The Liberty Bell of Italy, una voce per chi difende la libertà...dalla politica alla cultura...come i nostri amici americani, i quali ebbero occasione di udire la celebre campana di Philadelphia nel 1776, quando fu letta la celeberrima Dichiarazione di Indipendenza. Questa è una voce per chi crede nei migliori valori della nostra cultura.
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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino
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mercoledì 5 dicembre 2018
Nota di Vito Schepisi: "Giocarsi l’Italia per una mancia ai fannulloni"
Questa è la nota che l'amico Vito Schepisi ha condiviso con me:
"Prima dell'Europa erano state le istituzioni internazionali, i centro studi degli organismi economici italiani ed esteri, la Banca d'Italia, la BCE, i partiti di opposizione, gli uffici di statistiche, i giornali, gli economisti e la gente comune a sostenere che la manovra indicata nel DEF (Documento di Economia e Finanza) non sia quella che serve all'Italia.
È di queste ore una grande pressione di una parte importante del Paese, quella dell’impresa, perché questa manovra sia cambiata.
Tutte le organizzazioni di categoria che ruotano attorno ai centri di produzione della ricchezza in Italia, cioè le imprese, sostengono che le politiche del Governo e la manovra finanziaria per il 2019 costituiscano un freno per il Paese.
L'Italia ha bisogno di espansione economica. Per espandersi servono politiche di sviluppo, e lo Stato può fare tanto di più indirizzando le sue risorse verso le grandi opere strategiche, favorendo il sorgere di nuove imprese e spingendo verso la produzione e il lavoro.
Non solo. È l'idea di un'Italia che ritrovi la sua strada d’ingegno e capacità che può fare la differenza.
Il cambiamento non è un concetto filosofico a metà strada tra l’ideale e il possibile. Si realizza, invece, con azioni e atteggiamenti diversi rispetto al passato. Ad esempio lavorando per scelte strutturali che non servano alla propaganda e all’effimero, ma che introducano nuove opportunità e soluzioni alle difficoltà.
È un lavoro politico in cui la giustizia sia rapida, serena e uguale per tutti, in cui siano tutelati il lavoro e la famiglia, in cui la sicurezza sia alla base di un contratto ideale tra il popolo, le Istituzioni e i servizi dello Stato, che può creare quel clima di spontanea collaborazione in cui ciascuno, facendo la sua parte, sia utile a far risollevare il Paese.
È la nostra Italia quella in cui lo straniero è accolto se è in pericolo, se s’integra, s’impegna e lavora, quando c'è lavoro da offrire, ma è respinto se viene per avventura o per delinquere. È la nostra Italia quella in cui la violenza è intollerabile e la criminalità non la deve far franca. È la nostra Italia quella in cui assicurando l'uguaglianza dei punti di partenza, e senza lasciare indietro nessuno, il merito sia riconosciuto e incentivato. È il nostro Paese, infine, quello in cui la democrazia sia un confronto continuo senza pregiudizi, senza intolleranze e senza la prevalenza delle lobbies.
Il clima d’offesa e d’odio, inoltre, come la voglia dell'insulto e della volgarità, la reciproca delegittimazione, il clima di sospetto, la ricerca del conflitto, appaiono, invece, tutte le risultanti di scelte ideologiche in cui chi la pensa in modo diverso è un nemico da odiare. È una deriva, quella dell’odio, d'inciviltà che ci trasciniamo dai tempi dei pensieri forti del secolo scorso. E non ci porterà da nessuna parte di buono.
Chiedere di cambiare questa manovra, pertanto, e sedersi a discuterne, tenendo conto di tutto, eccetto la propaganda elettorale e la voglia d’apparire leali verso i propri elettori che hanno votato perché attratti dal miraggio di un vantaggio economico a discapito dell’Italia, non deve apparire come un segno di debolezza, ma di grande responsabilità.
Il reddito erogato per legge (reddito di cittadinanza) non può essere un’alternativa al lavoro o la parte fissa a carico della collettività di un’attività in nero, ma il compenso dignitoso di una prestazione lavorativa riconosciuta da contratti che prevedano diritti e doveri uguali per tutti. Tanto più se non ce lo possiamo permettere, perché il fallimento di questa manovra rischia d’innescare il fallimento del Paese.
È giusto giocarci il futuro per una mancia ai fannulloni?".
Ringrazio Vito.
Rispondo alla sua domanda posta alla fine della nota, affermando che non è giusto giocarsi il futuro per una mancia data a fannulloni e a gente che lavora in nero.
Il vero problema non è toccare il rapporto deficit-PIL ma è toccare il rapporto deficit-PIL per implementare politiche di assistenzialismo.
Se si toccasse il rapporto deficit-PIL per fare politiche di crescita in favore delle imprese, nessuno avrebbe nulla da dire.
Anzi, la cosa avrebbe largo consenso.
Per esempio, fare pagare meno i carburanti sarebbe una grande cosa.
Invece, si tocca il rapporto deficit-PIL per politiche di mero assistenzialismo.
Questo è il punto vero della questione ed è importante, tanto che anche nello stesso Governo lo si vuole modificare, come riporta l'"Huffington Post"
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Il peggio della politica continua ad essere presente
Ringrazio un caro amico di questa foto.
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