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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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mercoledì 12 aprile 2017

Essere contro i matrimoni gay non significa essere omofobi

Cari amici ed amiche,

l'amico e collaboratore Angelo Fazio (al quale va ogni mio ringraziamento) ha commentato così l'articolo intitolato "La questione degli omosessuali":
"È un'analisi molto corretta ed equilibrata. Essere contro gli omosessuali come persone è un atteggiamento inaccettabile perché contro la dignità umana. Anzi, bisognerebbe fare di più contro quelle situazioni in cui realmente nel mondo di oggi, le persone omosessuali patiscono vessazioni, come succede nei paesi governati dalla legge islamica. il dibattito sui matrimoni omosessuali non solo ha l'effetto di promuovere un qualcosa che è palesemente contro-natura, ma anche quello (ultra-nefasto!) di sviare l'attenzione da quelli che realmente potremmo identificare come "diritti degli omosessuali violati". Essere contro i matrimoni omosessuali è un discorso, essere omofobi è ben altra cosa, ma oggi troppo spesso le persone osservano e studiano poco e vanno avanti per slogan o per semplificazioni insensate della realtà. Per quanto concerne il discorso del rischio connesso alla crescita dei ragazzi con genitori dello stesso sesso, il mio punto di riferimento in merito è un'analisi molto profonda del Gran Rabbino di Francia Gilles Bernheim. Queste parole sono state molto importanti per orientare la mia opinione su questo tema perché le trovo estremamente equilibrate. Descrivono abbastanza bene certe dinamiche senza promuovere minimamente discriminazioni verso nessuno. Devo dire che non avevo mai sentito un esponente cattolico fornire un'analisi così ben fatta. Ed è per questo che, alla scuola di teologia, l'ho portata all'attenzione del mio professore di bioetica. Lui è un diacono, e per giunta fratello di un vescovo di una diocesi della Sicilia occidentale. Ha molto apprezzato la cosa.".

Com'è noto, Angelo ha fatto la sua ricerca e ha trovato le parole del Gran Rabbino di Francia Gilles Bernheim:

"Non c’è alcun dubbio che persone omosessuali sono capaci di amare ed educare i bambini allo stesso modo degli eterosessuali ma il ruolo dei genitori non consiste unicamente nell’amore che possono dare ai loro figli, né nella educazione che possono fornire: il legame filiale è un vettore psichico che è fondante per il senso di identità del ragazzo. Tutto l’affetto di questo mondo non è sufficiente a produrre le condizioni psichiche che rispondono al bisogno del ragazzo di sapere da dove proviene. Il padre e la madre indicano al figli la sua genealogia, che gli è necessaria per posizionarsi nella catena delle generazioni e rapportarsi al resto del mondo".

Angelo ha poi trovato queste parole di Rupert Everett (nella foto) attore inglese ed omosessuale:

"Non riesco a pensare niente di peggio che essere cresciuto da due papà".

Ringrazio il buon Angelo degli spunti.
Ora, essere contro i matrimoni tra persone dello stesso sesso non significa essere omofobi.
Sappiamo tutti che il matrimonio omosessuale altro non è che il grimaldello con cui aprire la porta al business degli uteri in affitto e delle banche del seme e con cui favorire pratiche quantomeno discutibili del mondo della scienza, come l'eugenetica.
Ricollegandosi alle parole del rabbino Bernheim, pratiche simili sono eticamente molto discutibili e pericolose.
Fare scienza non significa giocare a fare Dio.
In pratica, in nome di un certo business, si vogliono fare mettere al mondo individui senza identità.
Quindi, dirsi contrari al matrimonio tra persone dello stesso sesso non significa essere contro gli omosessuali.
Se fosse così, una persona come Rupert Everett andrebbe contro sé stessa, visto che è omosessuale.
Invece, gli omosessuali vanno rispettati in quanto persone.
Io non so se mi sposerò e diventerò padre.
Come ho scritto nel mio articolo, se mio figlio (o mia figlia) mi dicesse di essere omosessuale, in un primo momento, mi dispiacerebbe, per il fatto che quel figlio (o quella figlia) non mi farebbe diventare nonno.
Poi, però, io me ne farei una ragione e continuerei a volere bene a quel figlio (o a quella figlia) e (di sicuro) non sarei tra quelli che dicono: "Meglio un figlio morto che gay!".
Del resto, per noi cattolici l'omosessualità è un peccato.
Però, il fatto di non essere omosessuale non mi rende meno peccatore di chi è omosessuale.
Quindi, nessuno pontifichi su nessuno.
Si pecca in pensieri, parole opere ed omissioni.
Noi non siamo come quelli dell'Isis che gettano gli omosessuali dai palazzi, poiché ritengono che il peccato sia un reato.
Se ogni persona dovesse essere punita in base ai peccati, ben pochi resterebbero in vita.
Se dovessi ricevere una sanzione penale per ogni peccato commesso, io dovrei essere all'ergastolo.
Quindi, cerchiamo di dare una giusta misura ad ogni cosa.
Cordiali saluti.


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Ringrazio un caro amico di questa foto.