Il record. Teresa Gallico, una delle arrestate durante l’operazione “Cosa Mia” nel 2010. Nel processo d’appello è stata condannata a 17 anni e 5 mesi |
non ci si può credere!
Leggete l'articolo de "La Stampa" che è intitolato "Il giudice in ritardo non scrive la sentenza. I mafiosi tornano liberi".
Nel totale silenzio della politica e delle istituzioni (anche togate), dei professionisti e dei dilettanti dell’antimafia, la Calabria sprofonda in un baratro giudiziario. Solo negli ultimi giorni sono scivolati inosservati, come fossero normali, alcuni casi clamorosi (e scioccanti) di giustizia che non ha funzionato come avrebbe dovuto funzionare.
Così, vi è stata la scarcerazione di alcuni uomini della 'ndrangheta condannati nel processo di primo grado e in quello d'appello che (di fatto) sono stati salvati da un giudice che a 11 mesi dalla pronuncia della sentenza non ha ancora depositato le motivazioni; il ritardo di cinque anni con cui ricomincia un altro processo per mafia; l’agonia del processo ai caporali di Rosarno, scaturito sei anni e mezzo fa dalle testimonianze dei migranti e non ancora arrivato nemmeno alla sentenza di primo grado.
Morale della storia: questa gente ora torna libera.
Quando dico (e scrivo) che la mafia è tanto più forte quanto più deboli sono le istituzioni, io vengo attaccato ed accusato di "giustificare la mafia e la condotta mafiosa".
A fronte di situazioni come questa, che dicono questi "soloni"?
Ora, mi spiegate come si può dire di denunciare una persona che si macchia del reato di mafia se poi accade che per il ritardo di un giudice quest'ultima torna libera?
I "soloni" che tanto mi attaccano rispondano.
Cordiali saluti.
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