"Avete presente quel video del nigeriano che picchia, senza motivo, un portantino nella sala d'aspetto di un ospedale? È successo a Roma, al Policlinico Umberto I.
Ebbene quel signore (si fa per dire) di nome Aluke Okecku è un pregiudicato per violenza sessuale, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni gravi.
Viene scarcerato il 31 maggio. Siccome ha un ordine di espulsione sulla testa, i carabinieri lo caricano su un'auto per accompagnarlo al Cpr, Centro per il rimpatrio.
Ma durante il tragitto, lui li aggredisce a morsi e pugni. Viene arrestato.
In cella fa il matto per tutta la notte. Al mattino lo portano in tribunale, processo per direttissima.
Nonostante le richieste del pubblico ministero, il giudice decide di scarcerarlo. Conferma l'arresto, ma dice che "la custodia cautelare non appare adeguata alle sue condizioni". Condizioni di chi?".
Troppo spesso, sembra che i giudici diano ragione ai colpevoli.
Evidentemente, il problema c'è.
Il problema ha un nome: politicizzazione.
Noi abbiamo dei magistrati che fanno politica.
L'intreccio tra politica e magistratura c'è.
Anche i recenti fatti lo dimostrano.
Noi abbiamo dei magistrati che puntano ad ingerirsi nella politica e lo fanno esponendo spesso la loro ideologia anche nel loro lavoro.
Il problema nasce da qui.
Quello di questi magistrati è un gioco che non va bene, poiché non crea fiducia nella giustizia.
Infatti, la giustizia deve avere una terzietà rispetto alla politica.
Quando manca la fiducia nella giustizia, il rischio che la gente si faccia giustizia da sola c'è.
Giordano (nella) foto ha fotografato bene la situazione.
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