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domenica 26 febbraio 2017

Angelo Fazio, Enrico Calamai, l'eroe italiano di Buenos Aires




Cari amici ed amiche,

ringrazio l'amico e collaboratore Angelo Fazio di questo suo video che parla di Enrico Calamai, l'eroe italiano che operò in Argentina:

Come sempre, Angelo (che ringrazio) mi offre anche il testo dell'articolo:

"Il mio quindicesimo video verte sulla vicenda di Enrico Calamai, un giovane diplomatico italiano che, nell'America latina degli anni ’70, dominata dalle barbare dittature militari, dandosi da fare con altruismo, coraggio e determinazione, riuscì a salvare centinaia di vite umane fra Santiago del Cile e Buenos Aires.
Andiamo per ordine. Calamai ad inizio anni ’70 viene mandato a Buenos Aires a fare il vice-console.
Nel 1973, a Santiago del Cile, avviene il cruento colpo di stato del generale Augusto Pinochet. Subito dopo, l’ambasciata italiana si riempie di più di 400 rifugiati che chiedono asilo politico. L’Italia non intende concedere loro nulla.
Il nostro paese non ha riconosciuto il governo golpista di Pinochet e quindi il ventiseienne Calamai viene mandato da Buenos Aires a Santiago per trattare con il governo militare del Cile questa spinosa situazione. Con un po’ di strategia, il giovane vice-console riesce a salvare quelle vite. Un’esperienza che per Calamai si rivelerà molto preziosa.
Nel 1973, si tengono in Argentina delle elezioni democratiche dopo tanti anni, e sono vinte dal peronista Héctor Cámpora.
Poco dopo, il Generale Juan Domingo Perón torna trionfalmente nel paese dopo ben 18 anni di esilio e, dopo le dimissioni di Cámpora (che è soltanto un suo prestanome), viene rieletto per la terza volta alla presidenza dell’Argentina.
Il ritorno di Perón è visto favorevolmente da molti, ma non da tutti. Così il paese si spacca e si riacutizzano varie questioni sociali, con la conseguente emersione di movimenti di guerriglieri come i Montoneros. In questa situazione caotica, Perón muore improvvisamente e la presidenza passa alla moglie Isabel, sua vice. Siamo nel 1974.
Con il governo di Isabelita, le cose vanno peggiorando ed emerge la figura di José López Rega, che impone lo stato di polizia.
Il 24 marzo del 1976 è la volta del colpo di stato militare in Argentina. Il potere è preso da una giunta composta dai comandanti delle tre armi: il Generale Jorge Videla (capo di stato maggiore dell’esercito, che assume la presidenza) , il Generale Orlando Ramón Agosti (comandante generale dell’Aeronautica) e l’Ammiraglio Emilio Eduardo Massera (comandante generale della Marina e uomo di rara crudeltà ed efferatezza).
L’Argentina entra così nel periodo più difficile della sua storia che durerà fino al ‘83: proprio perché la giunta militare guidata da Videla ha scelto di agire in una maniera meno appariscente rispetto a quella del Cile, la sua spietatezza è più subdola e meschina.
Si ricorda dei desaparecidos. Si ricordano i tristemente famosi “voli della morte” (persone addormentate, caricate su aerei e poi gettate nel Rìo de la Plata o in mare) o di quei circa 500 bambini sottratti ai prigionieri uccisi e dati in affidamento a famiglie di militari (cresceranno fianco a fianco con i carnefici dei loro genitori!). Si parla di 30.000 persone uccise, un’intera generazione di argentini è cancellata!
Torniamo a Calamai.
All’indomani del colpo di stato, il comportamento del governo italiano è ancora una volta vergognoso.
Viste le dimensioni della comunità di emigrati italiani in Argentina, era inevitabile che in molti, dopo il colpo di stato, avrebbero chiesto aiuto alle autorità diplomatiche italiane. Ma proprio perché l’Italia non vuole aiutare nessuno, la nostra ambasciata di Buenos Aires viene dotata di fortificazioni.
Perché il nostro governo si comportò in questa maniera così poco onorevole? Perché molti dei nostri politici di allora condividevano con diversi membri del governo militare argentino l’appartenenza alla loggia massonica P2, che a quei tempi dominava.
La volontà di Calamai di salvare vite umane (e sostanzialmente, ripetere l’esperienza di Santiago) è però ferma e decisa. Mettendo a rischio la sua vita, in una Buenos Aires in preda al panico e piena pericoli e lavorando persino contro i suoi superiori, il giovane diplomatico riesce a creare una rete sotterranea di salvataggio che riuscirà a salvare centinaia di perseguitati (italiani e non).
A farne parte, fra gli altri, il sindacalista CGIL Filippo Di Benedetto e l’inviato del Corriere della Sera Gian Giacomo Foà, che si occupano di far arrivare le notizie in Italia in modo più o meno cifrato.
Nel 1977, Calamai è richiamato in Italia. La sua carriera in diplomazia, per sua stessa ammissione, non sarà per nulla brillante. Perché la sua azione di salvataggio svolta a Buenos Aires, ne aveva fatto un personaggio alquanto scomodo.
Da allora è divenuto un autentico ambasciatore di valori immensi e non ha mai posto fine al suo impegno contro i crimini perpetrati dalle dittature. Enrico Calamai è per noi una vera gloria nazionale!
Il contesto del mio video è quello di una Buenos Aires in cui si incontrano vari stati d’animo: malinconia, fantasmi di un passato mai sopito, ma anche atmosfere che si tingono di noir o di spy story. Senza nulla togliere all'assertività e all'energia che dovrebbero contraddistinguere ogni opera lodevole
".

Ringrazio Angelo.
Guardando questo video, mi viene in mente una riflessione: gli italiani diedero un grande contributo all'Argentina.
Oggi, l'Argentina vuole disconoscere ciò, arrivando anche ad abbattere le statue di Cristoforo Colombo.
Questa è una perdita della propria storia e quando un popolo perde la sua storia cessa di esistere.
Ricordo anche un'altra cosa: chi accusa San Giovanni Paolo II di avere appoggiato dittature come quella di Pinochet in Cile, dice una cosa falsa.
San Giovanni Paolo II fu un fervente anticomunista ma non approvò mai la dittatura cilena. Quello che accadde durante la visita del Papa in Cile (che avvenne nel 1987) fu semplicemente un inganno di Pinochet, il quale sfruttò l'occasione per farsi pubblicità.
Cordiali saluti.

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