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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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domenica 8 ottobre 2017

Lu marchisi Fidiricu II a lu 'Nfernu/ Il marchese Federico II all'Inferno

Comu...cum Betsabea...David re...
ju, Fidirucu di Gonzaga,
di Mantua marchisi, mi fici...
cum Isabella...dû don Franciscu mugghieri!

Et sempri 'n chistu piccatu...
et mai 'n obedientia...duru...
comu sanza poenitentia...jìu...
d'idda maritatu l'omu ammazzai...
et pì chistu...cà cum la virga li jammi...
sempri mi manciunu...camora di morti...
dû ghiacciu granni accussì li xhiammi!

Italiano:

Come...con Betsabea...Davide re...
io, Federico di Gonzaga,
di Mantova marchese, mi feci...
con Isabella...del donno Francesco moglie!
E sempre in questo peccato...
e mai in obbedienza...duro...
come senza penitenza...andai...
d'ella maritato l'uomo ammazzai...
e per questo...che con la verga e le gambe..
sempre mi mangiano...ora di morte...
del ghiaccio grandi così le fiamme!


Questa poesia da me scritta (in maccheronico-siciliano ed in italiano) parla di una storia mantovana: la storia del marchese Federico II Gonzaga (17 maggio 1500-28 giugno 1540).
Nel 1531, il marchese in questione fu fatto sposare con Margherita Paleologa (11 agosto 1510-28 dicembre 1566), figlia del marchese di Monferrato Guglielmo IX (10 agosto 1486-1518).
Quella dei marchesi di Monferrato fu la famiglia che discese da quella imperiale dell'Impero Romano d'Oriente.
Grazie a questo matrimonio, nel 1533, Federico II divenne anche marchese di Monferrato, essendo morto l'ultimo marchese della casata dei Paleologi, Giovanni Giorgio 20 gennaio 1488-30 aprile 1533).
Tuttavia, questo suo matrimonio non fu felice.
Il marchese Federico II, infatti, era innamorato della sua amante, Isabella Boschetti (nata nel 1502 circa).
Questa passione fu intensa.
La cosa non passò inosservata alla suocera, Anna d'Alençon (30 ottobre 1492-9 ottobre 1562), che tentò di fare uccidere l'amante.
L'amante, però, era anche una donna sposata.
Suo marito era un tale Francesco Cauzzi Calvisano Gonzaga.
Ad un certo punto, il marchese andò fuori di testa.
Non poté accettare di dividere la donna da lui veramente amata con un altro uomo.
Un giorno, il marito dell'amante fu ucciso.
All'inizio si suppose che fosse stato un delitto politico.
In realtà, il delitto fu passionale.
La confessione fu rilasciata proprio da Federico II.

Nel Palazzo Te (da lui fatto costruire per mano di Giulio Romano tra il 1524 ed il 1534) vi è la loggia di Davide.
La loggia di Davide reca degli affreschi che narrano la storia biblica di re Davide che si innamorò di Betsabea e fece morire il marito di lei, Uria l'Ittita.
Dopo la morte del figlio ed il rimprovero del profeta Nathan, Davide fece penitenza. Da quello che oggi si può capire, marchese fece diversamente.
Per questo, nella mia poesia, io ho "mandato all'Inferno" il marchese.
L'ho "collocato" in una sorta di Inferno dantesco fatto con ghiaccio e fuoco.
Questo ossimoro è dovuto al fatto che anche il freddo possa bruciare.
Ho interpretato il ghiaccio come simbolo della mancanza di amore ed il fuoco come simbolo di passione o, in questo caso, la lussuria.
Non è un caso se ne nella poesia la fiamma bruci il pene (la verga) del marchese.










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Ringrazio un caro amico di questa foto.