Ne riporto questo stralcio:
"Il Salone del Libro di Torino, come stranoto, ha fatto parlare di sé per l’esclusione della casa editrice Altaforte, vicina al gruppo Casapound, che ha dato alle stampe un libro-intervista al ministro dell’interno Matteo Salvini. Mentre si discuteva del caso Altaforte, però, al Salone del Libro altri discutibili attori sfruttavano l’occasione per allargare le loro relazioni ed espandere le loro ideologie. Parliamo del regime iraniano: a Torino, infatti, tra gli stand, il vice direttore della Fiera Internazionale del Libro di Teheran – tale Ghader Ashena – ha incontrato il presidente del Salone del Libro Silvio Viale".
Concordo con queste parole.
In pratica, è stata esclusa una casa editrice vicina a Casapound mentre si è permesso a personaggi che di certo non sono stati migliori di fare ciò che hanno voluto.
Ricordo che quello iraniano è un regime criminale.
Visto che si è parlato tanto di "antifascismo" e di lotta all'antisemitismo, nemmeno gli esponenti del regime iraniano avrebbero dovuto essere presenti al Salone del Libro.
Purtroppo, sembra che il metro di giudizio di coloro che hanno organizzato e gestito il Salone del Libro non siano stati dello stesso avviso.
Evidentemente, per alcuni, la lotta all'antisemitismo è a corrente alternata.
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