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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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sabato 25 febbraio 2017

Si licenzia per obiezione di coscienza e non si licenziano i fannulloni

Cari amici ed amiche,

il caso degli assenteisti dell'Ospedale "Loreto Mare" di Napoli è stato davvero vergognoso.
I medici di quell'ospedale entravano, timbravano il cartellino e poi uscivano e si facevano i cavoli loro.
Questo è inaccettabile.
Lo dico anche da disoccupato.
Nel 2014, io avevo lavorato per il Comune di Roncoferraro con un voucher.
Un giorno, avevo il colon irritato ma, nonostante tutto,  io avevo lavorato lo stesso.
Non era certo il lavoro per cui mi ero diplomato ma io non mi ero mai tirato indietro.
Per questo motivo, sentire di questi medici che timbravano il cartellino e che poi se ne andavano per i fatti loro mi fa rabbia.
Il problema è che quello dell'ospedale napoletano non è l'unico caso.
Ci sono troppe strutture pubbliche in cui c'è gente che non lavora e (purtroppo) questi "furbetti" la fanno franca.
Infatti, come riporta "Il Giornale", la Corte di Cassazione boccia i licenziamenti.
Dell'articolo in questione, riporto questo stralcio:

"Tutto il resto sono chiacchiere, o semplici slogan. Ciò che invece la nuova normativa-Madia consente (teoricamente), con procedure più snelle, è la sospensione dal servizio del dipendente «infedele». Ripetiamo: sospensione, e non licenziamento. La differenza non è da poco. Per fare un esempio: la sospensione sta al licenziamento, come lo svenimento sta alla morte. E, di furbetti del cartellino «morti», se ne contano sulla dita di una mano. Per la maggior parte dei casi, invece, si tratta solo di semplici «svenuti» che la Cassazione tende a «rianimare» restituendogli onore, stipendi «indebitamente trattenuti» e, in alcune particolari circostanze, perfino riconoscendo loro i «danni morali e materiali».

È accaduto, nell'ultimo quinquennio, con un medico di una Asl di Roma; un ingegnere della motorizzazione civile di Napoli; un dipendente delle Ferrovie dello Stato di Bari; un funzionario del Genio Civile di Firenze e in decine di altri contenziosi che opponevano su fronti opposti le aziende (pubbliche o private, non fa differenza) e i presunti furbetti nella loro ampia gamma tipologica (dagli assenteisti ai pluritimbratori di badge; dai malati immaginari ai falsificatori di note spese; dai violenti ai molestatori sessuali; dagli scansafatiche cronici ai ladri di materiale di cancelleria dell'ufficio). Per questi atti illegittimi la Suprema Corte ha tracciato, tramite pronunciamenti univoci e concordi, una giurisprudenza da ritenersi ormai consolidata. E cioè: «Il lavoro è bene primario che va tutelato in via prioritaria (...) una condotta infedele che abbia i caratteri della sporadicità non giustifica misure gravi e drastiche come quella del licenziamento».

Tradotto dal giuridichese: se un dipendente imbroglia o fa il bullo in maniera «non continuativa», può - anzi, deve - rimanere al suo posto. Gli ermellini si mostrano possibilisti rispetto a sanzioni disciplinari come «lettera di richiamo», «censura», «ammonizione» e non escludono neppure «trasferimenti» e «cambi di mansioni»; ma il licenziamento, no: per essere sbattuto fuori, devi almeno uccidere il capufficio.
".

La cosa singolare, però, è il fatto che si possa licenziare o non assumere, per esempio, un medico non abortista che fa obiezione di coscienza o il medico contro l'eutanasia che non vuole praticare l'eutanasia (a prescindere dalla sua professionalità) e non il medico che entra in ospedale, timbra il badge e poi esce a fare lo chef in un albergo, com'è accaduto all'Ospedale "Loreto Mare".
Io penso che sia più grave timbrare il cartellino e non lavorare che non fare obiezione di coscienza.
Cordiali saluti.

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