cristiani) è Padre.
Nella preghiera che Gesù (Suo Figlio Unigenito) ci insegnò, noi chiamiamo Dio "Padre nostro".
Per l'Islam, invece, Allah (nome che in realtà non significa propriamente Dio ma "La divinità") è un padrone.
Inoltre, per noi cristiani, Dio si fece carne in Gesù Cristo, il quale morì di croce e risorse.
Per l'Islam, Dio si fece "carta" nel Corano, un libro che fu trasmesso da Maometto, il quale (secondo la tradizione islamica) avrebbe ricevuto la rivelazione dall'arcangelo Gabriele.
A differenza di Gesù Cristo, Maometto fu anche un capo militare che uccise e fece uccidere delle persone.
Da qui, si possono fare delle considerazioni.
Per noi cristiani, Dio si fece tangibile.
Se è onnipotente, Dio può anche incarnarsi.
Per l'Islam, Allah (o Dio) è presentato come una pura astrazione dal Corano e ritiene come segno tangibile solo la comunità.
La vita di quest'ultima è regolata dal Corano, il quale non è solo un libro sacro ma anche come codice giuridico vero e proprio.
Nel Cristianesimo, invece, l'uomo è un essere libero perché libero fu creato da Dio.
Di conseguenza, la comunità vive in funzione delle persone.
Nell'Islam avviene il contrario e qualcosa che è fatto da una persona della comunità che non è conforme al dettato coranico è visto come un male contro la comunità stessa e contro Allah.
Lo scrivo senza mezzi termini: questo mi fa rabbrividire.
Nell'Islam, per esempio, una persona che sceglie di farsi ebrea o cristiana rischia di essere bollata come "apostata" e rischia anche la vita, perché è scritto sul Corano.
Per una persona come me, questo è aberrante, com'è aberrante per chiunque ama una società autenticamente liberale.
Se una persona cambiasse fede, pur non condividendo la sua opinione, io la rispetterei.
Purtroppo, questa Europa ha scelto di rinnegare le sue tradizioni ispirate alla cultura greco-romana e giudaico-cristiana in nome del progressismo, il quale ha portato solo un grande nichilismo.
Con l'arrivo dell'Islam, molte europei vedono in quest'ultimo una "cura" contro l'attuale nichilismo.
In realtà, essi rischiano solo di consegnare ai posteri un'Europa meno libera.
Anzi, si rischia di passare da una situazione estrema ad un'altra, da una situazione di annullamento della comunità, in nome dell'individualismo più sfrenato, a quello dell'annullamento delle persone, sotto la mezzaluna, in nome di una comunità che si ritiene essere ispirata a principi divini ma che in realtà è solo qualcosa che nega la dignità delle persone, le quali furono create da Dio stesso come esseri liberi e con talenti.
Il rischio di un futuro così cupo mi mette i brividi.

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Ringrazio l'amico Morris Sonnino di questo screemshot de "Il Corriere della Sera".