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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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venerdì 18 novembre 2016

Io non credo nei sondaggi ma...

Cari amici ed amiche,

sono anni che tratto la politica e penso di avere già visto molto.
Una cosa che ho imparato è che i sondaggi non sempre dicono il vero.
Penso a quanto accadde nel 2006, quando alle elezioni politiche qui in Italia il centrosinistra era dato per vincente in modo netto ma poi vinse con solo 24.000 voti in più del centrodestra alla Camera dei Deputati e con il voto estero al Senato, in cui i voti presi qui in Italia erano meno di quelli presi dal centrodestra.
Anche queste ultime elezioni americane dimostrano che i sondaggi non sempre dicono il vero.
Però, il fatto che il premier Matteo Renzi e le sue "riforme" costituzionali piacciano sempre meno non è una questione di sondaggi.
Come riporta "Il Giornale", secondo l'istituto Ipsos (per conto de "Il Corriere della Sera") è il vantaggio del No sul Sì appare netto: 55% a 45%. Per quel che riguarda l’incertezza, il dato è del 13% del totale elettori, risultante dal 6,4% che si dichiara indeciso più il 6,6% che potrebbe cambiare idea. E le cose per Renzi sembrano mettersi male anche dando uno sguardo ad altre rilevazioni. Secondo il sondaggio condotto nei giorni scorsi da Demos per Repubblica, ha raggiunto il 41%, mentre il Sì è sceso al 34%. La distanza è, dunque, di 7 punti, mentre il mese scorso era di 4. E in settembre di 8, ma a favore del Sì. In due soli mesi, dunque, le posizioni si sono decisamente invertite. E il No ha recuperato ben 15 punti. Se si guarda al sondaggio pubblicato da "La Stampa" la musica non cambia: il No è in vantaggio e si attesta al 54 per cento, mentre il Sì è al 46 per cento. Di fatto gli annunci di Renzi delle ultime settimane e le continue promesse su tutti i fronti, dal Fisco al lavoro, dalle pensioni alle infrastrutture pare non abbiano avuto alcuno effetto sull'orientamento di voto degli italiani. Insomma la strada verso il 4 dicembre per Renzi comincia a farsi in salita e non sono esclusi colpi di scena già dal 5 dicembre.
Ripeto, io non credo ai sondaggi però qui c'è qualcosa di più.
Che qui in Italia ci sia un malessere è vero.
Io giro varie aziende (per cercare lavoro) e sento tanti imprenditori che sono scontenti e che non ce la fanno ad arrivare a fine mese.
Vedo anche tanti cancelli di aziende che oggi sono chiusi.
Vedo tanti capannoni abbandonati e con l'erba alta intorno.
Renzi che fa?
Renzi fa tante promesse che non mantiene, un po' perché non vuole (o meglio se ne frega, visto che a lui interessa il consenso) un po' perché non è in grado di mantenere ciò che dice perché molte delle sue promesse non sono sostenibili.
Mi viene in mente l'Autostrada A3 Napoli-Salerno-Reggio Calabria.
Renzi ha detto che essa sarà ammodernata entro il 22 dicembre.
Peccato, però, che alcuni tratti della stessa (tra cui quello compreso tra Cosenza ed Altilia, che è uno dei più pericolosi) non sarà ammodernato.
Renzi ha fatto del referendum sulle "riforme" costituzionali che ci sarà il 4 dicembre un plebiscito su sé stesso?
Vi ricordate di quando ha detto: "Se vincerà il "No", io mi dimetto"?
Ora, si è rimangiato la parola, dato che ha capito che il "No" rischia veramente di vincere.
Oltretutto, queste "riforme" sono sbagliate.
Pensiamo al Senato "riformato" che non sarà più elettivo e che sarà costituito da consiglieri regionali i sindaci messi lì dalle Regioni.
Pensiamo anche alla confusione che questa "riforma" porterà.
Per esempio, le regioni a statuto speciale continueranno ad avere la loro autonomia ma rischieranno di non essere rappresentate in Senato per via di alcune norme dei loro statuti) mentre le Regioni a statuto ordinario avranno la loro rappresentanza in Senato ma perderanno la loro autonomia e saranno tartassate.
Questo inficia il principio di sussidiarietà.
In poche parole, regioni come Trentino Alto Adige e Sicilia potranno tenersi i loro soldi (anche se i loro abitanti continueranno a non stare bene, se si pensa, ad esempio, al fatto che in Trentino-Alto Adige ci sia la spesa pubblica più alta) mentre regioni come la Lombardia e Veneto saranno tartassate.
Non si sarebbe potuto fare un vero federalismo con le stesse autonomie per tutte le regioni?
Insomma, questa "riforma" sarà un grande casino.
Se passerà questa "riforma", le regioni a statuto ordinario saranno in Senato ma perderanno le loro autonomie e saranno tartassate mentre quelle a statuto speciale manterranno le loro autonomie ma saranno fuori dal Senato.
Inoltre, i nuovi senatori non avranno vincolo di mandato territoriale.
Ergo, essi faranno gli interessi dei loro partiti e non quelli delle regioni da cui proverranno.
Come ho scritto ieri, questa "riforma" è stata scritta con il deretano.
Renzi ha sbagliato e dovrà pagarne le conseguenze.
E' ora che lui si prenda le responsabilità di ciò che ha fatto.
Cordiali saluti.

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Ringrazio un caro amico di questa foto.