Oramai, nessuno con un po' di buonsenso crede alla balla secondo la quale il premier britannico Boris Johnson avrebbe detto che "i britannici dovranno abituarsi a vedere i loro cari morire".
Questa è una fake news.
Su "Atlantico Quotidiano", vi è un articolo di Marco Faraci che è intitolato "Le falle dello “Stato di polizia anti-virale” in Italia e l’alternativa britannica".
Ne riporto questo stralcio:
"L’esempio più conclamato di scelta di una linea alternativa a quella del nostro Paese è quello britannico. Il primo ministro Boris Johnson non fa mistero di ritenere il contagio quasi-universale della popolazione come l’unico scenario possibile per uscire dalla crisi – uno scenario da dilazionare in qualche misura nei tempi, ma inevitabile nell’esito.
La posizione di Johnson sta generando orrore e scandalo nei media italiani che la liquidano come una pericolosa follia – naturalmente aggiungendoci l’immancabile “character assassination” che accompagna ogni posizione assunta dall’attuale premier britannico.
In realtà, che la strategia adottata dal Governo Conte rappresenti la migliore possibile e la naturale “stella polare” per tutti i Paesi che seguiranno è qualcosa ancora tutto da dimostrare. Anzi, c’è qualche buona ragione per ritenere che la strategia italiana presenti un certo numero di falle e sia in gran parte reticente rispetto a questioni fondamentali di medio-lungo periodo.
E c’è qualche buona ragione per pensare che l’approccio britannico possa essere preferibile, sotto vari aspetti allo “Stato di polizia anti-virale” instaurato un Italia.
È bene precisare che questa posizione non nasce da una sottovalutazione dell’entità del problema e del potenziale di letalità del contagio: non c’è più nessuno in giro che pensi che questa sia solo un’influenza. E nemmeno nasce da considerazioni di “libertarismo ideologico”. Non si tratta di aggrapparsi a principi astratti di laissez-faire per sostenere che tutto si risolverà da sé o che ogni intervento “per via politica” sia ipso facto irrilevante se non controproducente.
La possibile validità dell’alternativa britannica nasce, piuttosto, da una valutazione pragmatica e a freddo delle informazioni di cui siamo in possesso in questo momento. Certamente, in una prima fase, quando il virus poteva apparire confinabile in un’area limitata, una strategia di contenimento non solo aveva senso, ma anzi avrebbe dovuto essere implementata con metodi, anche coercitivi, più rigorosi di quelli che sono stati effettivamente messi in atto.
Tuttavia, nel momento in cui si è perso traccia della catena del contagio e persone positive hanno cominciato a diffondere il virus ovunque nella penisola, la possibilità di un efficace confinamento dell’epidemia è in gran parte sfumata. I numeri assoluti del contagio e, più ancora, la sua distribuzione ormai diffusa hanno irrimediabilmente cambiato i termini del “trade-off”, accrescendo sempre più il costo delle azioni di contenimento rispetto agli effettivi benefici".
La posizione di Johnson sta generando orrore e scandalo nei media italiani che la liquidano come una pericolosa follia – naturalmente aggiungendoci l’immancabile “character assassination” che accompagna ogni posizione assunta dall’attuale premier britannico.
In realtà, che la strategia adottata dal Governo Conte rappresenti la migliore possibile e la naturale “stella polare” per tutti i Paesi che seguiranno è qualcosa ancora tutto da dimostrare. Anzi, c’è qualche buona ragione per ritenere che la strategia italiana presenti un certo numero di falle e sia in gran parte reticente rispetto a questioni fondamentali di medio-lungo periodo.
E c’è qualche buona ragione per pensare che l’approccio britannico possa essere preferibile, sotto vari aspetti allo “Stato di polizia anti-virale” instaurato un Italia.
