leggete l'articolo scritto da Stefano Filippi su "Il Giornale" che è intitolato "La guerra santa in nome di Dio, alle spalle del Papa".
Dell'articolo, io riporto questo stralcio:
"SCAMBIO DI RUOLI
In nome della fedeltà alla tradizione si attacca il custode e garante del «depositum fidei»: il Papa. È una contraddizione curiosa. Questi ambienti se la prendono con papa Francesco contrapponendolo a Benedetto XVI benché il vero rivoluzionario sia quest'ultimo: senza le dimissioni di Ratzinger, Bergoglio sarebbe ancora a Buenos Aires. Al tempo di Wojtyla e Ratzinger, dai conservatori partivano accuse di insubordinazione verso chi contestava il Papa anticomunista, il «pastore tedesco» della fede, le censure alla teologia della liberazione e la difesa dei «valori non negoziabili». E si taceva invece su iniziative come le preghiere interreligiose di Assisi, le visite alle moschee, le aperture ecumeniche. Il Papa è il Papa e non si discute. Ora il campo è rovesciato, quanti chiedevano obbedienza adesso disobbediscono e pretendono di insegnare al pontefice che cos'è la vera tradizione fissando loro il limite oltre il quale il successore di san Pietro va considerato eretico e traditore.
Ma per queste frange è corretto parlare di fondamentalismo, sinonimo di un'intolleranza sanguinaria più che verbale? A proporre il concetto è stato uno dei più autorevoli sociologi delle religioni, il professor Massimo Introvigne. Ha individuato questa categoria per identificare le frange tradizionaliste che contestarono il presunto «modernismo» dei papi Leone XIII e Pio XI, e per quanti successivamente se la sono presa con il Concilio e i pontefici degli ultimi cinquant'anni. «Il fondamentalismo spiega Introvigne è nato nella seconda metà dell'800 in ambito cristiano, nel protestantesimo, e solo un secolo dopo è stato applicato all'islam. Gli ambienti conservatori erano orgogliosi di quel titolo, prodotto da una reazione al nuovo e dal desiderio di tornare alle origini. Un'idea di purezza ed essenzialità legata al principio Sola scriptura: vale unicamente ciò che è scritto nei testi sacri».
Il cattolicesimo però non è Sola scriptura, non è una religione del libro ma l'incontro con un uomo, Gesù di Nazaret. Non è una forzatura parlare di fondamentalismo? Risponde Introvigne di no: «Se i fondamentalisti protestanti si richiamavano alla lettera della Bibbia, i cattolici si rifanno alla Tradizione. Cristo non ha scritto una riga, non ha lasciato libri ma successori, persone vive, in carne e ossa: gli apostoli e i papi. Sono il pontefice e i vescovi uniti a lui che definiscono cosa sia la tradizione oggi. Il fondamentalismo cattolico impugna la tradizione contro il Papa. O meglio, un'idea prefissata di tradizione».
LE ACCUSE
Sembra un dibattito teologico per iniziati. Non lo è più da quando lo stesso papa Francesco ha fatto proprio questo concetto. Ne ha parlato nel 2014 in un'intervista al quotidiano spagnolo La Vanguardia: «Nelle tre religioni abbiamo i nostri gruppi fondamentalisti, piccoli rispetto a tutto il resto. Un gruppo fondamentalista, anche se non uccide nessuno, anche se non picchia nessuno, è violento». Concetto ripreso più volte, l'ultima a luglio nel ritorno dalla Polonia: «Anche noi abbiamo i nostri fondamentalisti».
A chi si riferiva? Francesco non l'ha specificato. Magari intendeva le voci critiche «storiche»: i nemici del Concilio, i sedevacantisti, i lefebvriani e quanti lo considerano un antipapa al pari dei pontefici dopo Pio XII. Ma Introvigne si dice preoccupato piuttosto dalla «realtà più diffusa e informale di persone che non aderiscono a questi gruppi, vanno a messa nella loro parrocchia o alla messa tradizionale in latino, ma sviluppano, divulgano o assorbono posizioni fondamentaliste».
Il sociologo ha sintetizzato le sue idee in un lungo colloquio con la rivista culturale online Lanuovaeuropa.org la quale si occupa dell'ortodossia russa e conosce bene le fazioni fondamentaliste e antiecumeniche che, per esempio, considerano eretico il patriarca Kirill per l'incontro a Cuba con papa Francesco. Il web-periodico si è chiesto se la paura del nuovo, il sentirsi minacciati possa riguardare anche i cattolici. All'intervista con Introvigne Lanuovaeuropa.org ha fatto seguire una mappa dettagliata del «fondamentalismo diffuso» ripresa da altri giornali.
Apriti cielo. La suscettibilità di questi gruppi è esplosa sui social network e sui blog con accuse e perfino insulti verso gli autori dei saggi, in realtà scritti senza toni polemici né acrimonie. Reazione che farebbe pensare a un nervo scoperto. Le punte più oltranziste di questa contestazione antipapale non si limitano a parlare di «resistenza» al magistero di Francesco, ma lo accusano apertamente di essere traditore (come quando ha celebrato i 500 anni della Riforma di Lutero) ed eretico, con l'esortazione apostolica dopo il sinodo sulla famiglia.
