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domenica 20 novembre 2016

Referendum, la campagna finisce anche in procura

Cari amici ed amiche,

come riporta un articolo de "Il Giornale" che è intitolato ""Così Renzi compra i voti". E il caso finisce in procura".
"Fate votare Sì al referendum e Renzi farà arrivare un fiume di denaro in Campania".



Parola del governatore della Campania Vincenzo De Luca (nella foto) che martedì scorso ha incontrato un centinaio di sindaci del Partito Democratico e li ha invitati a fare propaganda a favore della riforma costituzionale, come aveva già raccontato il Fatto Quotidiano.

Un giochino, quello del premier Matteo Renzi, che finirà ora al vaglio dei pubblici ministeri, dal momento che il senatore leghista Roberto Calderoli ha deciso di presentare un esposto in procura per chiedere alla magistratura di attivarsi e verificare se ci sono fatti rilevanti a livello penale.

A prescindere dalle questioni giudiziarie, che (visto e considerato saranno trattate in procura da chi se ne intende) io ritengo che il premier Renzi si stia comportando davvero male.
Egli insulta chi gli si oppone, con termini come "gufi" e quant'altro.
Renzi dice che gli oppositori sono rappresentanti della vecchia ed inconcludente casta di politici.
Ora, se c'è un personaggio che rappresenta la casta di quella politica autoreferenziale e fatta per lavoro (e non per servizio) quel personaggio è Renzi.
Stamane, sul mio profilo Facebook, ho trovato questo commento ad una foto che ho postato:

"A me le riforme che sta facendo (e alcune le ha già fatte) questo Governo piacciono ed hanno un impatto positivo sugli Italiani laboriosi e chiaro che non piace ai bamboccioni e neppure hai nullafacenti, rischiano di trovarsi senza un alibi del perché non cercano lavoro".

Questo commento mi fa ridere.
Vi riporto un pezzo dell'articolo in questione, che è stato scritto da Antonio Rossitto:

"Da malpagato co.co.co. a riverito manager. L’ascesa lavorativa di Matteo Renzi è stata fulminea come la sua scalata a Palazzo Chigi. E si è portata dietro uno di quei privilegi che, a parole, il presidente del Consiglio aborrisce: dieci anni di generosi contributi previdenziali ottenuti in virtù della sola appartenenza alla vituperata casta. Una storia poco commendevole già ricostruita nei mesi scorsi dal Fatto Quotidiano.

Si può riassumere così: Renzi rimane un semplice collaboratore coordinato continuativo della Chil, l’azienda di famiglia, senza diritto a pensione né Tfr, fino al 24 ottobre 2003. Dopo tre giorni da disoccupato, viene riassunto dalla stessa società come dirigente. Ma l’azienda si caricherà solo per pochi mesi gli oneri di cotanto figlio. Perché lo scatto di carriera, guarda caso, avviene il 7 novembre 2003, alla viglia dell’ufficializzazione, già ventilata dai giornali, della candidatura alla guida della Provincia di Firenze. La scontata elezione avviene sette mesi più tardi: il 13 giugno 2004. Da quel giorno, per cinque anni, l’amministrazione versa gli oneri pensionistici di quella promozione tanto tempestiva quanto inusuale. Eletto sindaco nel 2009, godrà dello stesso privilegio fino al febbraio 2014, quando diventa presidente del Consiglio. Solo due mesi dopo, il 22 maggio del 2014, pressato dai giornali, annuncia le sue dimissioni dalla Chil
".


In pratica, Renzi ha non ha mai lavorato, se non sporadicamente e, stando all'articolo di Rossitto, per dieci anni, egli è rimasto sul groppone di un sistema previdenziale che, rivela uno studio dell’OCSE appena pubblicato, pesa per quasi un terzo sul totale delle uscite dello Stato: la peggior percentuale tra i paesi industrializzati. La colpa è stata anche delle inesauribili arti di azzeccare i garbugli degli italiani. Tra queste si potrebbe annoverare anche quella del capo dell’esecutivo: a beneficiare del suo avanzamento professionale sono stati infatti solo i versamenti pensionistici al premier. L’entità di questi oneri non è però stata mai definita in cifre. Le ripetute interrogazioni dei consiglieri dell’opposizione in Comune di Firenze hanno ricevuto solo risposte evasive. Stessa sorte per la richiesta promossa alla Camera dei Deputati dal Movimento 5 stelle.
Se fossi nella persona che ha scritto quel commento sulla foto che ho postato su Facebook mi informerei meglio e peserei le parole.
Inoltre, io sono contro la "riforma" costituzionale di Renzi ma non mi sento un "bamboccione".
Non sono un "bamboccione". 
Nelle occasioni di lavoro che ho avuto ho sgobbato.
Per dirla in gergo, mi sono fatto un deretano grosso come un palazzo, per non ricevere nulla.
Io ho tutto il diritto di essere arrabbiato.
Renzi ha fatto solo politica.
Egli è un politico di professione, come ha ribadito oggi il presidente Berlusconi.
Come può un politico di professione come Renzi combattere quella "casta" di politici di professione che egli dice di volere combattere?
Cordiali saluti.



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Ringrazio l'amico Morris Sonnino di questo screemshot de "Il Corriere della Sera".