Noi dobbiamo le nostre libertà anche alla Chiesa

Riprendendo in parte le parole del professor Franco Barbero, il quale ha parlato dell'imperatore Federico II (26 dicembre 1194-13 dicembre 1250) su RAI 3, faccio una piccola riflessione.
Noi dobbiamo le nostre libertà ed i nostri diritti anche alla Chiesa.
Prendo come esempi certe realtà contemporanee ai Papi e agli imperatori del Medio Evo, come le realtà islamiche.
Nelle realtà islamiche non ci fu alcuna cesura tra potere temporale e potere spirituale.
Ergo, il califfo non aveva una figura come quella del Papa che gli si contrapponeva.
Invece, gli imperatori ed i re europei avevano questo contropotere (rappresentato dalla Chiesa) che si contrapponeva ad essi.
Dunque, un potere che si poneva come assoluto, in quanto legato direttamente al sacro, si contrapponeva a quello dei sovrani temporali.
Con il Concordato di Worms (che fu siglato nel 1122 da Papa Callisto II e dall'imperatore Enrico V di Franconia) si prefigurò la separazione tra potere civile e potere spirituale.
Con il declino del potere papale,  nei secoli successivi, i sovrani secolari cercarono di controllare le Chiese nazionali dei vari Stati ed il protestantesimo fu usato per fare ciò.
Basti pensare a ciò che fecero monarchi come il re di Svezia Gustavo I Vasa nel 1527 ed il re d'Inghilterra Enrico VIII nel 1534.
Solo con la pace di Vestfalia del 1648, la cesura tra Stato e religione fu confermata una volta per tutte.
Questo principio non poté essere messo in discussione né dai giurisdizionalismi del XVIII secolo, né dalla Rivoluzione Francese né dai totalitarismi del secolo scorso.
Dunque, noi Europei dobbiamo la nostra condizione anche all'esistenza della Chiesa cattolica.