ho trovato questo bel commento di un'amica su Facebook:
"Senza entrare nel merito della questione del povero ragazzo che ha deciso di porre fine alla sua esistenza, sono rimasta sgomenta dalla maggior parte dei commenti che ho letto.
In sintesi, il concetto che accomuna tutti è il seguente: la vita ci appartiene e dunque siamo liberi di disporne a nostro piacimento.
Se una cosa mi appartiene, HO POTERE SU DI ESSA. Se ho un patrimonio posso decidere di conservarlo, di fare beneficenza, di dilapidarlo.
Siamo sicuri di essere i Signori della vita?
Possiamo decidere di prolungare anche solo di un' ora il nostro passaggio terreno quando è arrivata la nostra ora?
Siamo in grado di resuscitare i morti?
Perfino i capelli del nostro capo sono contati.
Quando l' uomo si vuol fare Dio il suo operato ha un unico risultato: la morte.
UNO SOLO È IL SIGNORE DELLA VITA
BARUCH ATA' ADONAI ELOHEINU MELEKH HA OLAM".
A questo bel commento di questa mia amica, aggiungo una considerazione.
Secondo una certa sottocultura di oggi, la vita non ha valore.
Nell'eutanasia vi è un errore grave di fondo: il concetto secondo cui la vita è tale se è produttiva in termini economici o secondo certe logiche di certi movimenti, come il nazismo o il comunismo.
Inoltre, sempre secondo questa sottocultura, ogni uomo può disporre della vita.
Questo è il punto di questa sottocultura che pone la vita come una cosa di cui disporre.
Questa sottocultura è contraria al buonsenso.
Se passa questa sottocultura ed essa diventa pensiero comune, la vita viene svalutata.
Se questa sottocultura diventasse dominante ed io la seguissi, una bella mattina potrei alzarmi, andare a casa di una persona che mi sta antipatica ed ucciderla a sangue freddo.
Magari, potrei anche cavarmela e restare impunito perché una sottocultura del genere nega il diritto alla vita.
Quindi, se essa diventasse dominante anche la legge si adeguerebbe.
Noi non possiamo disporre della vita.
Quello che accadde nel secolo scorso non ci insegnò nulla?
Cordiali saluti.
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