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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

Il mio libro sul Covid

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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sabato 7 marzo 2020

Una Quaresima in quarantena ed un rischio della fine della coesione sociale

Sul sito di Alleanza Cattolica, vi è un articolo intitolato "Una Quaresima apocalittica e surreale".
L'articolo è di Stefano Chiappalone.
Ne riporto questo stralcio:

"L’anticipato “Venerdì santo” causato dalla sospensione delle Messe per prevenire i contagi da coronavirus richiama alla mente un evento e un luogo, entrambi icone di eloquenza tragica e muta. L’evento è la solenne Messa pontificale celebrata nel 1949 tra le rovine della cattedrale di Nagasaki, primizia di una rifioritura dopo la devastazione della bomba atomica. Il luogo è l’abbazia di San Galgano a Chiusdino, in provincia di Siena, progressivamente decaduta e scoperchiata dal lungo declino. La prima, per così dire, morta sul colpo; la seconda a seguito di lenta agonia. Ma soprattutto: la prima uccisa da un nemico esterno, e infatti ricostruita; la seconda dall’interno, dall’abbandono, che l’ha resa un rudere enorme, suggestivo, ma pur sempre vuoto.

Se la Quaresima del 2020 somiglia a un’Apocalisse, essa richiama tuttavia San Galgano ben più che Nagasaki. Benché il panico generalizzato contribuisca non poco a considerarla apocalittica nell’accezione più comune e catastrofica, il termine va inteso piuttosto come «rivelazione»: tale è infatti l’autentico significato della parola greca che dà il nome all’ultimo libro delle Sacre Scritture, non a caso mantenuto dagli anglofoni, che non lo chiamano «Apocalypse», bensì Book of Revelation, il «Libro della Rivelazione». E tale è l’icona che più colpisce in questi giorni di interdetto forzato dei riti liturgici: gli altari vuoti, che, al momento in cui scrivo, non si sa quando torneranno a essere pubblicamente officiati, e, a dirla tutta, neanche se, torneranno a esserlo, poiché la fine dei secoli potrebbe avvenire anche domani".

Io vivo a Roncoferraro, in Provincia di Mantova, una provincia di quella Lombardia che oggi è chiusa per colpa del Coronavirus.
Infatti, stando alle ultime notizie,  noi che stiamo qui in Lombardia non possiamo uscire né chi sta fuori può entrare, a meno che non ci siano motivi di lavoro o vere e proprie necessità. 
Per me, vedere la chiesa del mio paese vuota e non potere presenziare alla messa è uno scempio.
Ora, la speranza è che questa emergenza passi alla svelta e che si possa tornare a vivere come una comunità.
Il timore è che ciò sia ancora lontano.
La comunità cattolica (e non solo) rischia di sfaldarsi.
Ora, va bene vedere un prete che legge il Vangelo in un canale YouTube o in televisione ed ascoltare le sue parole.
Per fortuna, c'è la rete.
Va bene anche la preghiera. 
Però, la messa è anche il ricevere il corpo ed il sangue di Cristo nell'Eucaristia.
Per noi cattolici, a differenza di quanto accade nel protestantesimo,  la messa non è solo l'ascolto della Parola ma è anche il ricevere il corpo ed il sangue di Cristo di Cristo.
Quindi, la nostra fede è azzoppata.
Il rischio è che questo morbo possa diventare il pretesto per fare allontanare la gente dalla Chiesa, favorendo la scristianizzazione.
Ora, l'articolo cita la storia dell'abbazia di Chiusdino, che si trova in Toscana e che oggi è un insieme di ruderi.
L'abbazia in questione risale al Medio Evo, un periodo in cui vi era un senso dell'essere cristiani che era diverso rispetto a ciò che è oggi.
Nel Medio Evo c'era un maggiore senso della comunità mentre oggi vi è maggiore individualismo.
Il rischio è il dovere assistere alla distruzione della comunità.
Questo ha anche un risvolto laico, nella vita di tutti i giorni.
Infatti, il non potere andare a messa o il non potere fare tante altre cose che fino a ieri si facevano rischia di mettere in discussione la coesione della nostra  società e  la nostra stessa identità di popolo.



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Ringrazio l'amico Morris Sonnino di questa immagine presa dalla pagina Facebook di Fratelli d'Italia.