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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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mercoledì 18 febbraio 2015

CARNEVALE


A CARNEVALE OGNI SCHERZO VALE
Il termine Carnevale viene dal latino “carnem levare”, cioè “eliminare la carne,” perché indicava l’ultimo banchetto che si teneva il Martedì grasso prima del Mercoledì delle Ceneri; quest’ultimo giorno segna l’inizio del periodo di astinenza e digiuno della Quaresima.
Nel Medioevo durante il Carnevale si poteva indossare una maschera per nascondere il volto ed erano permesse eccentricità e trasgressioni di ogni tipo da cui il detto “a Carnevale ogni scherzo vale”. La tradizione era già in uso nell’antica Roma dove si festeggiavano i Saturnalia, feste in onore di Saturno, che celebravano l’arrivo imminente della primavera. I festeggiamenti, tipicamente popolari, in periodo tardo medievale e rinascimentale entrarono anche nelle corti di tutta Europa con forme più raffinate legate al teatro, alla danza e alla musica. Così anche i nostri personaggi della Commedia dell’Arte sono diventati protagonisti del Carnevale, rappresentando nei teatri (e non solo) la parte divertente dei difetti umani.

PULCINELLA
Pulcinella è la maschera di Napoli, forse la più celebre e la più antica. Il personaggio pare abbia origine nell’antica Roma e si ispira a due figure delle atellane (rappresentazioni teatrali diffuse a Roma intorno al 550 a.C.). I due erano Maccus e Bucco; l’uno vivace e spiritoso, l’altro ruffiano e fanfarone. In Pulcinella convivono entrambe le personalità. Il nome del nostro amico potrebbe derivare dal latino “pullus” “gallinaceus”, così venivano chiamati i suoi predecessori romani per la loro attitudine a parlare con voce stridula a imitazione degli uccelli.
Nonostante le sue antiche origini, la fama di Pulcinella venne offuscata per lungo tempo fino a risorgere nel ’500 con la Commedia dell’Arte. Come le molte altre maschere nostre amiche, anche Pulcinella è sempre affamato e per procurarsi gli amati maccheroni è disposto a tutto: mentire, rubare, imbrogliare e prendere bastonate. I ruoli attribuiti a Pulcinella sono molti, da servo a padrone, da capitano a magistrato, da vecchio a falegname. È di poche parole ma incisive, i suoi movimenti sono lenti anche se gesticola parecchio.

Il suo ideale di vita è “il dolce far niente”. Indossa un’abbondante camicia bianca e pantaloni larghi, anche questi bianchi. Un cinturone nero in vita evidenzia la pancia prominente e in testa indossa un cappello sempre bianco. Sul viso porta una maschera nera con rughe e naso aquilino. Nonostante la tipicità italiana di questa maschera, Pulcinella ebbe un successo internazionale e assorbì i caratteri dei vari luoghi visitati dove gli attribuirono anche nomi locali.



RE CARNEVALE

Re Carnevale, sovrano forte e potente, governava un vasto regno con saggezza e somma giustizia. Le porte del suo palazzo erano sempre aperte e chiunque poteva entrare nelle cucine della reggia, fornite di cibi prelibati, e saziarsi a volontà. Ma i sudditi, invece di rallegrarsi di avere un sovrano così generoso, approfittarono del suo buon cuore e a poco a poco si presero tanta confidenza, da costringere il povero re a non uscire più dal suo palazzo per non essere fatto oggetto di beffe e insulti. Egli allora, si ritirò in cucina e lì rimase nascosto, mangiando e bevendo in continuazione. Ma, un brutto giorno, era sabato, dopo essersi abbuffato più del solito, cominciò a sentirsi male. Grasso come un pallone, il volto paonazzo e il ventre gonfio, capì che stava per morire; la sua ingordigia lo aveva rovinato. Tutto sommato era felice per la vita allegra che aveva condotto, ma non voleva andarsene così, solo, abbandonato da tutti, proprio lui, il potente Re Carnevale. Si ricordò allora di avere una sorella, una bella donnina fragile, snella e un po’ delicata, (eh sì… era davvero diversa quella sorella di nome Quaresima!) che lui, un giorno, aveva cacciato di corte. La mandò a chiamare e lei, generosa, accorse; gli promise di assisterlo e farlo vivere altri tre giorni: domenica, lunedì e martedì, ma in cambio pretese di essere l'erede del regno. Re Carnevale accettò e passò gli ultimi tre giorni della sua vita divertendosi il più possibile. Morì la sera del martedì e sul trono, come precedentemente avevano stabilito, salì Quaresima; ella prese in mano le redini del regno e governò il popolo con leggi severe, ma in fondo benefiche.


1 commento:

  1. C'era anche un altro motivo del nome.
    Il termine "carnem levare" deriva anche dal fatto che in passato non si potessero conservare le carni che rimaste durante verso la fine periodo invernale.
    Proprio perché sarebbe iniziata la Quaresima, quelle carni sarebbero andare perdute.
    Anche da qui nacque il Carnevale.

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