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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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lunedì 4 gennaio 2016

Certe cose non vanno sottovalutate

Cari amici ed amiche,

leggete l'articolo scritto da Carlo Panella su "Il Foglio", il quale è intitolato "Perché questo Papa è così timido con gli attacchi dell’islam".
Dell'articolo riporto questo stralcio:

"Non stupisce la timidezza di Papa Francesco a fronte della sanguinaria marea montante del Califfato. E’ coerente con mezzo secolo e più di equivoci ed errori della chiesa, e delle chiese, nei confronti del mondo musulmano. Un fraintendimento radicale dal doppio volto, politico e teologico. E quel che più stupisce e pesa è di sicuro il secondo.

Lungo 50 anni di dialogo interreligioso infatti, la chiesa ha deciso di ignorare il profondo legame teologico che unisce i paciosi ulema dei suoi tanti convivi interconfessionali – in primis i sauditi – ai feroci miliziani dello Stato islamico di oggi. Legame che ha un doppio riferimento, non a caso mai citato: Mithaq e Corano increato.



Il primo, il “patto primordiale”, ha un effetto devastante perché stabilisce che l’islam è la religione naturale dell’uomo. Nessun mistero della Fede, nessun libero arbitrio, nessuna “scelta”. Si nasce musulmani e monoteisti, ma genitori cristiani ed ebrei fanno deviare dalla Fede connaturata. Il Corano predica il monoteismo non soltanto come tradizione primordiale dell’umanità, ma come radicato nella pre-eternità dell’uomo per volontà indiscutibile di Allah. Prima ancora della sua nascita, l’uomo è già monoteista. Nasce musulmano per natura, affermano la tradizione e i teologi. Di conseguenza, l’infedeltà al monoteismo è vista come uno spergiuro. E idolatri e da combattere con la spada sono i cultori dei santi cristiani, dei 12 imam sciiti e del fuoco zoroastriano degli yazidi.




Questo è il legame profondo che unisce il jihadista dello Stato islamico, che crocifigge cristiani, a Hassan al Turabi, il teologo sudanese che fece impiccare Mohammed Taha per apostasia e che fu portato dalla Curia a stringere la mano di Papa Wojtyla. Un legame che unifica la teologia del Califfato osceno dello Stato islamico a quella del confinante regno saudita e wahabita, dove vieni arrestato se solo porti al collo un crocefisso ed è proibita ogni manifestazione di fede cristiana.



Ma non basta: se si intreccia il “patto primordiale” con il secondo dogma fondante del Corano increato è ben arduo convincere il miliziano del Califfato a scegliere più dolci maniere. Questo secondo dogma – di cui mai né Hans Küng, né il cardinale Martini, né i teologi di Sant’Egidio si sono occupati o preoccupati, non a caso – comporta la proibizione assoluta a qualsiasi esegesi del Libro. Questo perché, essendo incarnazione, materializzazione eterna del Verbo (quasi fosse il Cristo) il Corano preesiste all’uomo e vivrà oltre la Fine del Tempo. Conseguenza ovvia: Ratisbona. Fede e ragione non possono contemperarsi perché la seconda non può commettere il peccato luciferino di interpretare il Verbo. Dunque se il Corano definisce gli ebrei “porci e scimmie”, così è. Se il Corano accusa ebrei e cristiani di “avere tradito il Libro e ucciso i Profeti”, così è e vanno puniti in eterno
.".

Ora, esprimo un mio breve parere.
L'articolo in questione riporta cose (purtroppo) vere.
Una certa parte delle Chiese cristiane (non parlo sono della Chiesa cattolica, di cui faccio parte) ha commesso un grave errore di valutazione.
E' stato commesso l'errore di avere equiparato l'Islam all'Ebraismo e al Cristianesimo.
Ora, un ebreo che sceglie di diventare ancora più ebreo che farà?
Andrà di più in sinagoga, si farà rabbino o andrà a fare l'aliyah in Israele.
Di sicuro, non farà del male a nessuno.
Un cristiano che si vuole fare più cristiano che farà?
Andrà in chiesa più spesso, si farà sacerdote (o pastore, se è protestante) o andrà a farsi un pellegrinaggio a Gerusalemme.
Di sicuro, non farà male a nessuno.
Un musulmano che vuole farsi più musulmano che farà?
Qui le cose possono essere diverse.
Si farà crescere la barba e andrà di più in moschea.
Fin qui, egli non fa male a nessuno.
Però. egli rischia di diventare un violento (quindi un terrorista) proprio per i motivi esposti dall'articolo.
Nell'Islam non è prevista l'esegesi del Corano e nel Corano ci sono espressioni in cui si parla di una fede imposta con la forza.
Nel Corano, gli ebrei vengono definiti "porci e scimmie" e noi cristiani siamo definiti "idolatri".
Quindi, gli ebrei e noi, agli occhi del Corano (preso alla lettera),  siamo "miscredenti da distruggere".
Questo è ignorato da una parte delle Chiese cristiane.
E' una cosa trasversale che riguarda tutte le Chiesa cristiane (cattolica, ortodossa, protestanti ed anglicana).
Le Chiese sono spaccate al loro interno tra chi dice che con l'Islam si può dialogare sempre, che l'Islam è eguale all'Ebraismo e al Cristianesimo e che tra Islam e terrorismo non c'è alcun legame e chi invece dice che c'è un problema.
Questo rischia di creare problemi alla cristianità.
Cordiali saluti.


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