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giovedì 24 novembre 2016

Referendum, l'Economist smentisce i profeti di sventura

Cari amici ed amiche,

come riporta "Il Giornale", la rivista economica internazionale "Economist" smentisce i "profeti di sventura", quei giornali italiani ed esteri che scrivono di crisi economiche molto gravi in caso di vittoria del "No" al referendum che ci sarà il 4 dicembre qui in Italia.

Riprendo le parole dell'articolo de "Il Giornale":

"Il mondo della finanza sembrava compatto nell'agitare lo spauracchio del tracollo nel caso in cui gli italiani il prossimo quattro dicembre boccino le riforme costituzionali messe a punto dal governo Renzi.



Ma finalmente c'è una voce dissonante che rompe il tabù. E lo fa con un lungo articolo che lascia ben pochi dubbi a partire già dal titolo: "Perché l'Italia dovrebbe votare No al referendum", scrive oggi l'Economist. "Questo giornale ritiene che gli italiani dovrebbero votare no", si legge nell'editoriale a corredo di un servizio sulla situazione politica italiana nel numero di questa settimana, "La modifica alla costituzione promossa da Renzi non affronta il problema principale, cioè la riluttanza dell'Italia a fare le riforme, e offende i principi democratici. A cominciare dal Senato che non sarà eletto. Al tempo stesso la legge elettorale che Renzi ha fatto approvare per la Camera conferisce un potere immenso a qualunque partito che consegua una maggioranza nella camera bassa e, attraverso diversi meccanismi, garantisce che il più grande partito comanderà con il 54% dei seggi mentre il primo ministro avrebbe un mandato per i prossimi cinque anni
".".

Sono d'accordo con quanto scritto ma aggiungo un punto: la legge elettorale che entrerebbe in vigore con la "riforma" costituzionale, se vincesse il "Sì", farebbe costare di più le elezioni, per via del ballottaggio.
Tenete conto del fatto che qui in Italia nessun partito arrivi a prendere il 40% dei voti, la soglia che eviterebbe il ballottaggio se fosse evitata, ai sensi della suddetta legge elettorale, detta "Italicum".
La legge elettorale dice chiaramente di non prevedere premi di maggioranza per le coalizioni.
Quindi, con questa legge i ballottaggi diventerebbero inevitabili.
Ora, ricordo che, per esempio, votare costa allo Stato.
Allestire i seggi e convocare i presidenti e gli scrutatori di questi ultimi costa. .
Sia chiaro, gli scrutatori ed i presidente di seggio non guadagnano migliaia di Euro. Si prenderanno ad occhio e croce 100 Euro o anche meno. Lo so per esperienza.
Però, i seggi sono tanti ed ogni seggio ha un presidente ed un certo numero di scrutatori. 
Quindi, votare costa. Questi costi ci stanno. 
Votare due volte costa di più e forse questo è un eccesso. 
Inoltre, qui in Italia i ballottaggi sono previsti per i Comuni con più di 15.000 abitanti.
Di norma, nei ballottaggi l'affluenza alle urne è inferiore (e di molto) rispetto a quella nel primo turno.
Quindi, se passasse questa "riforma", con l'"Italicum" si rischierebbe di dare ben 340 deputati ad un partito che prenderebbe anche solo il 15% dei voti reali.
Quindi, con i ballottaggi, i costi della politica aumentano e la rappresentatività delle forze politiche in Parlamento sarebbe in pericolo.
Cordiali saluti.



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