prendo queste parole scritte su Facebook dall'amico e collaboratore Angelo Fazio:
"Per Natale ho voluto fare l'americano. Per Pasqua, invece, ho preferito fare l'inglese.Questo non suggerisce niente?
Ormai è chiaro che in questi ultimi anni mi sono avvicinato sempre più allo stile anglosassone, che considero formidabile.
Insomma, ormai mi considero a tutti gli effetti un italiano di ispirazione anglosassone.".
Anche per questo, io ed Angelo (che ringrazio) siamo amici.
Lo stesso identico discorso vale per Stephanie Caracciolo, anche lei molto "anglo-americana" nella cultura.
Con persone come loro mi trovo alla grande.
Siamo tutti "anglosassoni", figli della vecchia e solida cultura anglosassone e non della cultura relativista attuale.
Io apprezzo molto la cultura politica anglosassone (britannica, americana, canadese ed australiana) più di quanto apprezzi quella dell'Europa continentale.
La cultura politica dell'Europa continentale è figlia della sciagurata Rivoluzione francese del 1789, la quale imbarbarì il concetto di politica.
Con il pretesto di "fare partecipare il popolo con metodi rivoluzionari", si trasformò la politica in un mezzo con cui fare carriera e si diffusero idee che qualche secolo dopo portarono a delle vere e proprie tragedie.
Guarda caso, il nazismo ed il comunismo non si manifestarono in Inghilterra o negli USA ma in Paesi europei come Germania e Russia.
Invece, la cultura politica anglosassone ha una sua "nobiltà".
Grazie anche a personaggi come Edmund Burke (nell'immagine qui sopra, 1729-1797) la cultura anglosassone si sviluppò come una cultura democratica ma senza quelle porcherie demagogiche e fondate sull'odio sociale di cui prima ho parlato.
Per esempio, fu un inglese, il grande San Tommaso Moro (Saint Thomas More, 1478-1535) a fare capire che le ideologie comuniste sarebbero state fallimentari, con la sua opera intitolata "Utopia".
Dunque, cerchiamo di guardare bene le cose.
Cordiali saluti.
Nessun commento:
Posta un commento