In questo anno giubilare ci è stato rivolto un invito: aprire il nostro cuore all’annuncio della Misericordia per sperimentare l’Amore infinito di Dio, un cammino non sempre facile. Allora parliamo di Amore.
L’amore misericordioso è capace di essere colpito intimamente dalla sofferenza. Nell’anima di chi è misericordioso riecheggiano la disperazione, le richieste di aiuto e le implorazioni degli altri. Nel suo cuore le grida e la sofferenza trovano eco doloroso. Nel Getsemani, Gesù crollò sotto il peso del dolore umano. Portava su di sé i peccati di tutti gli uomini e il peccato è la sofferenza peggiore per l’anima. Essere colpiti dalla sofferenza degli altri è cosa che ci schiaccia.
L’amore misericordioso è disposto a entrare in unione con colui che soffre, l’altro diventa il mio io. E allora, al di là delle mie sofferenze, io mi trovo a soffrire per la persona amata. La partecipazione e la condivisione della sofferenza altrui, certamente, logora e procura un grande dolore in colui che ama. Ma, il dolore dell’altro apre tutte le brecce, rompe tutte le dighe del nostro cuore, come un fuoco che vi arde intorno.
L’amore misericordioso si dona tutta la vita nell’essere uno con chi soffre, in piena fedeltà. Fedeltà misericordiosa vuol dire consolare un sofferente, soffrire con lui. Quando accanto a me c’è una persona che mi ama, il mio dolore cessa di essere struggente. I gesti che può compiere chi ama sono quelli di guardare chi soffre, prendergli la mano, restargli vicino, essere presenza che conforta. Questo si chiama fedeltà. Tutto ciò esige pazienza, donazione di sé, amore imperturbabile e soprattutto, dolce umiltà. Perché è umile l’amore!
Liberamente tratto da un testo di “Cenacolo G.A.M.”
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