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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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venerdì 11 dicembre 2015

Le sette regole per difendere il risparmio

Cari amici ed amiche,

il quotidiano "Il Giornale" riporta le sette regole per salvare il risparmio.
Quello che è accaduto ai clienti di "Banca Etruria", "Banca Marche", "CariFerrara" e "CariChieti", i quali sono finiti nella rete del "Decreto salva-banche" emanato dal governo, è solo un assaggio di ciò che potrebbe accadere in futuro.
A gennaio, scatterà il nuovo meccanismo di risoluzione delle crisi bancarie che sposteranno gli oneri sui privati.
Queste sono e "sette regole" per salvare i risparmi:

"Cosa succede se si hanno più conti aperti in banche diverse? - Se il risparmiatore ha due o più conti aperti in banche diverse - nell'ipotesi improbabile di risoluzione per entrambi gli istituti - può contare sulla stessa soglia di protezione (ovvero 100 mila euro) per ciascun istituto di credito. Quindi: se ho conti su banche diverse e ciascun conto non supera i 100.000 euro posso stare tranquillo. Per questo conviene suddividere il proprio tesoretto in più salvadanai. Chi infine possiede un conto su una banca on line - stando alle regole del Fondo interbancario di tutela dei depositi - gode delle stesse tutele, se si tratta di prodotti offerti da uno degli istituti aderenti al Fitd. Che non copre, invece, i pronti contro termine. Si tratta dunque di una procedura assai complessa che toglie il peso dei salvataggi dalle spalle dei contribuenti ma lo sposta su quelle dei risparmiatori che pagheranno una parte del conto del fallimento. In ogni caso, i correntisti più facoltosi sono chiamati a contribuire solo in alcuni casi, dopo una serie di investitori tra cui azionisti e obbligazionisti.

Cosa succede a chi ha un conto sotto i 100 mila, ma altri soldi in fondi, azioni o Btp? - Per i libretti e i certificati di deposito valgono le stesse regole applicate ai conti correnti: nessun rischio fino a 100 mila euro. Il deposito titoli non è coinvolto nelle procedure di salvataggio mentre il bail in potrebbe interessare i singoli titoli detenuti all'interno di quello strumento, come le obbligazioni o le azioni della banca che chiede di aprire la cosiddetta procedura di risoluzione. Può dunque stare tranquillo chi possiede titoli depositati in una banca a rischio ma senza possedere azioni dell'istituto di cui è cliente: i titoli che sono solo conservarti nel deposito di una banca che fallisce non corrono rischi. In generale: il bail in non colpirà gli asset finanziari non emessi dalla banca in crisi (azioni, bond, Btp, Bot, fondi), l'oro o altri asset in deposito, assegni circolari fino a 100 mila euro, certificati di deposito nominativi fino a 100 mila euro.In generale l'obiettivo è di tutelare maggiormente i depositi delle persone fisiche e delle piccole e medie imprese. È comunque sempre consigliabile chiedere di essere aggiornati dalla banca sulle posizione aperte.

Cosa rischia chi ha un c/c sotto i 100 mila, ma ha anche una cassetta di sicurezza? - Un correntista che sul conto ha meno di 100 mila euro ma ha aperto anche una cassetta di sicurezza in una banca che rischia di fallire non deve preoccuparsi. Il contenuto delle cassette di sicurezza non è infatti coinvolto dalle procedure di salvataggio previste dalle nuove regole europee che scatteranno dal prossimo 1 gennaio. Il cliente potrà quindi andare in filiale e in qualsiasi momento recuperare (o solo controllare) i beni custoditi nella cassetta che possono essere sia gioielli, oro, denaro in contante o anche azioni. Senza che ci siano svalutazioni, a meno che i titoli non siano per esempio azioni o obbligazioni emesse dall'istituto di credito in questione. In generale sono escluse dal prelievo forzoso le passività derivanti dalla detenzione di beni della clientela in virtù di una relazione fiduciaria, come appunto il contenuto delle cassette di sicurezza. Non è un caso se, in vista delle prossime norme europee, anche nelle banche straniere sta crescendo il numero di persone che preferisce fare affidamento sui depositi extra bancari.

Cosa succede a chi ha firmato una polizza assicurativa e l'istituto collegato fa crac? - Ipotizziamo di avere sottoscritto una polizza assicurativa con una compagnia che fa parte di un gruppo bancario avviato al fallimento. Che succede? Niente. I titoli investiti in polizze assicurative sono al sicuro perché non rientrano fra quelli chiamati a ripianare le perdite della banca. E se invece un risparmiatore si ritrova con in portafoglio dei bond bancari piazzati all'interno di fondi di investimento, fondi pensione o polizze assicurative? Anche in questo caso non ci sono rischi perchè questi bond costituiscono una parte del prodotto di investimento e sono garantiti anche se, e quando, li gestisca una banca in procedura di risoluzione. Il soggetto coinvolto è infatti chi ha acquistato azioni o bondo di una banca che fa crac: nel caso di un fondo di investimento, ad esempio, sarebbe quest'ultimo a dover pagare il conto che poi verrebbe spostato successivamente sugli investitori che lo hanno sottoscritto ma solo in termini di rendimento o di valore delle quote.

