leggete l'articolo del sito "RTV San Marino" che è intitolato "Lavoro: 1 giovane su 10 rifiutato a causa del proprio profilo social network".
Come se non bastassero la crisi economica e gli scarsi investimenti, molti giovani non trovano lavoro per via di ciò che essi pubblicano sui social network.
A dirlo è uno studio statunitense della compagnia On Device, secondo il quale in media 1 giovane su 10 tra i 16 e i 34 si dice consapevole di essere stato rifiutato da un datore di lavoro a causa della propria attività sui social network – come, ad esempio, qualche like politicamente scorretto o qualche immagine imbarazzante pubblicata a tradimento dagli amici dopo una festa a base di alcol.
Ora, io esprimo il mio pensiero.
Certamente, si deve stare attenti a ciò che si pubblica su social network, come Twitter e Facebook.
Non bisogna mai pubblicare contenuti offensivi contro le altre persone o che possono turbare queste ultime.
In secondo luogo, però, le aziende non possono giudicare idoneo al lavoro o meno un candidato basandosi solo su ciò che pubblica su un social-network o su un blog.
Un discorso analogo lo si può fare anche per i pettegolezzi.
Molto spesso non si assumono le persone in base al classico "sentito dire" sul conto della persona che ha fatto richiesta di assunzione.
Le parole possono uccidere.
Cordiali saluti.
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