ringrazio l'amico e collaboratore Angelo Fazio che mi ha portato all'attenzione un articolo del sito del Servizio d'Informazione Religiosa che è intitolato "“The Donald” e i cattolici, rapporto controverso. I richiami dei vescovi e le posizioni delle associazioni".
Ne riprendo un pezzo:
"Mentre divampano da Manhattan a Portland le manifestazioni che contestano il nuovo presidente, Donald Trump, i vescovi americani richiamano i cattolici all’unità e i nuovi eletti a spendersi per la gente più povera e indifesa. “Indipendentemente da chi si è votato, ora è il momento di ricordare che la forza della nostra Repubblica sta nella nostra unità, come cittadini e membri della sacra famiglia di Dio”, spiega monsignor Michael Burbidge, vescovo di Raleigh in Carolina del Nord. “Queste relazioni sono il fondamento della nostra società, ed è nostro dovere alimentarle. Nell’armonia ci può essere vero dialogo, lo scambio di opinioni può avvenire in modo fruttuoso”.
Rispetto e dignità. Le parole di Monsignor Burbidge riecheggiano quelle di monsignor Joseph Kurtz, presidente della Conferenza episcopale Usa. “Adesso comincia la responsabilità di governare nell’interesse comune”, ha scritto in una nota. “Non rimaniamo confinati all’interno delle prospettive di partito. Guardiamo il volto di Cristo nei nostri vicini, specialmente quelli con con cui non siamo d’accordo”.".
Prima di tutto, ringrazio Angelo.
E' sempre attento e mi dà sempre del buon materiale.
In secondo luogo, parlo della questione citate nell'articolo.
Io penso che la Chiesa debba essere sì l'associazione del dialogo e della concordia, perché essa insegna a vedere Cristo nel prossimo, ma deve anche dire dei "no".
Per esempio, nel difendere l'immigrazione clandestina non c'è nulla di cristiano, poiché un immigrato clandestino non può essere integrato e rischia di diventare un problema per la società.
Inoltre, la Chiesa ha il compito di difendere la famiglia e la vita.
Trump si sta muovendo in questa direzione.
Magari, alcune sue espressioni potrebbero essere discutibili ma nei contenuti Trump ha ragione.
Per esempio, Trump sta facendo battaglie pro-life, contro l'aborto e l'eutanasia.
Inoltre, sull'immigrazione clandestina mi viene da citare quanto accade qui da noi.
Lo faccio citando un articolo di Maurizio Tortorella su "Panorama" che è intitolato "Sedicenti profughi".
L'articolo riporta che dal gennaio 2012 allo scorso 30 settembre, l'Italia ha negato lo status di rifugiato a 112 mila migranti, stabilendo che non avessero alcun diritto, perché clandestini.
Quasi tutti i respinti hanno fatto ricorso in tribunale e, in attesa di sentenza, hanno ottenuto l'accoglienza, con un costo sulla nostra giustizia che si aggira tra i 50 ed i 60 milioni di Euro.
Ora, tutta questa gente non proviene da Paesi in cui ci sono guerre e grosse persecuzioni, come Iraq, Siria o certe zone della Nigeria, ma da Paesi tranquilli come Costa d'Avorio (ben 5.862), Guinea (4.441) e Ghana (3.628).
Non c'è niente di cristiano nel fare venire qui questa gente che non ha diritto di stare qui e che (con quello che fa) toglie soldi al nostro Paese, mentre ci sono tanti nostri concittadini che soffrono.
Non c'è niente di cristiano neppure nell'incoraggiare l'immigrazione clandestina, facendo salire delle persone su sgangherati barconi per fare loro attraversare il mare, con rischio di naufragi.
Da cattolico (praticante) io dico: "W Donald Trump!".
Trump ha riportato in auge il tema dell'immigrazione che deve essere visto con realismo e quello della difesa della vita dal suo concepimento alla sua fine.
Trump deve essere per noi un interlocutore di dovremo avere bisogno.
Cordiali saluti.
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