in Turchia sta tornando l'islamismo di tipo ottomano.
Il presunto "golpe" (che in realtà potrebbe essere stato una messinscena di Erdogan per mettere un bavaglio alle opposizioni) ha inasprito la situazione.
Il fascino di Istanbul, città a cavallo tra Occidente e Oriente, la quale è vista come un ponte tra culture occidentali (come quelle greco-romana e giudaico-cristiana) e l'Islam, lungo la linea permeabile del Bosforo, subisce la minaccia di chi vorrebbe archiviare la tradizione laica di Ataturk per la conversione totale all'Islam. Fanno impressione le testimonianze di molte donne che raccontano una Turchia che cambia, e la conseguenza del tentato "golpe" (che, ripeto, potrebbe essere stato una messinscena voluta da Erdogan per tappare la bocca all'opposizione) è l'accelerazione verso una deriva integralista. Sarà pure che, come direbbero alcuni, la religione non c'entra ma è un fatto che all'avanzata dell'islamismo radicale si accompagni la compressione dei diritti delle donne.
"Da sabato vengo al lavoro con meno pelle in vista" ha dichiarato una donna al Corriere della sera. L'irrigimentazione patriarcale passa per l'autocensura. I "turchi bianchi", così vengono apostrofati i laici, sono guardati con sospetto, come se fossero dei traditori, e le donne che si ostinano a mostrarsi in pubblico con braccia e gambe scoperte violano il comune senso del pudore. Sono sempre più numerose le donne velate.
A dispetto della legislazione turca, avanzata in materia di parità di genere, la consuetudine islamista prende piede, e si impone anzitutto nelle strade, nei tribunali, nelle stazioni di polizia, nei locali della movida. "Da almeno quattro anni il governo spinge verso un conservatorismo sempre più marcato: la legge islamica si avvicina sempre di più" afferma l'avvocatessa Ceren Akkawa, attivista di "Mor çati", la prima organizzazione non governativa turca contro la violenza sulle donne.
Cosa dicono ora coloro che hanno tanto difeso Erdogan, parlando di "difesa della democrazia"?
Cordiali saluti.
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