Il premier Giuseppe Conte si è paragonato a Winston Churchill.
Peccato per lui che non sia neppure un discendente di un lontano cugino del noto statista inglese.
Lo sta dimostrando con i fatti.
Infatti, prima dell'arrivo del Coronavirus qui in Italia, egli ha preferito fare certe campagne contro un razzismo che non c'era.
Poi, quando il virus è arrivato, ha dato la colpa alle regioni ed ai medici.
Oggi, ha bloccato il Paese e ha creato uno Stato che di fatto limita le libertà individuali ma non prende altre misure importanti.
Per esempio, la regione Lombardia chiede di potere allestire un ospedale nella Fiera di Milano.
Roma continua a mettersi di traverso, tra l'azione di una burocrazia elefantiaca e la scarsa volontà di opporsi ad essa.
Il presidente americano Donald Trump, invece, ha dichiarato lo Stato di emergenza e l'ha fatto implementando delle misure intelligenti.
La prima è il blocco degli spostamenti da e per l'Europa.
La seconda è il taglio della burocrazia con un potenziamento della sanità.
In pratica, ha scelto di fare mangiare meno qualche burocrate e di favorire le cure per più persone.
Inoltre, ha istituito un tavolo con tutti coloro che concorrono nell'azione di contrasto al Coronavirus.
Non ha creato allarmismo, tanto che dopo il suo discorso alla nazione Wall Street ha risposto alla grande.
Questo è essere statisti.
Un vero statista opera con coscienza e pondera ogni decisione, ascoltando le persone giuste.
Di sicuro, se al governo avessimo avuto una persona come Trump non ci sarebbe stata quella fuga di notizie riguardo alla bozza del DPCM di chiusura della Lombardia che tanto panico ha scatenato.
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