Ecco la speciale «classifica» di chi rischia di più in caso di fallimento - Secondo l'ordine di priorità stabilito dalle norme Ue, in caso di «bail in» primi chiamati a pagare sono gli azionisti riducendo o azzerando il valore dei loro titoli. Poi toccherà a chi ha sottoscritto le «obbligazioni subordinate»: si tratta di una speciale categoria di bond il cui rimborso in caso di fallimento dell'emittente, ovvero della banca - avviene successivamente a quello dei creditori ordinari. Non devono quindi essere considerati strumenti di debito tradizionali, ma la loro natura li rende più simili al capitale proprio. Nella scala del «sacrificio» seguono i possessori di obbligazioni ordinarie e infine i correntisti. In quest'ultimo caso il rischio riguarda solo la liquidità superiore ai 100 mila euro detenuta sul conto corrente. E comunque anche i conti oltre questa soglia verrebbero coinvolti solo nel caso in cui il bail-in di tutti gli strumenti con un grado di protezione minore nella gerarchia fallimentare non bastasse a risanare la banca. In generale, ad azionisti e creditori sarà chiesto un contributo pari all'8% del passivo dell'istituto in crisi.

Tutte le categorie di clienti e investitori che sono certe di poter stare tranquille - Fuori dal rischio bail in ci sono i correntisti fino a 100 mila euro, i possessori di covered bond, ovvero le obbligazioni garantite che solitamente sono caratterizzate da un profilo di rischio basso per l'investitore, e i debiti verso dipendenti, fisco ed enti previdenziali e i fornitori. Fino al gennaio 2019, inoltre, riceveranno un trattamento di favore anche i detentori di bond non garantiti che, per tre anni, saranno equiparati ai correntisti. I depositi sono esclusi dal bail in, così come lo sono i conti deposito (anche vincolati), i libretti di risparmio, gli assegni circolari e i certificati di deposito nominativi, il tutto però fino a 100 mila euro per depositante. In generale, il consiglio degli esperti è quello di non affidare troppo denaro a un'unica banca e comunque restare all'interno della cosiddetta «fascia protetta» dei conti correnti con deposito non superiore ai 100 mila euro, che restano garantiti dallo Stato. Chi ha disponibilità maggiori può aprire più conti protetti in diverse banche oppure ricorrere ad altre forme di risparmio.

Cosa succede se ho più conti nella stessa banca? E nel caso di un conto cointestato? - Se il conto corrente è cointestato, l'importo massimo garantito sale a 200 mila euro. La garanzia, infatti, tutela la persona quindi copre 100 mila euro a correntista. Per esempio: un conto che presenta un saldo da 150 mila euro cointestato a due soggetti è escluso dal bail in. Per il correntista che ha invece più conti aperti nella stessa banca vale il saldo totale. Quindi se la somma totale supera i 100.000 euro la parte eccedente non è al riparo. Facciamo anche in questo caso un esempio per capire meglio: se ho tre conti correnti rispettivamente con 50 mila, 30 mila e 60 mila per un totale di 140 mila euro non sono al riparo. Quindi riassumendo: con due intestatari, la garanzia dovrebbe valere per entrambi i titolari (100 mila euro a testa), se nessuno dei due però ha altri conti nella stessa banca. Nell'ipotesi, invece, di un singolo titolare di più conti e se i conti sono nella stessa banca, la garanzia vale come se ci fosse un deposito unico (il totale è coperto fino al tetto complessivo di 100 mila euro)
.".

Riguardo al caso di "Banca Etruria" e del suicidio di Luigino D'Angelo, che si è visto privato dei suoi soldi proprio dalla banca toscana, io dico che qualcuno deve pagare.
Prima di tutto, ci si deve chiedere dov'erano la Consob e la Banca d'Italia, le quali avrebbero dovuto controllare.
Una Banca d'Italia che lavora così dovrebbe essere chiusa.
In secondo luogo, ricordo che l'Italia ha dato all'Unione Europea ben 63 miliardi di Euro per salvare le banche spagnole, greche, tedesche ed altre.
Questi soldi devono essere restituiti!
Per finire, la sinistra ha più volte attaccato il presidente Berlusconi per la questione del "conflitto d'interessi".
Però, ora non dice nulla del padre del ministro Maria Elena Boschi, che sarà pure una brava persona (non sta a me giudicare) ma che era anche vice-presidente proprio di "Banca Etruria".
Vi invito a leggere l'articolo scritto il 7 maggio scorso da Paola Lami su "Il Secolo d'Italia" che è intitolato "La Boschi: ora il conflitto di interessi. Fdi: si riferisce alla banca del padre?"
Mi sembra la classica idea dei "due pesi e due misure".
Cordiali saluti.



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Ringrazio un caro amico di questa foto.