Così, per esempio, a proposito del clamoroso appello di quattro cardinali a chiarire presunte ambiguità dell'Amoris Laetitia, il sito Corrispondenzaromana.it scrive: «Circola in Vaticano ed è attentamente studiato da teologi e prelati lo studio di Arnaldo Xavier da Silveira, Ipotesi teologica di un Papa eretico, pubblicato dall'editore Marco Solfanelli di Chieti. L'iniziativa dei quattro cardinali si inserisce in un processo di resistenza che si allarga ed è solo alle sue prime fasi. Ne vedremo gli sviluppi nei prossimi mesi». Quasi il preannuncio di una scissione.
NUOVO SCISMA?
L'insistenza bergogliana sulla misericordia, che pure è il cuore dell'insegnamento di Gesù, viene contrapposta alle tavole della legge. Il viaggio in Svezia e le aperture ai divorziati risposati sono stati come il drappo rosso per un toro. Per Introvigne si tratta comunque di correnti minoritarie, inversamente proporzionali all'eco che suscitano sul web: «Anzi, mi stupisce il loro scarso successo. All'epoca del Concilio Vaticano II avvennero vere rivolte contro le novità liturgiche e dottrinali, culminate nello scisma di monsignor Lefebvre. Qui non avverrà nulla del genere. Sono professionisti del web che sanno come farsi sentire».
Ma nelle ultime settimane s'è verificato un salto di qualità. La lettera dei quattro cardinali, uno dei quali non esclude un atto di «correzione» per il Papa, è clamorosa. La facoltà di assolvere dal gravissimo peccato di aborto estesa a tutti i preti (e non più esclusiva dei vescovi) è suonata a molti come l'ennesima scivolata del Papa verso il lassismo morale e la svendita della fede, altro che Vatileaks. In un'intervista all'Avvenire, il quotidiano dei vescovi, Bergoglio ha risposto così: «Alcuni continuano a non comprendere, o bianco o nero, anche se è nel flusso della vita che si deve discernere». Certi rimproveri «sono fatti con spirito cattivo per fomentare divisione. La Chiesa non è un campo di calcio che cerca tifosi». E a ogni buon conto, le critiche «non mi tolgono il sonno».".
In primis, in quello che è stato fatto da Papa Benedetto XVI, quando si è dimesso, non c'è stato niente di rivoluzionario.
Ricordo che altri prima di lui si dimisero.
Ricordo il caso di San Celestino V Papa (tra il 1209 ed il 1215-1296) che fu eletto Papa il 29 agosto del 1294 e si dimise il 13 dicembre dello stesso anno.
Un Papa può dimettersi.
Ci furono anche casi di Papi deposti.
Cito come esempio il caso del cardinale Baldassarre Cossa (1370-1419) che fu eletto Antipapa contro Papa Gregorio XII (1335-1417) nello Scisma d'Occidente (1377-1417). Papa Gregorio XII si dimise nel 1415, con il Concilio di Basilea-Costanza (1414-1418).
Ora, quello che vedo io oggi (e lo tocco con mano) è una grande confusione dentro la Chiesa.
Usando un'espressione del grande professore Plinio Correa de Oliveira (1908-1995), la Chiesa di oggi sembra un campo di battaglia in cui varie correnti si scontrano.
Usando un'espressione del grande professore Plinio Correa de Oliveira (1908-1995), la Chiesa di oggi sembra un campo di battaglia in cui varie correnti si scontrano.
La situazione sembra quella che ci fu prima della Rivoluzione francese del 1789.
In quel periodo ci fu uno scontro tra giansenisti, gesuiti, molinisti, ordine francescano, ordine agostiniano ecc.
Ci furono anche i giurisdizionalismi dei monarchi degli Stati europei cattolici, che volevano controllare le Chiese locali.
Pensiamo al gallicanesimo in Francia e al giuseppinismo nel Sacro Romano Impero.
Pensiamo al gallicanesimo in Francia e al giuseppinismo nel Sacro Romano Impero.
Questa conflittualità distrasse tutti dal pericolo che divenne veramente concreto con la Rivoluzione francese.
Oggi, si vede la stessa identica situazione.
Mentre le varie correnti dentro la Chiesa litigano, il laicismo sempre più aggressivo sta minacciando la cattolicità.
Questo è pericoloso.
Cordiali saluti.
Condivido il suo giudizio, sorvolo sull'articolo che dà il voltastomaco come i lecca calzini, se si pensa alle infamie pubblicate e agli insulti e diffamazioni personali contro il predecessore da parte di tutti i media, francamente mi viene voglia di mandarli a......la chiesa cattolica non esiste più dalla Révolution, adesso si spostano le macerie per qualche dollaro in più e per i tanti CEO in visita ad limina dal vdr, fino a 4 anni fa si conservava o si tentava di conservarne una facciata, se non barocca, almeno romanica......assisto con un po' di fastidio alla solenne beatificazione di San Fidel Ruiz......a quando l'Ernesto?
RispondiEliminaCalma! La Chiesa cattolica esiste ancora. E' solo fortemente accidentata.
RispondiEliminaPensiamo ai numerosi cattolici pro-life e pro-famiglia.
Resistette alla Rivoluzione Francese. Resisterà anche stavolta.
Certo, la Chiesa Cattolica esisterà sempre, infatti io ho parlato di chiesa.
RispondiEliminaLe porte degli Inferi non prevarranno.
RispondiElimina