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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

Il mio libro sul Covid

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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mercoledì 15 maggio 2019

La questione dello studio

Questa è una nota dell'amico e collaboratore Angelo Fazio:


"Se mi si permette, vorrei fare una riflessione che potrebbe sembrare poco ortodossa sulla cultura.

Penso che il sapere trasmesso nelle sedi accademiche sia molto spesso pieno di falle e non sempre gradevole per chi vuole sinceramente allargare i propri orizzonti culturali. Almeno quando l'allievo è trattato in modo eccessivamente draconiano.
Lungi da me delegittimare il ruolo delle Università. Anzi, io stesso sono laureato in Relazioni Internazionali e persino specializzato in geopolitica.
Tuttavia, con gli anni ho compreso che il sapere che si assapora meglio è quello che si interiorizza senza nulla volere in cambio, non quello che si deve indagare forzatamente, perché si sta preparando un esame.
L'idea di un professore che si comporta come un nuovo Compagno Berja, che ti punta un mitra e che ha potere di vita e di morte su di te, non è proprio il massimo. Non se puntiamo ad una formazione culturale genuina e amabile.
Esempio banale.
Un tale Giuseppe Rossi, studentello dell'Università di Paperopoli, sta preparando l'esame di Storia della mozzarella di bufala.
E il professore gli chiede di studiare una decina di libri grandi quanto un volume della Treccani e di scrivere una cinquina di elaborati.
Perbacco, in effetti sulla mozzarella di bufala c'è davvero tanto da dire!
Arriva il giorno dell'esame e lo studente lo supera brillantemente.
Ovviamente è felice, però poi cosa succede? Succede che, il giorno dopo, il nostro amico studentello avrà l'istinto di buttare i libri dalla finestra, e di mozzarella di bufala non vorrà più sentirne parlare, almeno per un corposo periodo dei tempi futuri.
Ecco il punto! Trattasi di un modo straordinario per allontanare una persona da un amore con la "A" maiuscola verso il sapere.
Proprio perché di amore si tratta!
E, come voi mi insegnate, il vero amore è quello che si offre senza nulla voler ricevere in cambio.
In questo caso, trovo molto bello e suggestivo l'esercizio di interiorizzare qualcosa solo perché la troviamo affascinante e basta. Non perché il Prof.Berja potrebbe bocciarci in sede di esame.
Vuoi mettere la soddisfazione di aver letto un bel libro o di aver visto un documentario ben fatto o un film carico di significati storici o attuali, e di averlo fatto senza secondi fini!
Questo sarebbe un modo puro di farsi una cultura, privo di qualsivoglia inquinamento!
Un modello di formazione culturale che io riterrei ideale ha delle caratteristiche ben precise.


1-Deve avere un livello equo di severità, perché con l'anarchismo non si va da nessuna parte.

2-Al tempo stesso deve essere soft e flessibile: obiettivo facilmente raggiungibile se non abbiamo ambizioni accademiche particolari.

3-Soprattutto non deve durare un periodo limitato in vista del conseguimento di un titolo, ma deve durare tutta la vita. Io sono un fan della formazione permanente"
.

Concordo con queste parole di Angelo ma (come si suol dire) voglio aggiungere un po' di sale alla minestra da lui preparata.
Il problema è molto semplice: si sta diffondendo l'idea secondo cui  "studiare non serve a nulla".
Questo è il problema.
Molti giovani studiano, si diplomano e (magari) si laureano ma poi non trovano uno sbocco professionale per i loro percorsi di formazione.
Io, per esempio, sono diplomato in chimica e biologia e sono specializzato come tecnico del controllo di qualità, sicurezza ed ambiente (nel corso in cui ho conseguito questa specializzazione ho fatto anche un po' di editoria e multimedialità, che facevano parte del programma) ma ad oggi mi trovo ad essere stagista presso un'azienda che tratta prodotti alimentari, in particolare pesce.
Qui sta il guaio.
Non sono scontento del lavoro.
L'azienda mi tratta bene ed io mi impegno.
Il fatto che lo stage abbia avuto una proroga è per me un riconoscimento e questo mi rende orgoglioso.
Però, è chiaro che il mio percorso di studi non abbia portato allo sbocco professionale ad esso consono.
Penso di avere il diritto di volere di più.
Purtroppo, sono tanti i giovani in queste condizioni.
Per questo, tanti giovani non terminano i loro percorsi di studi.
Vedendo emigrare o fare lavori che non gli competono coloro che si sono laureati prima di loro, essi vedono come più conveniente non studiare ma andare subito a lavorare.
Questo è un male per tutti.
Infatti, oltre a trovarci con delle generazioni future analfabete, ci troveremo con carenze di figure importanti, come i medici e gli ingegneri.
Bisogna cambiare il Paese, liberalizzando l'economia, in modo da fare tornare molti dei nostri cervelli fuggiti e per incoraggiare lo studio.
Certamente, serve anche il cambiamento dell'istruzione, che deve essere più selettiva.

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Ringrazio l'amico Morris Sonnino di questo screemshot de "Il Corriere della Sera".