Cari amici ed amiche.
Questa è la prima Lettera Enciclica di Papa Francesco.
Essa è intitolata "Lumen fidei".
L'enciclica esordisce in questo modo:
La fede è qualcosa che illumina la vita di chi crede.
Dalla fede nasce la stabilità.
Forse, non è stata tanto peregrina la scelta del Papa di mettere nel suo blasone il simbolo dell'Ordine dei Gesuiti, il Sole con l'acronimo IHS, ossia "Iesus Hominum Salvator".
Gesù Cristo è il Sole della nostra vita.
Senza la fede, gli uomini possono essere uniti solo dalla paura.
Queste sono le parole del Papa.
Avere fede significa avere fiducia di Dio e chi ha fiducia di Dio non può avere paura.
La storia ce lo insegna.
Nei regimi in cui si tolse Dio dalla vita pubblica, dalla Francia rivoluzionaria alla Germania nazista e ai Paesi comunisti la paura regnava.
Quando una società è unita dalla paura, non va avanti.
Invece, con la fede, la paura non ha ragione di esistere.
Anche il tema della famiglia è fondamentale.
Dal rapporto tra uomo e donna nasce la vita.
Così vi è il futuro di una società!
Questa enciclica è molto attuale.
La società di oggi (specie qui in Europa) è lontana da Dio.
Qui in Europa, le chiese si svuotano e si fanno leggi che scardinano il matrimonio e che negano il diritto alla vita.
Questa enciclica ci insegna a fidarci di Dio.
Termino, segnalandovi un testo dell'amico Filippo Giorgianni che è stato scritto sul sito sul sito del "Servizio di Formazione Teologica-SEFT".
Essa ha molte affinità con l'enciclica.
Trovo interessante la parte che recita:
"L’unico fine del cristiano è essere Santo nell’amore, cioè nel dono totale di sé e della propria santità a tutti gli altri. Dono che, nella sua bellezza e purezza, nella sua capacità anche percettibile di contagiare gli altri, può pure toccare nell’intimo le vite degli altri e (lentamente o velocemente) cambiarle, ma che non sempre riesce ad essere raggio di luce per le anime che lo ricevono, perché la conversione dipende sempre da due fattori: il più importante che è la potenza della Grazia (distribuita a tutti, in ogni momento, ma in modi diversi); e l’accettazione libera di questa Grazia divina da parte dell’uomo, sicché la santità che splende può lasciare attoniti e rapiti, o generare polemico rifiuto e infiniti cavilli. Il Santo è contagioso e, se non lo è, non è Santo. La vera domanda del cristiano non è quindi: “perché quella persona commette quel peccato?”, ma: “che cosa faccio io per lei? Quanto la amo concretamente ogni volta che mi vede? Quanto vede Cristo in me, affinché lei non lo commetta più?”.
Il cristiano è colui che si abbandona a Dio, proprio come si abbandonò Gesù Cristo.
Cordiali saluti.
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