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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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mercoledì 29 novembre 2017

Il caso delle "fake news", leggete queste parole de "La Nuova Bussola Quotidiana"

Ringrazio l'amica Francesca Padovese che mi ha segnalato un articolo de "La Nuova Bussola Quotidiana" che è intitolato "Fake news, anche i media vengono manipolati".
Riporto questo pezzo dell'articolo:

"È innegabile che la diffusione di alcune fake news possa produrre ritorni di natura politica o assecondare disegni di destabilizzazione o alimentare propaganda a senso unico. Non per questo, però, bisogna perdere di vista le manipolazioni che da decenni l’informazione tradizionale subisce nel nostro Paese. Nella carta stampata editori impuri continuano ad essere molto condizionati da interessi extraeditoriali, così come certe posizioni dominanti nel settore radiotelevisivo e una scarsa obiettività di molti programmi del servizio pubblico concorrono a determinare una situazione di squilibrio che almeno sulle generazioni adulte può certamente produrre alterazioni per quanto riguarda i processi di formazione del consenso.

Dunque, se la mancanza di pluralismo nei media tradizionali produce certamente distorsioni nelle dinamiche della rappresentanza politico-istituzionale, con sovraesposizione di soggetti non legittimati dal voto popolare e sistematico ridimensionamento/screditamento di forze nuove che puntano a modificare lo status quo, appare tutto da dimostrare il nesso tra diffusione anche virale di fake news e influenza sulle scelte elettorali dei cittadini. Anzi, una recente ricerca della Michigan State University tende a smentire quel legame, per una ragione molto semplice e anzi del tutto condivisibile. Grazie alle innumerevoli possibilità di verifica offerte dalla Rete, si può appurare con maggiore facilità la veridicità di una notizia reperita in internet, piuttosto che quella di una informazione diffusa dai canali tradizionali. Se sui social un post contenente un racconto inverosimile o paradossale viene condiviso in modo incontrollato, chi tiene davvero a conoscere la verità non potrà non cercare riscontri dei fatti oggetto di quel resoconto e navigare in siti con brand consolidati per accertare la loro attendibilità. On line, cioè, la stessa notizia può essere verificata attraverso una molteplicità di canali e in modo molto veloce.

Ecco perché appare strumentale la polemica di queste ore sulle fake news e alquanto bizzarra la proposta di costituzione di un osservatorio o addirittura di emanazione di una legge sulle fake news. È vero che la Germania ha prodotto una legge che prevede multe salate per gli over the top e i colossi della Rete che, a fronte di segnalazioni precise e argomentate, non rimuovono contenuti palesemente falsi. Una normativa simile si potrebbe fare anche in Italia, ma senza dimenticare che nel nostro Paese già esistono reati punibili come il procurato allarme, le truffe (anche in Rete) e la diffamazione. Facebook e altre multinazionali stanno intervenendo e si stanno autoriformando per potenziare la sicurezza degli utenti e ripulire la Rete da fake news, perché si rendono conto che, se l’ambiente virtuale perde credibilità, anche l’intero sistema si deteriora e i loro fatturati pubblicitari inevitabilmente scendono
.".

Pensiamo a quanto c'è qui in Italia.
Riguardo alla televisione, noi abbiamo una TV di Stato (che già di per sé non ci serve) che è di fatto monopolizzata da una sola parte politica, la parte che governa.
Ci sono giornali e siti che di fatto fungono da organi di partito.
In più, il nostro Paese è perennemente in campagna elettorale e spesso e volentieri il clima è più quello di uno scontro personale che non di una normale contesa politica.
Da qui, il rischio di fake news è sempre presente.
Servono dei provvedimenti seri.
Per esempio, la nostra TV di Stato, la Rai, è da privatizzare.
Serve anche una maggiore consapevolezza di chi legge le notizie in rete.
Chi legge le notizie deve verificare le fonti, prima di postarle sui social-network.


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