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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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lunedì 13 novembre 2017

Questa è la sconfitta di un Paese

La nostra Nazionale di calcio è fuori dai Mondiali di Russia che ci saranno l'anno prossimo.
La partita con la Svezia a San Siro è finita 0-0.
La squadra allenata da Gianpiero Ventura ha giocato con voglia ma è stata una partita giocata con poca lucidità.
La nostra Nazionale è fuori dai Mondiali. Questo è il verdetto.
Vi riporto uno stralcio de "Il Giornale" che commenta questa sconfitta:

"Non c'è neppure la voglia di maledire. C'è solo un silenzio incredulo, che scivola nella rassegnazione. Facce sconfitte, meste, il pianto di Buffon, con lo sguardo che punta il vuoto. È quello che siamo, gente a cui hanno strappato il futuro. No, non è certo questa l'apocalisse. Non lo è la maschera messa e poi buttata via di Bonucci, il quasi palo in mezza acrobazia di Florenzi, le sostituzioni confuse, sacramentare per i rigori non dati, quel tempo che scorre senza che accada nulla. Non lo è la sventura di un uomo seduto su una panchina troppo grande per lui. Chi se ne frega del calcio. Solo che il pallone è uno specchio. È un sfera che guardi e in cui ti riconosci. Vedi quello che sei, come paese, come individui, come qualcosa che assomiglia a un popolo. Te lo ricordi quel luglio del 1982? L'urlo di Tardelli al Bernabeu era un sentimento che passava di bocca in bocca come una liberazione, con la rabbia di chi voleva scacciare via angosce, piombo e paure, per sentirsi leggero, ottimista, per uscire fuori di casa senza scannarsi tra rossi e neri, senza ideologie, senza sangue, senza rivoluzioni. Te la ricordi l'estate del 2006? L'ultima prima di questa crisi senza orizzonti, quando in pochi avrebbero pensato che ci si può abituare a tutto: al terrore islamico e quotidiano, alla pensione da moribondi, ai figli senza lavoro, alle clausole di salvaguardia, allo spread da bar, a una vita da Facebook e a tirare a campare.

Adesso pensa alla prossima estate. Non c'è neppure quel mese ogni quattro anni che ti regala una scommessa, un'illusione, una cavolo di speranza, un segno del destino. L'oracolo del pallone, come il fondo del caffè, ti dice che non c'è riscossa, che il cielo è sempre più grigio, che da questi anni micragnosi non si esce neppure con un tiro sbilenco e fortunato oltre il novantesimo, non si esce in zona Cesarini, quando tutto sembra perduto e puoi solo appellarti al rocambolesco spirito italico. Questa volta non c'è uno stellone che ti salva, non c'è il genio improvviso, non c'è quell'abitudine a cavarsela che straluna i tedeschi e fa girare le palle ai francesi. Niente, neppure una magia sporca e di sponda. Solo il vuoto e la rassegnazione".


Sono d'accordo con queste parole.
Questa non è solo una sconfitta sportiva di una squadra di calcio (che ci può stare e che, paradossalmente, è anche il male minore) ma è anche la sconfitta di un Paese che non crede più in sé stesso e che preferisce vivere di mediocrità, pur di stare comodo, piuttosto che faticare un po' per farsi sentire.
La situazione della nostra Nazionale è lo specchio del nostro Paese, un Paese che merita di fallire per avere fatto troppi compromessi.
Possiamo anche dare la colpa a Ventura (il quale non è scevro da responsabilità in questo disastro) ma il problema è ben più profondo e deve essere analizzato.
Ha perso l'Italia...non solo del calcio.

1 commento:

  1. Ventura non è stato all'altezza. Lui dovrebbe dimettersi.
    Certo, il nostro calcio non è competitivo per vari motivi.
    Le grandi squadre, come Juventus, Milan ed altre, vogliono vincere subito e per fare ciò non aspettano che il ragazzino cresciuto nelle giovanili maturi ma prendono il grande campione affermato, anche se è straniero.
    Più si vince, più si guadagna.
    Questo, però, comporta una perdita dei nostri settori giovanili e del calcio stesso.

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Ringrazio un caro amico di questa foto.