È bene precisare che questa posizione non nasce da una sottovalutazione dell’entità del problema e del potenziale di letalità del contagio: non c’è più nessuno in giro che pensi che questa sia solo un’influenza. E nemmeno nasce da considerazioni di “libertarismo ideologico”. Non si tratta di aggrapparsi a principi astratti di laissez-faire per sostenere che tutto si risolverà da sé o che ogni intervento “per via politica” sia ipso facto irrilevante se non controproducente.
La possibile validità dell’alternativa britannica nasce, piuttosto, da una valutazione pragmatica e a freddo delle informazioni di cui siamo in possesso in questo momento. Certamente, in una prima fase, quando il virus poteva apparire confinabile in un’area limitata, una strategia di contenimento non solo aveva senso, ma anzi avrebbe dovuto essere implementata con metodi, anche coercitivi, più rigorosi di quelli che sono stati effettivamente messi in atto.
Tuttavia, nel momento in cui si è perso traccia della catena del contagio e persone positive hanno cominciato a diffondere il virus ovunque nella penisola, la possibilità di un efficace confinamento dell’epidemia è in gran parte sfumata. I numeri assoluti del contagio e, più ancora, la sua distribuzione ormai diffusa hanno irrimediabilmente cambiato i termini del “trade-off”, accrescendo sempre più il costo delle azioni di contenimento rispetto agli effettivi benefici".
Johnson non ha mai detto che i britannici debbano abituarsi a vedere i loro cari morire ma ha detto che i britannici dovranno vedere molti dei loro cari morire.
Si tratta di una frase veritiera.
Di Coronavirus si può guarire ma si può anche morire.
Questo è un dato di fatto.
Dunque, non si capisce questo astio contro Johnson.
Semmai, qui si pone una questione diversa.
Qui vi è da fare una scelta tra il modello cinese, che prevede la limitazione delle libertà, comprese quelle individuali, ed il modello occidentale, di stampo anglosassone.
Non è detto che la scelta di Johnson paghi, come non è detto che quella del nostro premier Giuseppe Conte (che soffre di delirio di onnipotenza) possa portare a risultati concreti.
Servono i fatti.
Oggi, dicono che i contagi qui in Italia sembrino in flessione.
Ora, una persona ottimista può dire: "Bene".
Sia chiaro, l'ottimismo è una bella cosa.
Però, bisogna guardare i fatti.
I fatti dicono che i contagi ci sono ancora e che ne avremo per un bel po' di tempo.
Finché non ci sarà un vero vaccino o una vera cura, la situazione non sarà mai pienamente gestibile.
Che il nostro premier Giuseppe Conte (detto Giuseppi Winston) soffra di delirio di onnipotenza è un dato di fatto.
Basti pensare all'ultima intervista, nella quale ha usato tante volte il pronome "io" .
Qui sotto, vi è un video di Daniele Capezzone che ne parla.
Il "decreto Cura Italia" è una sorta di "manovra abborracciata".
Infatti, esso non risolve il problema delle scadenze fiscali.
Ergo, le aziende si troveranno ad avere a che fare con una gragnola di tasse che strozzerà le imprese, specialmente qui al Nord, la parte dell'Italia più colpita da codesta epidemia.
Eppure, il mainstream italico (anzi, italiota) critica Johnson per quella frase estrapolata.
Johnson ha semplicemente proposto una strategia che potrebbe essere atta a "dilazionare" l'epidemia, in modo da non mettere subito sotto pressione il sistema sanitario britannico.
Quello che Giuseppi Winston avrebbe dovuto, prima che l'epidemia arrivasse qui nel nostro Paese, sarebbe stata una cosa molto basilare: chiudere le frontiere.
Questa tattica è stata applicata in Corea del Sud e ha funzionato.
Il Paese non vede più contagi.
Guarda caso, oggi, Francia e Germania hanno fatto ciò.
Invece, Conte ha fatto tutt'altro.
Ha fatto certe campagne contro un presunto "razzismo", che non è mai esistito.
Oggi, si paga il prezzo di ciò.
Dunque, certi signori del mainstream lascino stare Johnson.
Pensino a quello che c'è qui in Italia.
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